Rosalba Reggio, Il Sole 24 Ore 17/1/2011, 17 gennaio 2011
SEGUGI ONLINE PER CHI TRUFFA CON LE CARTE
Come nei migliori giochi di strategia, quel che conta è saper analizzare gli elementi, dedurre il livello del pericolo e agire con rapidità. Perché oltre a quel computer - inserito tra gli altri nel call center di Cassina de Pecchi della HelpLine, società del gruppo Icbpi che si occupa della verifica delle transazioni per CartaSi - nella rete o in qualsiasi negozio del pianeta si può consumare una truffa. Per questo il sistema si organizza: software sofisticatissimi per segnalare ogni operazione "sospetta" e persone specificatamente formate per valutarla e, successivamente, archiviarla o contrastarla.
L’alert compare sotto forma di innocuo riquadro sul monitor dell’operatore. Una giovane donna clicca velocemente sulla pratica e si aggiudica la segnalazione di allarme. Come succede ogni giorno – dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 22 – inizia la caccia alle frodi con carta di credito.
Accredito da una carta all’altra ma il titolare
è lo stesso
In questo caso l’allarme è scattato per un passaggio di denaro da una carta tradizionale a una ricaricabile. L’operatrice verifica l’identità degli intestatari delle carte: si tratta della stessa persona. Immediata l’archiviazione: la transazione è "genuina". Nessuna sorpresa per i responsabili della sicurezza di CartaSi che su circa 100mila alert gestiti ogni mese, registrano tentate truffe solo nel 20% dei casi, ma queste si risolvono quasi sempre prima del reale addebito al titolare o con lo storno dell’esercente pochi minuti dopo l’esecuzione.
Il secondo alert si riferisce a una spesa di circa 600 euro in un negozio di telefonia in provincia di Catania. L’operazione è fatta con il chip, quindi la carta è autentica. Per verificare, però, che a utilizzarla sia il reale proprietario, l’operatrice apre la pagina delle transazioni dell’utente: un anno di operazioni è immediatamente disponibile sul monitor. Il cliente è un utilizzatore frequente della carta, l’operazione è avvenuta nella sua città e altre volte ha acquistato prodotti di quella categoria merceologica e si è servito in quel negozio. Anche in questo caso, pratica archiviata e transazione giudicata "genuina". La scena si ripete con variabili legate al luogo, all’utente e alla transazione, ma l’esito è quasi sempre lo stesso e l’allarme rientra. L’alert successivo, invece, è più sospetto.
In pochi giorni esaurito
il fido della carta
L’utente è un uomo di Livorno e risulta aver fatto una transazione online da 12 centesimi. L’operatrice inizia a esaminare le operazioni. Il fido dell’uomo è di 2.600 euro, importo quasi esaurito in poche transazioni, concentrate nel tempo: un primo test da 26 euro, poi tre transazioni da circa 700 e una da 300. In totale quasi 2.500 euro. Le informazioni sono sufficienti a confermare il rischio reale di frode e l’operatrice chiama il titolare della carta sul cellulare. «Buongiorno, è il servizio di sicurezza di CartaSi. Dovrei fare un controllo su alcune transazioni avvenute con la sua carta». Il cliente verifica di essere in possesso della carta, l’operatrice chiede conferma dei codici e descrive al cliente le operazioni segnalate come "a rischio". Questa volta la ricerca ha centrato l’obiettivo: il titolare della carta non riconosce le operazioni e scatta immediatamente la procedura anti frode. L’operatrice invia i moduli da compilare e spiega l’iter da seguire: compilare le schede, fare la denuncia alle forze dell’ordine e rispedire la documentazione a CartaSi. «Ma adesso cosa succede»? chiede allarmato il titolare della carta. L’operatrice lo rassicura: «Probabilmente la transazione non sarà neanche registrata, in caso contrario riceverà un accredito di pari importo». Pratica chiusa, almeno per il cliente. L’operatrice dovrà invece stilare una relazione sull’accaduto per consentire l’elaborazione successiva dei dati.
Il nuovo alert arriva da Roma: con una carta israeliana è stato appena effettuato un acquisto da 900 euro in un negozio di abbigliamento.
