Renato Franco, Corriere della Sera 17/01/2011, 17 gennaio 2011
FREQUENZE PER TUTTI
Farà la fine del giradischi, del telefono a gettoni e della vhs. Ricordi dell’Italia che fu, in cui ben presto entrerà a buon diritto anche la tv analogica. Che scompare a pezzi, oggi un boccone, domani un altro, mangiata dal futuro, la tv digitale terrestre che si prende il Paese a brandelli. Tutto è cominciato, guarda un po’, dal «regno» di Sardegna nel 2008. Poi via via le altre regioni. In questo semestre — ma il calendario non è stato ancora ufficializzato — tocca a Liguria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia. A oggi, il segnale tv è diventato definitivamente digitale per 39 milioni di abitanti, la penetrazione a livello nazionale è superiore all’ 80%(80,6%): 19,9 milioni di famiglie posseggono almeno un decoder digitale terrestre nell’abitazione di residenza. Dai dati forniti da DGTVi (la Confindustria che raccoglie tutti i broadcaster che offrono servizi sul digitale terrestre) cresce l’apprezzamento della piattaforma (6,9/10 il giudizio sintetico), rimane alto e stabile il giudizio sulla multicanalità free (7/10). È una rivoluzione a tappe, ma non senza intoppi. Perché quando tutto funziona non si rimpiange la vecchia analogica, ma il passaggio non è indolore. Qualche criticità bisogna metterla in conto quando si completa lo «switch off» (spegnimento) ossia l’interruzione di tutti i segnali analogici e la contemporanea disponibilità delle reti digitali. I problemi? Difficoltà a risintonizzare i canali, segnale debole e blocco delle immagini, canali dissolti nell’etere. I maggiori disagi sono segnalati dagli anziani e da coloro che non hanno acquistato un nuovo televisore con decoder integrato ma hanno preferito utilizzare un decoder esterno (attenzione, ce ne vuole uno per ogni apparecchio in casa). Difficoltà riguardano anche le antenne, che in numerosi casi richiedono l’intervento di un antennista per il loro riposizionamento. Ma quando tutto si aggiusta, è un altro vedere. Nello spazio delle frequenze dove prima «entrava» un canale analogico, oggi è possibile trasmettere anche cinque o sei canali digitali e così si passa da 9 a 45 canali nazionali gratuiti (ma destinati ad aumentare). Se il risultato del dtt (Digital Terrestrial Television) è la multicanalità, l’effetto è una maggiore tematizzazione delle reti. Ecco allora i canali dedicati esclusivamente ai più giovani, quelli che propongono sport 24 ore su 24, quelli di sola informazione, oltre ai canali mini-generalisti che trasmettono due o più generi di intrattenimento come Rai4, Iris, La7d, La5 (con taglio femminile), Tv2000, Mediaset Extra (il meglio della programmazione di Canale 5, Italia 1 e Retequattro) e Cielo, il canale vetrina di Sky. Con la «nuova» tv migliora la qualità tecnica, perché il digitale terrestre consente anche le trasmissioni in alta definizione e offre la possibilità di aggiungere servizi interattivi come l’EPG, ovvero la guida elettronica ai programmi per navigare all’interno della programmazione offerta dai canali attraverso il telecomando e informarsi sui contenuti di ogni singolo programma trasmesso. Ci sono canali gratuiti (nazionali e locali) ma anche offerte a pagamento con Dahlia Tv (che però vive giorni di crisi e sarà messa in liquidazione) e Mediaset Premium. Perché è bello avere tante reti, ma i prodotti più appetiti (partite di calcio, film nuovi e serie tv in anteprima) non li regala nessuno.
Renato Franco