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 2011  gennaio 16 Domenica calendario

«GRAFFIARE, MORDERE, SBRANARE: LA SATIRA È LA SOLA IGIENE DEL MONDO». INTERVISTA A PINGITORE


È alla ribalta, e dietro le quinte, da mezzo secolo. Ha un figlio, cui è attaccatissimo: il Bagaglino. Ha qualche amico a destra e molti nemici a sinistra. Negli anni di zolfo del Sessantotto, Pier Francesco Pingitore era lo zolfo, fra tanti umoristi di piombo aggiogati al “Bottegone”. Ha strali e arsenico per tutti, e tutti, come Pasquino, mette alla berlina. Gli hanno dato, e gli danno, del qualunquista, del conservatore, del fascista. Ultime cartucce di quell’arsenale “progressista” che per lustri ha dettato legge. In nome di una superiorità intellettuale, morale, civile che è oggi solo spocchia stinta e stantia.
Chi scorbacchi al Bagaglino?
«Tutti quelli che meritano di essere scorbacchiati. Ma i politici si scorbacchiano già da soli».
C’è ancora da ridere in Italia?
«Da ridere c’è sempre. È la voglia di ridere che sta passando».
Perché è più facile fare ridere che sorridere?
«La risata è di pancia; il sorriso è di testa. In giro c’è più pancia che testa».
La satira deve più graffiare o mordere?
«Può graffiare, mordere, sbranare, togliere la pelle e farsi un portaombrelli, tanto in Italia, non gliene frega niente a nessuno».
C’è satira senza pietas?
«La pietas è, in genere, riservata agli amici. Per gli altri, mazzate».
Quando la satira traligna in sarcasmo?
«Il confine è labile. “Ingiustificato”, “rozzo”, “sgangherato”, “becero”, “intollerabile” sono gli aggettivi che accompagnano la parola “sarcasmo” quando la satira colpisce te o i tuoi amici. Quando, invece, si rivolge verso i tuoi nemici, non esiste sarcasmo, ma satira “benefica”».
La satira migliora la società, la peggiora o la lascia tale e quale?
«Parafrasando i futuristi, direi che la satira “è la sola igiene del mondo”. Ma non prendiamoci troppo sul serio».
I tuoi maestri di satira?
«Pasquino, Belli, Trilussa… e quel tale che, vedendo entrare i fascisti della marcia su Roma, chiese a uno: “Ma tu che fai?” E quello: “Io me ne frego!”. “Eh, capirai! Qua noi se ne fregamo da duemila anni…”».
Perché si fa più satira a sinistra che a destra?
«Perché a sinistra si fa più di tutto».
Santoro, ti fa ridere?
«Mi fanno ridere quelli che si arrabbiano con Santoro. A volte, penso che Santoro li paghi».
Perché l’umorismo è una moneta così rara?
«Perché siamo un popolo poco serio, che si prende terribilmente sul serio».
Siamo più un popolo di artisti, di poeti, di santi, di navigatori, di trasvolatori o di fregnacciari?
«Siamo un po’ di tutto, e anche peggio. Ma sempre meglio di tutti gli altri».
L’Italia sta in piedi perché non sa da che parte cadere. Se dovesse cadere, da che parte cadrebbe?
«L’Italia non conosce la caduta, ma solo il rimbalzo».
Chi ha tolto la tomaia e la suola allo Stivale?
«Era uno Stivale cucito male, con ago francese, filo inglese e pelle italiana. Che si sta logorando».
Arlecchino, Pulcinella, Pinocchio, Bertoldo, Maramaldo, Cagliostro, Fregoli, potevano nascere a Lubecca o a Berna?
«No. Anche nella cialtroneria siamo sempre stati geniali».
I nostri più amabili difetti?
«Credere nella furbizia più che nell’intelligenza, nella raccomandazione più che nel merito, nello scaricabarile più che nella responsabilità».
Le nostre più insopportabili virtù?
«Fingere di credere nei valori di cui abbiamo anche dimenticato il nome».
L’Italia è ancora una democrazia fondata sul lavoro?
«Bisogna vedere sul lavoro di chi».
Quali italiani meritano questa Italia?
«Tutti».
Quali no?
«Nessuno. Noi italiani facciamo tutti parte di una società a responsabilità illimitata».
Gli italiani credono più in Dio o in San Gennaro e in Santa Rosalia?
«E nel Superenalotto, no?».
Sei d’accordo con Longanesi: “Gli italiani vanno a messa per ignote ragioni e per le stesse ignote ragioni non ci vanno”?
«Per le stesse ignote ragioni compiono atti di valore, accorrono a Firenze invasa dalle acque, sottoscrivono Telethon… Gli italiani, quando non ci pensano, sono formidabili».
Perché le crisi morali da noi sono così effimere?
«Perché ognuno, dopo essersi indignato per le malefatte altrui, comincia a temere le proprie».
L’Italia è un Paese più giustizialista o menefreghista?
«L’Italia è un Paese giustafreghista».
La giustizia è diseguale per tutti?
«La giustizia per alcuni, pochi, è la dea bendata. Per tutti gli altri, è parecchio malandata».
L’Italia è ancora la culla del diritto?
«L’Italia è la culla dei diritti».
Se non lo è, ne è più la tomba o il tombino?
«Il tombino, che come tutti i tombini, è sempre molto intasato».
Perché nel Parlamento italiano ci sono tante persone intelligenti che non riescono a dimostrarlo?
«Perché ci sono tanti cretini che lo dimostrano benissimo».
Nella stia parlamentare ci sono più galli, più pavoni, più faine, più conigli, pappagalli o formichieri?
«Hai scordato i capponi, che sono la maggioranza».
La lingua, al nostro politico, serve solo a parlare?
«Anche a pregare, ma soprattutto a leccare, quando trova le terga giuste».
La politica è un’arte, una scienza o una carriera?
«La politica è una missione. Il cui scopo è il benessere del missionario».
Perché l’italiano preferisce godere di un privilegio che esercitare un diritto?
«Perché l’italiano pensa di avere diritto al privilegio».
Ci sono più stelle in cielo o partiti in Italia?
«I partiti in Italia sono come quei morti, non denunciati all’anagrafe, i cui parenti continuano a percepire le pensioni».
Partiti, clan o parrocchie?
«Condomini, in cui il litigio è l’unica ragione per riunirsi».
C’è più destra a destra o sinistra a sinistra?
«Quando sento parlare di destra e sinistra in Italia, mi viene in mente solo l’esame di guida».
Cosa ti piace di questa Destra?
«La possibilità che sparisca».
E di questa Sinistra?
«La possibilità che sia già sparita».
Il Cavaliere è più un trottatore o un galoppatore?
«Un saltatore. Che sembra debba sempre cadere sull’ostacolo, e poi miracolosamente, ce la fa. Ma, forse, comincia a stancarsi di tanti concorsi ippici».
Più un toro o un torero?
«Un toro, che si crede un torero e non capisce perché gli piantino tante banderillas sul groppone».
Ha più cortigiani lui o più ne aveva il “Re Sole”?
«Arcore sta a Versailles, come Tremonti sta a Colbert e Ruby a Madame de Montespan. Potrei anche dire Mariano Apicella a Molière, ma sarebbe troppo».
Berlusconi, più maestro d’equitazione o di alcova?
«Sono sport entrambi faticosi, in cui bisogna scendere di sella prima di cadere».
Perché piace tanto alle donne?
«Perché ha le tre “P” che le conquista: potente, paterno, paraculo».
In Letta, c’è più il cardinale Mazarino o un Gran Visir?
«Letta è un Mazarino che si dispera perché il suo pupillo si fa trovare sempre con le dita nella marmellata».
Perché Mara Carfagna ha gli occhi sempre sbarrati?
«Forse perché teme di svegliarsi da un momento all’altro».
Prestigiacomo: più un’ambientalista o una carrierista?
«È certamente una mia colpa grave, ma ancora non ho capito cosa faccia la Prestigiacomo».
Dopo Benedetto Croce e Giovanni Gentile, Mariastella Gelmini. Sempre ad maiora?
«Sì, se pensi che dopo Gramsci e Togliatti, prima o poi, arriverà Vendola».
Hai letto la sua legge?
«Più o meno».
Ti piace?
«Come le nozze coi fichi secchi. Però il calcio nelle palle ai baroni è ben dato».
Ci sono più asini in Sardegna o nelle nostre scuole e università?
«Chiamare asini le bestie che popolano le nostre scuole è una grave offesa per quei simpatici e utilissimi quadrupedi».
Colpa di chi?
«Degli imbecilli che hanno preso sul serio il ’68».
Bossi, secondo te, ce l’ha ancora duro?
«Non m’interesso della durezza degli altri, ho già da pensare alla mia».
Ce l’ha duro anche il figlio, “il trota”?
«Non sempre la giovinezza è sinonimo di durezza. A meno che non ci si riferisca alle meningi».
Andresti a una cena di gala con Calderoli?
«Non potrei mai essere all’altezza della sua eleganza. Dove troverei quegli splendidi pantaloni amaranto da mettere sotto il blaser blu? Il sarto di Calderoli è patrimonio dell’umanità, protetto dall’Unesco».
Passeresti un weekend a Montecarlo con Fini e signora?
«Molto volentieri. Se trovassi posto in qualche appartamento».
Fini: solo il bel fiocco di una scatola vuota?
«Sì, se ci fosse ancora la scatola».
Cosa diranno i posteri di Fini?
«Un uomo di parole».
Bocchino, Granata, Briguglio, in via della Scrofa. Stalin, Roosevelt, Churchill a Jalta. Analogie?
«A Jalta si divisero il mondo. In via della Scrofa si sono divisi le chiacchiere».
In Gasparri c’è più il Padre Lombardi del 1948 o il Pietro l’Eremita?
«Gasparri dice spesso cose giuste. Ma le dovrebbe far dire da qualcun altro».
Assumeresti Capezzone, come sonnifero, la sera prima di coricarti?
«Capezzone parla così bene che ti fa dormire anche quando sta zitto».
La Sinistra: in brache di tela o in foglia di fico?
«Voler coprire le vergogne della Sinistra con una foglia di fico, sarebbe come voler chiudere con un tappo i buchi del Colosseo».
Ti fidi più dei proverbi di Frate Indovino o di Pierluigi Bersani?
«Il guaio di Bersani è che appena apre bocca sai già quello che non dirà».
C’è, in Bersani, più la tempra del condottiero o del venditore di polizze salvavita?
«Bersani è simpatico come un salumiere con la matita all’orecchio che affetta un vecchio salame».
Se Vendola fosse di destra, dove metterebbe l’orecchino?
«Con o senza orecchino, Vendola sarebbe un ottimo Fini».
Perché Nichi piace tanto alle masse e alle massaie?
«Perché è il figlio che tutte le mamme augurano alle altre».
Nel suo bel volto non c’è qualche fattezza di Rosy Bindi?
«La genìa dei geni ha sempre qualche gene in comune».
Rosy Bindi: una pasionaria o una visionaria?
«Una Giovanna d’Arco senza il rimpianto di non essere nata uomo».
Dove lo mettiamo Veltroni?
«Dovunque lo si metta, riciccierà sempre fuori».
È più yankee lui o Obama?
«Veltroni è convinto che la statua della libertà sia sua zia».
Se non è mai stato comunista, cos’è stato?
«Credo che se lo domanderà fino alla fine dei suoi giorni, che gli auguro lontanissima».
Cosa vorrebbe essere?
«Il Kennedy italiano, con Lucia Annunziata al posto di Marilyn».
Cosa sarà?
«Un americano a Roma. Ma Alberto Sordi faceva più ridere».
D’Alema: un cavallo di ritorno o un’anatra zoppa?
«Un genio dell’antipatia, che, quando capita davanti a uno specchio, cambia strada per non incontrarsi».
Quando andrà in pensione, chi lo rimpiangerà?
«Lui, sì. Gli altri, un po’ meno».
Franceschini: un fantasma o un trapassato?
«Un enigma. Ogni volta che lo vedi, ti domandi: perché?».
In Di Pietro c’è più il commissario di polizia o l’uomo della Provvidenza?
«Il commissario della Provvidenza, pronto ad arrestare Gesù Cristo per aver camminato sulle acque senza patente».
Rutelli: un piacione o un inciucione?
«Un pastore errante nell’Asia».
Hai notizia di Pecoraro Scanio?
«Credo che non ne abbia nemmeno lui».