Raffaella Polato, Corriere della Sera 15/01/2011, 15 gennaio 2011
... Marchionne ieri sera, sperava di poter mantenere. La tabella di marcia è in realtà già pronta: la macchina del piano scatterebbe in ogni caso, Mirafiori o no il polo Alfa-Jeep è comunque uno snodo chiave dei progetti Fiat-Chrysler
... Marchionne ieri sera, sperava di poter mantenere. La tabella di marcia è in realtà già pronta: la macchina del piano scatterebbe in ogni caso, Mirafiori o no il polo Alfa-Jeep è comunque uno snodo chiave dei progetti Fiat-Chrysler. Difatti ingegneri e designer sono al lavoro. E da tempo. Primo modello: il Suv. Due, per la verità, diversi per i due marchi, ma ovviamente l’ «architettura» è comune. Un milione di auto è la soglia minima indicata dal leader del Lingotto per poter guadagnare. Però un milione di auto, in un anno, non lo fai con un solo modello: la Panda "importata"a Pomigliano, e best seller torinese, sta a quota 250-270 mila. I singoli segmenti vanno quindi «spalmati» su una stessa piattaforma. Come accadrà per Alfa-Jeep. Che non sforneranno solo nuovi modelli: il piano pensato per Mirafiori è il primo in cui si «incroceranno» la tecnologia e la produzione italo-americane, le auto che nasceranno partono dalla base creata a Torino per la Giulietta, sviluppata poi a Detroit, ormai perfezionata come piattaforma universale comune nelle fasce C e D. Primo modello in rampa: il Suv, appunto. La progettazione è in fase avanzata, qui o altrove il grosso del miliardo di investimenti promessi comincerà a essere speso subito dopo. Ossia tra qualche mese, probabilmente. Una data, è certa: Marchionne con la produzione vuole partire entro un anno. E un obiettivo, è sicuro: se «questi saranno i nostri brand globali» , le 250-280 mila Alfa e Jeep che Fiat-Chrysler puntano a far uscire dalle nuove linee «saranno destinate per oltre la metà ai mercati di tutto il mondo, Usa soprattutto» . Traguardo — e scommessa — ambizioso. Ma a crederci, fin qui più degli italiani, sono intanto gli americani. I soci di maggioranza Chrysler, sindacati e governo Usa, avrebbero sennò dato il loro okay alla joint venture proposta dal Lingotto per una Torino che, fino all’ultimo, il suo "sì"non lo dà per scontato? Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA