Domenico Calcagno, Corriere della Sera 15/01/2011, 15 gennaio 2011
MILANO—
Andrigo ha 15 anni, ha lasciato casa quando ne aveva 11, gioca benissimo a pallone (con l’Internacional), alla playstation e ha un sogno: firmare un contratto con un grande club europeo. È il sogno suo, della sua famiglia e di migliaia di altri giovanissimi calciatori brasiliani. Talmente diffuso da diventare una piccola piaga sociale perché per un Andrigo che ce la fa, ce ne sono centinaia di altri che falliscono. Come Rodrigo Possebon, che a 17 anni firmò per il Manchester United e oggi, a 21, è tornato in Brasile, nel Santos, e il grande sogno lo ha dimenticato in fondo a un cassetto. Ogni anno, da Rio e dintorni, partono in mille. E ogni anno, i dati sono della federcalcio brasiliana, in 700 tornano indietro. Delusi e con molti più problemi di quando erano partiti. «Quando sei un ragazzino non è facile lasciare la famiglia, gli amici. Non è facile confrontarsi con un diverso modo di intendere la vita, di lavorare, di mangiare. E poi c’è la lingua...» spiega Possebon, il ragazzo respinto da Manchester. Ma Possebon non interessa a nessuno, tantomeno ad Andrigo che, secondo il suo agente, piace a Manchester (City e United), Tottenham, Chelsea, Barcellona e Udinese. «Le aspettative sono molto alte — racconta il d. s. dell’Internacional Bernardo Stein —. Le speranze, i sogni di un’intera famiglia finiscono addosso a questi adolescenti. Molti abbandonano perché non ce la fanno a reggere il peso» . «Stiamo parlando — chiarisce Joao Ricardo Cozac, presidente dell’associazione degli psicologi sportivi di San Paolo— di ragazzi molto giovani, impreparati: l’ansia, la pressione per loro è insostenibile. Sono adolescenti costretti a comportarsi da adulti e il rischio è di creare una generazione di falliti di nemmeno 20 anni» . La Fifa ha fissato un limite: per emigrare bisogna avere compiuto almeno 18 anni, non è molto ma è meglio di niente. Ma il sogno del calcio europeo e i conseguenti quattrini è più forte di tutto. «Per me non sarà un problema— ha detto Andrigo —, —, sono molto più maturo dei miei 15 anni» . Buona fortuna. Domenico Calcagno