Raffaella Polato, Corriere della Sera 17/01/2011, 17 gennaio 2011
LA LUNGA MARCIA DELLA FABBRICA CHE OGGI NON RIAPRE I CANCELLI —
Via le telecamere, forse: oggi inquadrerebbero nebbia e nient’altro. E almeno questa pressione se la saranno scrollata di dosso. L’altra no. Che siano operai o impiegati o «capi» . In qualunque modo abbiano votato. Che ci credano, in un nuovo futuro per la «loro» fabbrica, o siano invece convinti che così si va solo a peggiorare e che tanto Mirafiori non l’avrebbero mai chiusa. La realtà che adesso riprende è uguale per tutti. Questa mattina i cancelli non riapriranno: cassa integrazione. Da domani a giovedì avanti con i tre turni pieni. Venerdì, dentro appena «quelli della Mito» . E soltanto chi le leggi degli stabilimenti, della produzione, del mercato dell’auto non le conosce può sorprendersi. Come: Sergio Marchionne promette di portar qui 280 mila Alfa e Jeep, pretende straordinari, chiede di lavorare il sabato, e intanto nemmeno il tempo di fare il referendum e già li rimette in Cig? Farli prima, quei modelli? E chi garantirà che avranno successo dopo? È il paradosso del mondo automotive. È il cataclisma lasciato dalla Grande Crisi. È la strategia— diversa da quella di altri costruttori — scelta da Lingotto per non limitarsi a tamponare le emorragie immediate: per sopravvivere, intanto, e scommettere di giocarsela poi tra i big veri, i protagonisti e non i comprimari, costruendo una strada che parte da Torino, passa da Detroit, ne fa un’unica «capitale gemella» , è di casa un po’dappertutto. E un po’dappertutto più forte. Certo, ora è solo uno scenario-promessa. Vero, Marchionne ha chiesto fiducia («In voi stessi e nella Fiat» ). E sì: chi non gliel’ha data, o è anche solo semplicemente scettico, non va per forza iscritto nell’elenco degli «accecati dall’ideologia» . Prendete un qualsiasi operaio di un qualsiasi turno che domani rientrerà a Mirafiori. Ha perso il conto di quanti giorni ha già fatto in «cassa» e di quanti altri ne farà. Ha perso il conto perché va avanti così, a singhiozzo, da due anni (e ce ne sarà ancora uno: esaurita la Cig ordinaria, col 14 febbraio scatterà la straordinaria). Fine 2008, il mondo sprofonda nella Grande Crisi. Da allora, non solo in Italia, poiché non si possono far macchine per i piazzali si lavora solo quando lo richiede un mercato ko. Arrivano gli eco-incentivi? Melfi, per dire, con la Punto, può trovarsi anche in picchi che richiedono straordinari. Ma Pomigliano, con le Alfa, è fuori: e sta chiusa per mesi e mesi e mesi. Gli aiuti finiscono (2009)? Si inchioda tutto di nuovo. Però Mirafiori, che nel 2004 era morta e poi risorta e ora agonizza di nuovo, lancia la Mito: e non basta a risollevarla, ma a spiegare perché almeno quelle linee lavorino un po’meno a singhiozzo sì. Il che porta dritto dritto all’accusa più frequente, per Marchionne: la Mito prima, la Giulietta (Cassino) adesso dimostrano che, se il Lingotto avesse investito in nuovi modelli, tutta questa Cig non ci sarebbe. E si citano i tedeschi o i francesi: loro, le quote di mercato le aumentano. Ma loro, è normalmente la risposta di Marchionne, intanto hanno avuto miliardi dai governi. E, aggiunge di solito, la Fiat ha fatto una scelta: in mercati che, prima e dopo la droga-incentivi, perdevano e perdono anche il 20%al mese, una tenuta o un guadagno di quote quale reale rapporto costi-benefici avrebbero prodotto? In un mondo che non abbondava di liquidità, «io ho preferito tenermi le munizioni per quando torneranno la normalità e poi la ripresa vera» . Cioè, dicono le previsioni, l’una a primavera, l’altra verso fine anno. Può essere, come vuole l’accusa, che in realtà il tutto servisse solo a mascherare il fatto che, impegnato anche nella partita Chrysler, Marchionne troppi soldi da investire qua non ne avesse (ma lui ribatte: la «vecchia» Fiat a ottobre aveva 13 miliardi di cash). Può essere che la strategia si riveli comunque sbagliata. Però la Panda a Pomigliano è stata calibrata su questi tempi. E il miliardo per Mirafiori comincerà a essere speso tra qualche mese: poi, avvio produzione a inizio 2012, concessionarie intorno all’estate. Solo lì si vedrà se le 250-280 mila Alfa e Jeep saranno una promessa realistica o visionaria. L’alternativa resta sempre quella fotografata con il 2010: 120 mila macchine, la Cig, l’agonia. Agonia vissuta in fabbrica, non fuori. Il che forse aiuta a capire perché, dentro, la sfida sia stata sofferta, soffertissima. Ma alla fine accettata.
Raffaella Polato