Federico Rampini, la Repubblica 18/1/2011, 18 gennaio 2011
NEW YORK
Il genio che ha creato i sogni tecnologici dell´ultimo decennio sta di nuovo male, probabilmente molto male. Steve Jobs, fondatore e chief executive della Apple, deve farsi da parte per motivi di salute. Il titolo precipita in Borsa, affondato dall´interrogativo assillante: potrà sopravvivere Apple nel dopo-Jobs? La notizia-choc è arrivata ieri sotto forma di una e-mail ai dipendenti del gruppo, il cui quartier generale è a Cupertino nella Silicon Valley californiana. Come fosse un dipendente qualsiasi, Jobs informa di avere «chiesto e ottenuto dall´azienda un permesso malattia» perché ha bisogno di «concentrarsi sulla propria salute», senza fornire ulteriori dettagli.
E´ con ogni probabilità la seconda ricaduta nello stesso male. Nel 2004 l´imprenditore fu operato, con successo, per un cancro al pancreas. Nel 2009 dovette sottoporsi a un trapianto al fegato. In ognuna di quelle occasioni le sue assenze furono motivo di forte preoccupazione per il futuro di Apple. Questa volta forse con un´aggiunta di pessimismo. A differenza dal 2009, quando annunciò che sarebbe stato assente per sei mesi, nella e-mail di ieri Jobs non ha fatto previsioni sulla data del rientro. La conclusione del messaggio - «amo così tanto Apple e spero di tornare appena posso» - è sembrata particolarmente triste, molti hanno avuto un brutto presagio. L´ultima apparizione in pubblico di Jobs fu nel settembre 2010 a San Francisco in occasione del lancio di una nuova linea di iPod: era apparso nuovamente dimagrito. Di recente aveva smesso di andare al lavoro tutti i giorni, non pranzava più alla mensa aziendale, lo si vedeva al quartier generale di Cupertino uno o due giorni a settimana. Come nel 2009, il timone passa al chief operating officer (direttore generale) Tim Cook. 50 anni, "rubato" da Jobs alla Compaq, Cook assicura già di fatto la guida quotidiana dell´azienda. E´ uno specialista della "catena di rifornimenti" la cui efficienza è essenziale per il ciclo produttivo. Ma non ha certo la visione né il carisma del suo capo. Jobs è un personaggio unico, una vera leggenda della Silicon Valley, protagonista di una rinascita spettacolare per un marchio che dieci anni fa sembrava avviato a un declino irreversibile. Su di lui si sa molto poco rispetto ad altri capitani d´industria, per la sua ossessione della segretezza (che gli è valsa molte critiche anche per la scarsa trasparenza sui suoi problemi di salute). E´ stato detto tutto il bene e tutto il male di lui: è un accentratore, un despota, un autoritario, forse anche un egocentrico che si è attribuito meriti di tanti suoi collaboratori. Ma è anche un genio della comunicazione e del marketing, senza la "magìa" delle sue presentazioni al pubblico non esisterebbero fenomeni come iPod, iPhone, iPad: ciascuno di questi gadget ha "reinventato" funzioni già esistenti e si è conquistato uno spazio enorme nella vita quotidiana dei consumatori nel corso dell´ultimo decennio.
Grazie a Jobs la Apple l´anno scorso ha scavalcato Microsoft diventando con oltre 320 miliardi di capitalizzazione la prima azienda hi-tech del mondo, e il secondo peso massimo sul listino più rappresentativo della Borsa Usa, lo Standard&Poor´s 500. Da sola Apple pesa il 21% di tutto l´indice Nasdaq. Quando la rivista finanziaria Barron´s ha provato a calcolare quanta parte di quel valore sia "incorporato" in Steve Jobs, è arrivata a 25 miliardi di dollari. Lui però si fa pagare un dollaro simbolico all´anno: l´etica industriale della Silicon Valley resta ad anni-luce di distanza da quella dei banchieri di Wall Street. Ieri le Borse hanno confermato quanto possa essere dannosa la partenza di Jobs. Dall´Europa all´Asia (New York era chiusa per il Martin Luther King Day), subito dopo l´annuncio il titolo ha perso dal 6% al 10%. Dovrebbe rialzare la testa nei prossimi giorni perché l´annuncio di Jobs è stato fatto, non a caso, alla vigilia della presentazione di risultati trimestrali che si prevedono molto positivi. E da qui alla fine dell´anno una sfilza di lanci - iPad 2, iPhone 5, Mac Os X "Lion" - dovrebbero l´azienda in pista. I dubbi riguardano il futuro più distante. La figura di Jobs non s´identifica con questo o quel prodotto, ma nella sua capacità di tenere costantemente sotto pressione le squadre di creativi per estrarne il massimo delle innovazioni; e poi "far sognare il mondo" con l´abile dosaggio di segreto, attesa spasmodica, infine lancio spettacolare affidato allo "one man show" del capo.