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 2011  gennaio 17 Lunedì calendario

LE PAROLE CHE ACCOMPAGNANO IL VIAGGIO - È

un dizionario sul passato che guarda anche al presente e al futuro. Un testo dove alle parole storiche come "Ellis Island", "miniera" e "Sacco e Vanzetti" sono affiancate quelle che l’attualità non la perdono mai: "ritorno", "caporalato", "cittadinanza", "rimesse", "seconda generazione". «Perché capire e ricordare quel che siamo stati ci serve a decifrare l’attualità nazionale per non perdere mai le nostre radici».

È, in sintesi, il senso del primo "Dizionario dell’emigrazione italiana 1861-2011 - Semantica di una storia tricolore", curato da Mina Cappussi, direttore del giornale online "Un mondo di italiani", e Tiziana Grassi, giornalista e ricercatrice.

L’opera è stata presentata alla Camera dei deputati a dicembre, ma verrà distribuita ufficialmente a partire da giugno, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Quando, dal ministero degli Esteri inizierà anche un giro di presentazioni attraverso i paesi a forte emigrazione italiana: Canada, Argentina, Australia, Belgio, Stati Uniti, Germania. «È un dizionario che mette insieme i tasselli della nostra memoria», sintetizza Mina Cappussi.

Emigrazione e immigrazione rappresentano il passato e il presente della Penisola. Anche se, stando all’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, il fenomeno migratorio italiano non è mai finito. Ad aprile 2010 erano oltre quattro milioni i connazionali iscritti al registro dei residenti all’estero. Quasi un milione in più rispetto al 2006. Alcuni di loro, poi, tornano. «Anche quelli che hanno lasciato l’Italia quarant’anni fa», racconta la Cappussi.

È un tema, quello del ritorno - o meglio: rientro - che tocca da vicino anche gli stranieri (oltre cinque milioni) che vivono e lavorano nel nostro Paese. Colpiti dalla crisi e senza una rete sociale, alcuni hanno deciso di tornare a casa, in attesa della ripresa. Come l’albanese Matilda («Niente cognome, per favore, mi vergognerei di fronte ai miei parenti»). «Io e mio marito abbiamo lavorato senza sosta per quasi undici anni – racconta la donna di 42 anni, da tredici nel Bresciano –. Abbiamo accettato stipendi vergognosi pur di rimanere in Italia a crescere i nostri tre figli. Ma adesso che entrambi abbiamo perso il lavoro non riusciamo a stare dietro alle bollette, all’affitto e alle spese di una normale famiglia. Torniamo in Albania, almeno per qualche mese».

C’è anche dell’altro. «Il mio ultimo bambino, Fabio, è nato sette anni fa in Italia – racconta Matilda –. Non sa una parola di albanese e conosce solo le città italiane. Come faccio adesso a spiegargli che quel mondo non ci sarà, se va bene, per qualche mese?». Sono i paradossi di una crisi: da un lato i genitori che tornano a casa. Dall’altro, i figli che lasciano casa. Diventando così degli emigrati.

Non sempre si torna in patria per problemi economici. Spiega la Cappussi che oggi molti italiani lo fanno «perché il legame affettivo con la terra natìa non si è mai perso». E lei, una giornalista di Bojano (provincia di Isernia) che dirige un giornale dedicato agli emigrati, pensa che il dizionario servirà anche a non far dimenticare le proprie origini. «Una volta ho incontrato una ragazza canadese che all’aeroporto di Roma si era chinata a baciare la pista – ricorda la Cappussi –. Gliel’aveva chiesto la nonna italiana».

Sarà anche per questo che, anticipano le autrici, «il testo sarà adottato sia dalle scuole del nostro Paese che da quelle straniere che insegnano l’italiano come seconda lingua». Il tutto grazie al ministero dell’Istruzione e a quello degli Affari esteri.

«Si tratta di un’opera in progress, aperta ai contributi di esperti, studiosi e storici», sottolineano. Un dizionario, insomma, che si arricchisce di nuovi termini e di schede di approfondimento. Per capire che certe pratiche di oggi c’erano già. Ma a parti invertite. Prendiamo il fenomeno del caporalato. In questi anni colpisce gli immigrati impiegati soprattutto nell’agricoltura. Qualche decennio fa, invece, toccava ai nostri connazionali subirne gli effetti. Cambiava solo il termine. Si chiamava - scrive il dizionario dell’emigrazione italiana - bossatura (da boss, padrone). E ancora: ieri si parlava di Emergency Quota Act, il provvedimento che limitava l’ingresso degli stranieri che volevano vivere e lavorare negli Stati Uniti. Oggi in Italia vengono emanati i decreti flussi.

«Ma è anche un dizionario che guarda al futuro – continua la Cappussi –. Uno strumento che serve a promuovere la lingua, la cultura, l’arte, le particolarità territoriali e la genialità del Belpaese attraverso racconti di eccellenze che, in ogni settore, hanno veicolato il "made in Italy" nel mondo».