Mario Luzzatto Fegiz, Corriere della Sera 15/01/2011, 15 gennaio 2011
MILANO —
Era un maestro del belcanto, ma soprattutto dello swing. Natalino Otto, vero nome Natale Codognotto, era nato il 24 dicembre 1912 a Cogoleto, vicino a Genova. Un ligure che ha legato il proprio nome a tantissime canzoni di grande successo come Op, op trotta cavallino, Voglio anch’io la fidanzata, l’esilarante La classe degli asini, Mia, Mister Paganini. Dal suo matrimonio con Flo Sandon’s, a sua volta celebre cantante, nell’aprile del ’ 56 nacque Silvia (che porta entrambi gli illustri cognomi). Ora è lei a pubblicare Vendo ritmo, un volume con due cd e un dvd, 47 canzoni, acquistabile in rete su www. edizionisabinae. com (30 euro). Lo pseudonimo Natalino Otto venne creato dal maestro Franco Grassi, dopo uno spettacolo a Torino, e Dante Panzuti, autore di diverse canzoni incise dall’artista, lo definisce «il primo cantante "ritmico"italiano in possesso di una straordinaria personalità nello stile del crooner americano". Batterista nelle orchestrine che allietavano le traversate atlantiche Genova-New York e vocalist a Radio NY, Natalino tentò di aggirare il divieto di eseguire canzoni americane. Venivano imposte dal Minculpop traduzioni ridicole: Stardust divenne prima Polvere di stelle e poi Cosmo, mentre St. Louis Blues fu trasdotto in Le tristezze di San Luigi. «E In Italia — aggiunge la figlia — dove chiunque masticava l’inglese e coltivava simpatia per la "musica negroide", come il regime definiva il jazz, dal ’ 41 in poi fu bandito dalla radio. Ma papà se la cavò lo stesso con film e spettacoli» . Natalino Otto diventa ufficialmente milanese nel ’ 47: Milano è la capitale delle musica e lui si stabilisce in corso Italia, apre un ufficio in piazza Diaz e una volta impalmata Flo si trasferisce in via Anelli. «Il suo repertorio — ricorda Silvia — era diviso tra canzoni "serie"e brani decisamente più commerciali, dai titoli spesso scherzosi come Violetta prestami un bacio, Non si fa l’amore quando piove, Ho licenziato la cameriera, con un testo divertente di Leo Chiosso (1947). Dello stesso periodo Ho comprato un piano elettrico, Mamma mi piace il ritmo. Poi ancora con Kramer nel ’ 48 Buonasera avvocato e La classe degli asini, rimasta nella memoria musicale per quel reef che faceva: "Signorina Maccabei, venga fuori, dica lei, dove sono i Pirenei ?". Se gli anni 40 furono quelli delle traversate oceaniche, i 50 portarono la grande popolarità legata al Festival di Sanremo: Mogliettina, Notturno per chi non ha nessuno, Donnina sola e Con te, una melodia scritta da Totò e interpretata con Flo, che sposerà a Roma il 2 giugno del 1955. Arrivò al terzo posto con Il canto nella valle, ma quella che si vendette di più era Ci ciu cì (cantava un usignol), col Trio Armonia. Nel ’ 57 vi tornò con un successo, Il pericolo numero uno, e la più delicata Un filo di speranza. Nel ’ 58 fu la volta di uno swing con Dorelli, Fantastica, mentre nel ’ 59 interpretò Avevamo la stessa età oltre a Così così e La luna è un’altra cosa» . Ma dopo tanti trionfi, nel ’ 62 Natalino si ritira dalle scene. E senza un reale motivo. Rifiutava le serate, le interviste. Faceva su di sé un’autocritica spietata. Un giorno disse a un giornalista: «Perché vuole un’intervista? Non lo vede che non ho più niente da dare?» . Il segreto del personaggio — poi scomparso nel ’ 69 — sta probabilmente nel suo diario, appunti che sono la parte più preziosa e interessante del libro della figlia. «Quella dell’artista è una finta libertà — scriveva Natalino Otto —. Puoi diventare un idolo ma poi, un giorno, scopri che non sei più "di moda", che non ti considerano per il tuo talento e per la tua professionalità, come fanno negli Stati Uniti, o in altri paesi Europei... No, l’Italia ti considera "materiale da archivio", quindi sei pronto per i posteri» . «Cosa ci ha lasciato?— sottolinea Silvia — Valori che non sono più di moda come l’etica e il senso dell’umanità. La capacità di essere scapestrati e professionali nello stesso tempo. Nel mondo di Natalino Otto c’erano personaggi come i Cetra e soprattutto Tata Giacobetti, il maestro Moioli, Gorni Kramer e il grande Pippo Barzizza. Persone intelligenti e anticonformiste che si capivano al volo, accomunate da una profonda cultura musicale»