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 2011  gennaio 17 Lunedì calendario

L’INCREDIBILE FAMIGLIA MATTHEWS. ASSI DEL FOOTBALL DA 3 GENERAZIONI —

Se il prossimo 6 febbraio, alla fine del Superbowl, riuscirà a mettere le manone sul Vince Lombardi Trophy, la festa sarà molto speciale. Perché Clay Matthews III, il miglior difensore dei Green Bay Packers, eletto da Sporting News giocatore difensivo dell’anno, avrà al fianco a sostenerlo il fratello Kevin, centro dei Tennessee Titans, e alle spalle il nonno Clay Sr., il papà Clay Jr. e lo zio Bruce. Tre generazioni di Matthews che hanno giocato e giocano a football nella Nfl talmente bene da finire nella Hall of Fame (Bruce), ma che non hanno mai vinto il titolo. Non è certo l’unica dinastia familiare dello sport quella dei Matthews, ma considerata la disciplina scelta (durissima, tanto da essere definita: non uno sport ma una guerra nucleare che non ha vinti né vincitori ma soltanto sopravvissuti), la concorrenza, e tralasciando le qualità fisiche necessarie per diventare un professionista del football, si tratta sicuramente di soggetti particolari. Non bastasse, la storia ha ottime possibilità di andare avanti: Clay Jr. ha un secondo figlio, Casey, che gioca a Oregon e potrebbe passare tra i pro ad aprile mentre Bruce, oltre a Kevin, di figli ne ha altri tre: Jake, al secondo anno a Texas A&M, Mike, stella della sua high school, e Luke, che ha solo 11 anni ma secondo il papà, che fa l’allenatore, è il migliore di tutti. Anche Clay III ha un figlio, Brodie, di due mesi. «Cercheremo di dargli qualcosa di meglio che correre contro altri uomini per guadagnarsi da vivere» ha promesso il genitore che ha 24 anni, è alto 191 cm, pesa 130 chili, è alla seconda stagione con i Packers e, oltre che per i placcaggi devastanti, si fa notare sul campo per i lunghi capelli biondi che gli spuntano dal casco. Ma anche Brodie sembra destinato a seguire la tradizione di famiglia: quando è nato pesava 4 chili e 6 etti, esattamente come il bisnonno. Nessuno ha ancora studiato seriamente i Matthews, ma lo spirito estremamente competitivo lo hanno sicuramente ereditato dal capostipite, Clay Sr., il bisnonno di Brodie. Oggi è un tranquillo signore di 82 anni, ma di cose nella vita ne ha combinate parecchie. Alto 1,90 e pesante 100 kg, un superman per l’epoca, figlio di un allenatore di pugilato, Clay Sr. si dedicò alla boxe, alla lotta e ai tuffi prima di scegliere il football nel ’ 49. Dai Rams di Los Angeles passò ai 49ers di San Francisco («credo in cambio di un paio di scarpe usate» , ricorda) dove per anni fu titolare in linea d’attacco. Una buona carriera, interrotta per partecipare alla guerra di Corea, quando smise il casco per infilare l’elmetto di paracadutista dell’ 82 ª Aviotrasportata. Ritiratosi dal football si dedicò agli affari e anche in questo campo se la cavò egregiamente diventando direttore della Bell&Howell (fotocamere e fotocopiatrici). Nel frattempo, con la collaborazione della signora Daisy, mise al mondo cinque figli, due dei quali, i maggiori, diventarono giocatori di football professionisti. «Papà non ci raccontò mai del suo passato di atleta— ha raccontato Bruce all’Herald Tribune —, lo scoprimmo solo quando diventammo giocatori anche noi» . «Era un tipo molto in gamba — ricorda Clay Jr. —. Non ha mai discusso le nostre scelte, ci diceva solo: se decidete di fare una cosa, fatela meglio che potete e io sarò orgoglioso di voi, qualsiasi cosa succeda» . Di sicuro Clay Sr. è stato molto orgoglioso dei figli e adesso si gode le imprese del nipote che porta la gloriosa divisa giallo-verde dei Packers, la squadra di Vince Lombardi, quello che oltre a dare il nome al trofeo per i vincitori ha lasciato un segno profondissimo nel football e almeno una cinquantina di frasi passate alla storia (per esempio: «Se vincere non è importante, mi potete spiegare perché nello sport si tiene un punteggio?» ). Clay III non è stato il primo Matthews a giocare a football, ma potrebbe essere il primo a vincere il Superbowl, a Dallas, il prossimo il 6 febbraio. E sarà un bel problema per il linebacker di Green Bay trovare abbastanza biglietti, quel giorno, per far entrare nello stadio tutta la famiglia.
Domenico Calcagno