Titolari e carta,
la nazionalità
è la stessa
L’operatrice inizia la ricerca e scopre che nei quindici minuti precedenti con la stessa carta è stato fatto un acquisto da 2mila euro in una gioielleria. Anche in questo caso si rende necessaria la telefonata. Trattandosi di un cliente straniero si contatta l’esercizio commerciale. La titolare del negozio conferma l’acquisto, dichiara di conoscere i clienti - «Hanno già fatto acquisti nel mio negozio» - e, spiega, «si tratta di facoltosi israeliani che vivono in Francia». Non serve altro. I dati coincidono e l’allarme rientra. Anche in questo caso la transazione è "genuina".
Segue un’operazione in Egitto: 260 euro spese in una gioielleria. La telefonata conferma però che a operare è il titolare. Stesso esito per un alert registrato a seguito di una transazione in Russia. Dalla movimentazione risulta che il titolare è già stato in Russia nei mesi precedenti, va all’estero di frequente e, per andare a Mosca, ha comprato i biglietti aerei, tempo prima, con la stessa carta di credito. Allarme rientrato anche questa volta. La transazione sospetta, invece, arriva dalla provincia di Latina.
In due minuti
due tentativi di acquisto
con importi diversi
La carta, di proprietà di una donna di Milano, ha appena fatto un acquisito da 2mila euro in una gioielleria. A pratica aperta emerge che due minuti prima, nello stesso esercizio, era stata tentata un’operazione da 4mila euro, non andata a buon fine perché superiore al fido. L’operatrice chiama subito il negozio per bloccare la merce. Risponde il titolare, ma il cliente «purtroppo è già uscito» con il brillante. In soli due minuti, dunque, il cliente avrebbe scelto un solitario da 4mila euro, per poi ripiegare su uno da 2mila (già identificato in precedenza come seconda scelta?) e, neanche il tempo di incartarlo, sarebbe uscito dal negozio. Tutto a opera, in base alle dichiarazioni dell’esercente, di un trentenne che voleva fare un regalo alla moglie e che, senza fornire alcun documento al negoziante, ha fatto un rapido e ricco acquisto firmando "Esposito Gennaro" lo scontrino di una carta intestata a una donna. «D’altronde - come riferito all’operatrice - non posso mica controllare tutti i clienti! Non ne ho il tempo. E poi, come sa, c’è crisi, non capita spesso di vendere un solitario». Tant’è. Il presunto truffatore è scappato con il brillante e il marito della accertata titolare della carta è stato svegliato in piena notte, dall’operatrice del call center di CartaSi, mentre si trovava in Australia. Bilancio della prima telefonata: il cellulare della donna. Bilancio della seconda: la conferma che nessuna operazione è stata fatta dalla signora nell’ultima settimana. Insomma, le ulteriori indagini sul caso avranno un altro investigatore. Ben più autoritario e pericoloso dell’operatrice di Cassina de Pecchi. Per questa, infatti, l’ingenua risposta dell’esercente al suo invito, fermo e professionale, di verificare sempre l’identità di ogni cliente che paga con la carta di credito è stata: «Non lo faccio mai. Tanto mi è già capitato di aver avuto un acquisto con una carta clonata e non mi è capitato nulla. Mi è bastato conservare lo scontrino».
Ancora una volta, in una giornata densa di alert, il call center ha centrato l’obiettivo: la frode è stata identificata e la titolare della carta non avrà alcun danno economico dagli acquisti fraudolenti. Le indagini di CartaSi continueranno. L’ufficio che gestisce le fasi successive dovrà capire se il mancato rispetto delle più elementari norme di tutela per gli acquisti con carta di credito possa giustificare il rimborso dell’operazione, da parte del gestore all’esercente o se, al contrario, questa non generi, per il negozio, la perdita di diritto di utilizzo del pos. In caso di complicità dell’esercente, infatti, ma anche in caso di mancato rispetto delle regole cui si deve attenere l’esercizio commerciale (per esempio, non rifiutare la carta in tempi di saldi) il gestore interviene revocando il servizio del pos. Questo succede circa 200 o 300 volte all’anno, ma i casi di sospetta complicità - segnalati all’autorità competente - sono stabilmente tra i 20 e i 30. Nell’ultimo anno i crescenti investimenti e l’elaborazione di sempre più evoluti sistemi di prevenzione hanno portato a un decremento delle transazioni illecite, nel caso di CartaSi nell’ordine del 20 per cento. Una selezione naturale della categoria dei "pirati del credito" che porterà alla sopravvivenza solo dei migliori. Pochi dunque, tecnicamente preparati e scaltri, in possesso di informazioni dettagliate sui metodi d’indagine degli anti hacker.