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 2011  gennaio 17 Lunedì calendario

I segreti di Parigi letti dalla metropolitana - Le star che scrivono un libro, che noia. Intanto perché di solito se lo fanno scrivere da altri, e poi perché sono autoagiografie modello «la mia vita, i miei successi», uffa uffa

I segreti di Parigi letti dalla metropolitana - Le star che scrivono un libro, che noia. Intanto perché di solito se lo fanno scrivere da altri, e poi perché sono autoagiografie modello «la mia vita, i miei successi», uffa uffa. L’eccezione che conferma la regola si chiama Lorant Deutsch, che è un buon attore, non una star, almeno per ora, e che soprattutto ha scritto un libro insolito dove non parla di sé ma di Parigi, raccontandone la storia «al ritmo del metro»: un secolo per ogni stazione, dal 52 avanti Cristo, quando Cesare parla di «Lutezia, oppidum dei Parisii, situato su un’isola della Senna» (stazione della Cité, il cuore della città) al XXI secolo (stazione della Défense, ovviamente). Titolo: Metronome . Fin qui, è solo una buona idea. Che, nella sorpresa generale, In Francia è diventata un clamoroso successo di vendite e un caso letterario: la prima versione del libro, uscita nell’agosto 2009, ha venduto 780 mila copie. La seconda, illustrata e più cara, altre 200 mila. Mal che vada, il milione sarà raggiunto fra poco. Un trionfo su tutta la linea, anzi su tutte le linee del metro. E dire che l’editore Lafont non credeva molto al libro: «All’inizio ne avevamo stampate poco più di 6 mila copie - spiega il direttore editoriale della maison, Pierre Fery -. A nessuno piaceva il titolo, lo trovavano troppo parigino, ci dicevano che non avrebbe interessato». Invece Deutsch, a soli 35 anni, ha già incassato lo status di celebrità letteraria. E non solo quella: France Soir gli ha fatto i conti in tasca e calcola che dovrebbero esserci entrati circa due milioni di euro di diritti d’autore. Abbastanza per assicurare un futuro tranquillo alla piccola Sissi (ogni riferimento all’Imperatrice d’Austria è puramente voluto), la bambina che Deutsch ha avuto da poche settimane da sua moglie, l’attrice Marie-Julie Baup. Del resto, questo Deutsch è un curioso personaggio. Figlio di un ebreo ungherese arrivato in Francia dopo la rivolta del ’56, è nato e cresciuto in provincia. Voleva fare il calciatore, poi si è innamorato della recitazione e di Parigi, dove si è trasferito a 14 anni: «I nomi delle stazioni del metro sono stati il mio primo contatto con la città». E’ diventato talmente parigino che da giovane nelle commedie faceva di solito il «gamin» di Parigi, il ragazzo dalla faccia sveglia e dalla risposta pronta. Intanto, coltivava una passione per la storia che ha portato anche a teatro (è stato Mozart nell’ Amadeus di Schaffer), in televisione (il giovane Sartre nel telefilm Les amants du Flore , con Anna Mouglalis come Simone de Beauvoir) e al cinema (Jean de La Fontaine, il celebre favolista). A teatro ha recitato anche insieme all’ex calciatore Eric Cantona. Si definisce cattolico, di sinistra e, a sorpresa, monarchico «ma democratico». Di certo è spiritoso: nato nel ’75, l’anno in cui in Francia fu legalizzato l’aborto, racconta che le sue prime parole furono: «Ho avuto paura!». Appassionato di storia in generale e di quella di Parigi in particolare, spiega di aver letto «cinque o seicento libri» sulla città che ama. E che, del resto, è femmina: «Quando guardate la mappa di Parigi - teorizza -, vi accorgete che l’Ile de la Cité è costruita come una culla, una specie di matrice all’interno della quale trovate la place Dauphine che è un triangolo, come un pube, una vulva, un sesso femminile». Deutsch esplora questa piacevole anatomia per ventuno stazioni e 379 pagine piene di aneddoti, pochi davvero sconosciuti, molti ben noti, tutti raccontati con brio. E con una sorta di stupefazione formato «lo sapevate che...». Si sa: questa città ne ha viste di cotte e di crude, e la storia, passeggiandoci, la si respira a ogni angolo di strada. Il difficile è raccontarla con leggerezza, come in questo incrocio fra una guida turistica, un manuale di storia e una raccolta di aneddoti, dove capita di ritrovare quel che resta di una cella della Bastiglia (che quando fu presa d’assalto era in realtà un carcere di lusso, dove i pochi prigionieri stavano molto meglio di chi voleva liberarli) nella cantina piena di bottiglie di un bistrot del boulevard Henri IV: stazione, naturalmente, Bastille. Mentre all’Eliseo (stazione Champs-Elysées-Clemenceau), veniamo a sapere, De Gaulle si trovava male perché le cucine erano lontanissime dalla sala da pranzo, quindi a tavola arrivava tutto freddo, Pompidou si sbarazzò del rococò Luigi XV perché voleva un arredamento moderno, la moglie di Giscard d’Estaing trovava il palazzo «troppo piccolo» per la numerosa prole, Mitterrand preferiva vivere a casa sua, Chirac invece amava appassionatamente il palazzo e Sarkozy ci ha sposato Carla Bruni, che peraltro ha fatto sapere che i giardini sono meno belli di quelli del castello di famiglia. Non è il primo presidente a sposarsi lì, peraltro: lo fece Gaston Doumergue nel ’31, dodici giorni prima della fine del mandato. E Deutsch tace misericordiosamente di quell’altro capo dello Stato, Félix Faure, che nel 1899 morì d’infarto per abuso di afrodisiaci mentre la sua amante, Marguerite Steinheil, moglie di un celebre pittore di battaglie sommerso di commissioni statali (bisognava pur tenerlo occupato...), gli praticava un «exercise de fellation». E così via. Adesso Deutsch si è messo gli occhiali, che fanno tanto scrittore, e si è rimesso all’opera: il seguito sarà una storia di Francia raccontata dai fiumi e dalle strade che l’attraversano. Resta un mistero perché il suo libro, il primo, sia stato un trionfo del genere. Certo, a questo popolo la Storia piace, purché sia la sua. Ma, come aveva capito Pierre Daninos, i francesi che si riempiono la bocca con la loro grande nazione, i loro grandi uomini, la loro grande missione nel mondo, alla fine desiderano poi soltanto un angolino con una mogliettina che cucinerà loro dei buoni piattini. La Storia va bene; le storielle vanno meglio. Mischiare alto e basso, le torri di Notre-Dame e i cunicoli della metro: eccola qui, la ricetta del successo.