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 2011  gennaio 18 Martedì calendario

ROMA - Hanno comprato un bimbo di 5 mesi per 25 mila euro, "prenotandolo", sembra, prima del parto. Agli arresti domiciliari sono finiti in sei: la madre del piccolo (una ragazza ucraina di 22 anni a cui sono andati solo pochi spiccioli), una coppia di russi che si sono assunti un ruolo di intermediari, un avvocato di Santa Maria Capua Vetere che avrebbe tentato di rendere legale l´adozione e i due finti genitori

ROMA - Hanno comprato un bimbo di 5 mesi per 25 mila euro, "prenotandolo", sembra, prima del parto. Agli arresti domiciliari sono finiti in sei: la madre del piccolo (una ragazza ucraina di 22 anni a cui sono andati solo pochi spiccioli), una coppia di russi che si sono assunti un ruolo di intermediari, un avvocato di Santa Maria Capua Vetere che avrebbe tentato di rendere legale l´adozione e i due finti genitori. Si tratta di un uomo di 45 anni e della moglie di 54, entrambi di etnia rom ma nati e residenti in Italia, che gestiscono un negozio di "compro oro" a Cervaro, vicino Frosinone. Le ordinanze di custodia sollecitate dal pm di Cassino Beatrice Siravo elencano i reati di soppressione di stato civile di minore e alterazione di stato: dai tre ai 10 anni di galera. Una storia inquietante, ricostruita dai carabinieri del colonnello Antonio Menga, che riporta agli anni 60 quando la compravendita dei bambini a famiglie abbienti era molto frequente in alcune regioni del Meridione. Il piccolo è ora ospite di una casa-famiglia nei pressi della capitale. I primi sospetti risalgono agli inizi di luglio quando i due finti genitori vanno da un pediatra a far visitare il "figlio", Gennaro che, come verrà accertato in seguito, non risulta all´anagrafe né in alcun documento ufficiale. Il medico, ovviamente, si insospettisce: la madre è troppo anziana per aver partorito pochi mesi prima e i tratti somatici del neonato sono completamente diversi da quelli della coppia. I carabinieri del capitano Adolfo Grimaldi, pochi giorni più tardi, ricevono un esposto-denuncia e basta poco per capire che quel bambino, visto tante volte in carrozzina per le strade del paese, non può essere figlio della donna, visto che nessuno l´ha mai vista incinta Passa qualche tempo e i due scompaiono assieme al piccolo: verranno rintracciati nel giro di qualche giorno in un albergo di San Gregorio a Liri dove, a quanto sembra, si erano rifugiati per sfuggire alle insistenze e alle minacce dei due russi. Finalmente, tutta la vicenda viene alla luce. I due commercianti, che non possono avere figli, si erano rivolti alla coppia di stranieri che aveva promesso di "trovare" un bambino e aveva convocato in Italia la madre naturale del piccolo, una ragazza dal passato difficile, disposta a tutto per qualche migliaio di euro. Prezzo complessivo: 25 mila euro da pagare in tre tranche. I falsi genitori ne avevano già sborsati 15 mila ma, per versare anche gli ultimi 10 mila, aspettavano che l´adozione, con l´intercessione dell´avvocato campano, fosse regolarizzata: una trafila che avrebbe richiesto non meno di due anni. Nel frattempo, però, i due russi erano tornati spesso alla carica e pretendevano tutta la somma. Interrogati dai carabinieri, i due commercianti di Cervano hanno confessato tutto, disperati all´idea di perdere il piccolo. I due, quest´estate, erano già finiti agli arresti domiciliari, poi in carcere e successivamente di nuovo ai domiciliari. Nei giorni scorsi, il Gip del Tribunale di Cassino ha firmato le sei ordinanze di custodia per tutti i protagonisti della vicenda. Ancora da chiarire fino in fondo il ruolo dell´avvocato di Santa Maria Capua Vetere e il modo con cui il legale sarebbe riuscito a far ottenere ai due un´adozione ufficiale. Lo studio del professionista è stato perquisito dai carabinieri che stanno cercando di accertare se quello di Cervaro sia stato un caso isolato o se in passato il legale abbia avuto una parte anche in altre compravendite di bambini. Tutte da verificare anche eventuali complicità negli uffici amministrativi che avrebbero rilasciato i documenti. Nel frattempo Gennaro, su disposizione dei servizi sociali, resta affidato agli operatori della casa-famiglia. «L´unica consolazione è che è troppo piccolo per aver capito cosa gli è successo» è l´amaro commento di uno degli investigatori.