Mario Pirani, la Repubblica 17/1/2011, 17 gennaio 2011
L´OSSESSIVA RIPETIZIONE DEL LESSICO BERLUSCONIANO
Noto un intensificarsi di articoli e l´apparizione di libri dedicati alle trasformazioni del linguaggio. Non è un fenomeno nuovo ma tipico delle epoche di profondo mutamento politico e sociale. Non a caso Mussolini affermerà: "Le parole sono bellissima cosa, ma moschetti, mitragliatrici, navi, aeroplani e cannoni sono cose ancora più belle". Lo ricorda Enzo Golino nella riedizione aggiornata del suo bel saggio "Parola di duce. Il linguaggio totalitario del fascismo e del nazismo" (Bur Saggi 2010). Dedicato allo studio dell´articolazione del linguaggio l´autore approfondisce quello della politica, laddove mezzi di comunicazione di massa come la Tv, possono provocare nocivi mutamenti nelle regole della civile convivenza. Un altro saggio, davvero esemplare, è quello, da poco uscito, "Sulla lingua del tempo presente" (Einaudi ed.) di Gustavo Zagrebelsky . Pagine folgoranti sono dedicate al senso di "scendere in campo" e ad altre locuzioni del lessico berlusconiano con "largo uso di parole correnti con intenzioni nuove, e di trasposizioni in contesti nuovi di parole correnti", a somiglianza di quanto avvenne col fascismo e con il nazismo. Oggi come allora, "la ripetizione continua e ossessiva di medesimi stereotipi, i toni e i ritmi studiati ad arte potevano mutare il valore delle parole e trasformare pensieri e sentimenti individuali e sottoposti al vaglio della ragione in patrimonio comune, accettato passivamente e inconsciamente. L´ossessiva concentrazione su parole vecchie e la continua ripetizione... sono il segno di malattia degenerativa della vita pubblica che si esprime in questi casi in un linguaggio stereotipato e kitsch, proprio per questo largamente diffuso e bene accolto". Queste osservazioni mi hanno ricondotto a due esempi: l´uso dell´epiteto "tradimento" e "traditori" per criminalizzare le scelte politiche di Fini e dei suoi e le reiterate accuse formulate per delegittimare la magistratura. Mi sono procurato all´uopo i testi raccolti dal Csm nelle cosiddette "pratiche a tutela" di giudici e Pm esposti dal premier a pubblico ludibrio. Ne traggo un breve florilegio che va dall´invenzione dei "789 magistrati che si sarebbero occupati dei suoi processi", agli insulti singoli secondo cui gli emendamenti apportati al decreto sicurezza (18/6/2008) sarebbero applicabili anche "ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica", vedi "l´ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch´esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria". E ancora: in una delibera del 29/9 e del 3/10/2010 il Comitato di presidenza del Csm denuncia "le ennesime gravissime dichiarazioni rese dall´on. Berlusconi che minano la credibilità delle istituzioni e rischiano di delegittimare la magistratura tutta". Fra le frasi riportate alcune riguardano il processo Mills dove il premier afferma: "La cosa drammatica è che tre diversi collegi di primo, di secondo grado, l´Appello e di terzo grado, la Cassazione, hanno asseverato questa tesi (accusatoria, ndr) dimostrando quindi che c´è un accordo tra i giudici di sinistra per sovvertire il risultato delle elezioni. C´è un macigno sul nostro sistema democratico che è costituito da questa organizzazione interna. Dentro la magistratura ci sono delle forze che usano la giustizia a fini di lotta politica... posso citare cento esempi non solo su di me". Cento esempi, con il post scriptum dell´inchiesta in corso sull´affare Ruby, potrebbero, per contro, essere qui elencati per indicare come l´aggressione verbale del premier al fine di denigrare la giustizia nella percezione che tradizionalmente ne avevano i cittadini, laddove sia riuscita, abbia inquinato l´opinione pubblica e omologato la percezione di "giustizia", "magistratura", "pubblica accusa", "autonomia" e "indipendenza" a quella che alberga nell´animo del peggior populismo plebeo o, addirittura, nella psiche criminogena.