Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 15/01/2011, 15 gennaio 2011
CITTÀ DEL VATICANO— L’ 8
aprile del 2005 il cardinale Joseph Ratzinger ne celebrò in funerali in piazza San Pietro, «possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice» . Sei anni più tardi sarà ancora Ratzinger, divenuto suo successore, a presiedere nella piazza e davanti al mondo la beatificazione dell’amico Wojtyla: il 1 ° maggio Benedetto XVI proclamerà beato Giovanni Paolo II; poi la bara del pontefice polacco, «senza essere aperta, non ci sarà esumazione» , verrà traslata dalle Grotte vaticane e sistemata nella navata destra della Basilica di San Pietro sotto l’altare della cappella di San Sebastiano, accanto alla cappella della Pietà di Michelangelo, in un vano chiuso da una semplice lapide di marmo con scritto Beatus Ioannes Paulus II. Ieri l’ultimo, atteso passaggio: il Papa ha firmato il decreto che riconosce un miracolo attribuito all’intercessione di Wojtyla subito dopo la sua morte, la guarigione «improvvisa e inspiegabile» d’una religiosa francese che soffriva di Parkinson come Giovanni Paolo II. Un «grande mistero» , dice suor Marie Simon-Pierre: «Perché sono stata scelta? Lui è vicino a me, è nel profondo del mio cuore, non mi abbandona e non mi abbandonerà mai fino alla fine della mia vita» . Il Parkinson le era stato diagnosticato nel giugno 2001, quando aveva 41 anni e viveva ad Aix-en-Provence. Un peggioramento progressivo, «tremiti, rigidità, dolori, insonnia» . Il 2 aprile 2005 morì Giovanni Paolo II e dal 14 maggio, dopo l’avvio della causa di beatificazione, le consorelle iniziarono a «pregare incessantemente» per la guarigione di suor Marie, chiedendo l’intercessione di Wojtyla. Intanto la malattia peggiorava, «non ne posso più, il 2 giugno vado a trovare la mia superiora e le chiedo di esonerarmi dal lavoro. Lei mi dice: Giovanni Paolo II non ha ancora detto la sua ultima parola» . Suor Marie va a letto e alle 4.30 del mattino del 3 giugno si sveglia: «Mi alzo d’improvviso: il mio corpo non è più indolenzito, nessuna rigidità, interiormente non sono più la stessa… » . Tempi da primato: Wojtyla, beatificato sei anni e un mese dopo la morte, arriva a «superare» Madre Teresa, sei anni e sei settimane. Era stato lo stesso Giovanni Paolo II a decidere per la suora di Skopje una deroga alla norma canonica che vuole si attendano cinque anni dalla morte prima di avviare l’iter di beatificazione. Benedetto XVI, il 28 aprile 2005, ha fatto lo stesso per lui, un provvedimento «sollecitato dall’imponente fama di santità goduta da Papa Wojtyla in vita e dopo la morte» . Così la causa «ha avuto due facilitazioni» , ha spiegato il cardinale Angelo Amato: la deroga e una «corsia preferenziale» perché non restasse «in lista d’attesa» . Ma «non ci sono stati sconti» . A dispetto della fretta e delle anticipazioni che premevano per la beatificazione entro il 2010, era chiaro da oltre un anno che si sarebbe atteso il 2011. La consulta medica ha svolto un supplemento d’indagine sulla guarigione di suor Marie, il 21 ottobre si è espressa a favore dell’ «inspiegabilità scientifica» , quindi è arrivato il sì dei teologi il 14 dicembre e l’ 11 gennaio cardinali e vescovi hanno riconosciuto la «guarigione miracolosa» . Ieri il Papa ha firmato e scelto la data: 1 maggio, domenica in albis, la prima dopo Pasqua, dedicata alla Divina Misericordia. La stessa festa già iniziata con i vespri quando, alle 21.37 di sabato 2 aprile 2005, Wojtyla morì. Gian Guido Vecchi