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 2011  gennaio 18 Martedì calendario

ANTITRUST, EDITORI DA TUTELARE ONLINE

Gli impegni di Google sono sufficienti a far chiudere all’Antitrust l’istruttoria contro il motore di ricerca per abuso di posizione dominante. Ma il problemi degli editori in rete, o più in generale di chi produce contenuti informativi, non sono certo risolti. Troppo squilibrio fra i costi di produzione dei contenuti e il loro sfruttamento commerciale online.
Per questo l’Antitrust ha lanciato ieri alle istituzioni italiane un forte appello: il diritto d’autore attuale è ormai vecchio, dice sostanzialmente la comunicazione dell’Autorità per la tutela della concorrenza e del mercato, è necessario arrivare a nuove norme, che incoraggino collaborazione virtuosa fra chi i contenuti li produce e chi invece ne trae vantaggio a vario titolo, motori di ricerca in primis. Il rischio, in caso contrario è «che risulti compromesso il funzionamento efficiente dello stesso sistema».
Nella comunicazione spedita ieri, fra gli altri, ai presidenti di camera e senato, al presidente del consiglio e al ministro per lo sviluppo economico, l’Agcm guidata da Antonio Catricalà parla di una «generale criticità in ordine alla valorizzazione dell’attività degli operatori che producono contenuti editoriali online, ai quali non è riconosciuta un’adeguata remunerazione per lo sfruttamento economico delle proprie opere da parte di soggetti terzi».

Questo tipo di contenuti, una delle parti più appetibili dell’offerta del web per i navigatori, è utilizzato su internet da una «molteplicità di soggetti terzi», che li riproduce e rielabora in vario modo anche per fini di lucro, mentre gli editori non sono messi nella condizione di condividere il valore che essi stessi generano.

Se sull’assetto generale della rete non è pensabile intervenire, dice nella sostanza l’Antitrust, ma per lo meno si faccia qualcosa per ridare valore a chi investe nei contenuti.

Nonostante l’istruttoria su Google avviata ad agosto 2009 su denuncia della Fieg sia stata archiviata (nel tempo si era aggiunta anche la Fedoweb, la Federazione degli operatori web, nonché Matrix di Telecom Italia e l’Anso, associazione stampa web), l’Agcm riconosce che il problema per gli editori esiste e che a questo punto è il legislatore (anche arrivando alle sedi internazionali) che se ne deve occupare.

Gli impegni presi dal motore, comunque, sono rilevanti a livello internazionale (si veda ItaliaOggi del 15 maggio 2010). Riguardano, da una parte, la separazione dei software di ricerca e indicizzazione dei contenuti online (il crawler) fra il motore principale e Google News, in modo tale che ciascun editore possa decidere in maniera automatica se far comparire o meno le proprie notizie su News senza per questo compromettere il proprio posizionamento sul motore principale (prima era possibile soltanto contattando la società). Il secondo impegno riguarda invece AdSense, il sistema di affiliazione pubblicitaria con cui chi ha un sito web può visualizzare la pubblicità trasmessa da Google e per questo venire pagato a seconda dei click ricevuti. Ebbene, Google si è impegnato a mostrare nel pannello di controllo dell’utente la percentuale di revenue share prima riservata e di permettere che il proprietario del sito possa conteggiare i click ricevuti con software appositi, purché approvati dal motore. Entrambi gli impegni valgono per tre anni, durata decisa per l’evoluzione veloce della rete.

Il presidente della Fieg, Carlo Malinconico, ha espresso «apprezzamento per l’operato dell’Antitrust e fiducia nel sollecito intervento del legislatore», mentre Google ha sottolineato in una nota la propria collaborazione: «Siamo consapevoli che è sempre possibile apportare ulteriori miglioramenti al modo in cui svolgiamo le nostre attività».