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 2011  gennaio 17 Lunedì calendario

Dopo la rivoluzione serve un fisco più favorevole - La vittoria del sì a Mirafiori è una prima tappa di un movimento che viene dal basso, da un’area di addetti di 46 anni di età media, ge­neralmente con molti anni di la­voro, mediamente venti, nella fabbrica più blasonata d’Italia, Fiat Mirafiori, che a sua volta ha 75 anni di età

Dopo la rivoluzione serve un fisco più favorevole - La vittoria del sì a Mirafiori è una prima tappa di un movimento che viene dal basso, da un’area di addetti di 46 anni di età media, ge­neralmente con molti anni di la­voro, mediamente venti, nella fabbrica più blasonata d’Italia, Fiat Mirafiori, che a sua volta ha 75 anni di età. Una fabbrica che ha avuto negli anni passati e re­centi molte vicissitudini che han­no fatto teme­re per il posto di lavoro: basti dire che gran parte degli ad­detti sono tor­nati in fabbrica l’11 gennaio dopo tre setti­mane di cassa integrazione a zero ore e dopo molte altre ore di analoga cassa integrazione nei mesi precedenti. Il contratto com­porta più lavoro straordinario e notturno, meno assenze non giu­­stificate, una riduzione delle pau­s­e allo scopo di realizzare il massi­mo sfruttamento degli impianti, cioè il contratto aziendale di pro­duttività. Ha detto sì alla produtti­vità con maggior fatica, ma con più paga e più sicurezza del futuro, l a maggioranza si­lenziosa di questi lavoratori, che, con il tipo di contratto di lavoro vigente, han­no avuto poche esperienze positive e molte esperienze di cassa integrazione a retribuzione ridotta, a causa del fatto che il prodotto della loro fabbrica ave­va poco mercato, rispetto alla concor­renza, salvo quando c’è stata la droga degli eco incentivi. In Polonia e in Brasi­le Fiat auto invece va molto bene. E l’af­filiata Chrysler è uscita dalla crisi e sta riconquistando il mercato insieme a GM e Ford.Il capo dell’Uaw,il sindaca­to dell’auto Usa, Bob King, spiega che con i contratti di produttività impianti Chrysler che parevano fuori mercato sono risorti e che i lavoratori si impe­gnano perché aspirano a condizioni di vita di classe media. In Germania, in di­cembre, i lavoratori dell’auto, con con­­tratti come quello di Marchionne per Mirafiori, dovevano rinunciare alle fe­rie, perché la domanda delle auto che producono era in eccesso rispetto al­l’offerta. Le mezze età di Mirafiori, senza fanfa­re, senza bandiere politiche e senza dottrinarismi, pensando alla famiglia e alle rate da pagare, hanno iniziato la ri­voluzione silenziosa che ora serpegge­rà in tutta l’Italia, perché il problema che loro hanno vissuto e vivono è comu­ne a molte altre aziende industriali di medie e grandi dimensioni, con im­pianti costosi e domanda variabile, che, per essere competitive richiedono l’utilizzo notturno e gli orari straordina­ri nei periodi di domanda di punta. Ci sono molte altre fabbriche del settore auto, oltre a Mirafiori anche non Fiat, con problemi di questo genere, in Pie­monte e altrove, che hanno bisogno di valorizzare gli impianti. Lo stesso vale per la metallurgia, la cantieristica, per le industrie di elettrodomestici, il tessi­le, l’aeronautica, il ferrotranviario, le macchine agricole ed edilizie,l’idrauli­ca. La produttività del lavoro in Italia ne­gli ultimi 30 anni è cresciuta a una me­dia annua dell’ 1,2%,ma nell’ultimo de­cennio il suo valore è risultato negativo per lo 0,5%. Il solo settore che h a avu­to una produttività positiva è l’agricoltura. La decrescita della produttività h a compresso l e retri­buzioni. Quelle dell’operaio Fiat medio sono d i 1.500 euro, contro i 2mila di quello tedesco. Il nuovo contrattopuòcomportare 250 eu­ro medi mensili aggiuntivi lordi d i imposte. Ora s i impone una p o­litica tributaria che premi il lavo­ro notturno e straordinario e la produttività, rendendo più ampi i benefici finora connessi. Una ri­flessione va fatta anche per gli oneri contributivi per le ore ag­giuntive d i lavoro, che non genera­n o una maggiore pensione, essen­do questa commisurata all’età e alle mensilità di lavoro, non al monte ore effettivo. Con una poli­tica tributaria a favore del «sala­rio di produttività», il governo può stimolare la diffusione delle nuove formule di contratto, che comportano una maggior fatica e u n maggior impegno dei lavorato­ri, che rende di più all’azienda, m a anche all’economia naziona­le e quindi allo Stato, tramite u n Pil maggiore e una disoccupazio­n e minore. S e è vero che l e retribu­zioni sono basse, nell’industria, perché la produttività non è cre­sciuta, è anche vero che le dise­guaglianze nei redditi si sono ac­centuate, perché dove non opera la concorrenza internazionale i guadagni sono aumentati. E , per­tanto, bisogna porre i n agenda l a questione dell’alleggerimento del carico dell’Irpef sulle famiglie dei lavoratori a basso reddito. Non possiamo fare il passo più lungo della gamba: sarebbe peri­coloso. M a i l messaggio della rivo­luzione silenziosa di Mirafiori v a sostenuto anche con u n fisco più mite. Perché, come scriveva Ei­naudi i n u n libro sulle lotte del la­voro pubblicato negli anni Venti del secolo scorso, i l lavoro non v a concepito come un dovere in sé m a come uno sforzo che si fa per uno scopo, quello d i ricavarne u n frutto.