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 2011  gennaio 15 Sabato calendario

Versace contro il vu’ cumprà: troppi falsi, faccio causa - Dai e ridai, prima o poi do­veva succedere

Versace contro il vu’ cumprà: troppi falsi, faccio causa - Dai e ridai, prima o poi do­veva succedere. Doveva suc­cedere che arrivasse il giorno in cui anche a Golia gli sareb­bero girate. Sempre tutti lì a ricordargli che è un filisteo, ma soprattutto ad accusarlo di essere cattivo, quando la sua unica colpa è una questio­ne di taglia: è grande e gros­so. Quindi... Come non ba­stasse, gli stessi che lo attacca­no sono alt­rettanto immanca­bilmente pronti a prendere le parti del solito Davide. Tifa­no per lui comunque, a pre­scindere dalla realtà delle co­se, perché così si è sempre fat­to. Nemmeno che quel soldo di cacio fosse la Nazionale. La notizia è che questa volta a Golia gli sono girate per dav­vero. E ha deciso di reagire. Per farlo, ha però messo giù la clava, ha dimenticato di avere quei bicipiti e si è mos­so come aveva annunciato di voler fare da tempo: in punta di diritto. Uscendo dalla me­tafora biblica, la notizia è che la casa di moda Versace, gi­gante del made in Italy da 280 milioni di euro di ricavi (pre­visione per il 2011), si è costi­tuita parte civile contro il si­gnor Ba Amadou Tiane, sene­galese, di professione vendi­tore ambulante - sì, il Davide in questo caso è lui-nelle stra­de e nelle piazze dell’Agrigen­tino. L’accusa nei confronti dell’africano è di truffa e falso aver messo in vendita capi d’abbigliamento con i mar­chi di importanti griffe tra le quali, oltre a Versace, spicca­no Dolce & Gabbana, Louis Vouitton, e altre ancora. Tut­ti ovviamente tarocchi. Pare che l’odierno Golia sia determinatissimo nel voler condurre fino in fondo que­sta battaglia. In quanto sim­bolica. Parte cioè di una guer­ra combattuta su un fronte più vasto (quello contro l’in­dustria dei falsi è un conflitto ormai mondiale) e con una prospettiva di durata che og­gi è difficile da definire. Sarà una guerra lunga, maledetta­mente lunga, questo è sicuro. Forse non avrà nemmeno mai fine. Sta di fatto che, pro­prio per dimostrare quanto alla maison milanese stia a cuore la questione, i suoi av­vocati hanno inviato al giudi­ce monocratico di Agrigento, titolare del procedimento, la richiesta di un rinvio del­l’udienza per poter prendere parte al dibattimento. Richie­sta peraltro già accolta e sod­disfatta, con il risultato che il processo riprenderà il 20 apri­le­con le parti al completo pre­senti in aula. Dietro la notizia in sé- che co­munque non mancherà di far discutere sui giornali e in tv - appare chiaro come il gruppo Versace non ce l’ab­bia in particolare con il si­gnor Ba Amadou Tiane. Il suo fagotto di cianfrusaglie Made in Chissadove , aperto e richiu­so in fretta sui marciapiedi a ogni minimo stormire di vigi­le urbano, ci parla soltanto della sua fame e della sua ne­cessità di sopravvivere. Il Da­vide del paradosso iniziale in realtà non è lui. E tantomeno il povero Ba potrebbe essere scambiato per un Golia. C’è però un gigante, dietro di lui. Quello sì, grande grosso e cattivo. E si chiama Crimine Organizzato. Perché il merca­to delle false griffe , in un Pae­se che su quelle originali ci campa, oltre a produrre Pil e creare posti di lavoro, è una brutta bestia che nei soli pri­mi sei mesi del 2010 ha visto il sequestro di 60 milioni di pez­zi fasulli. Cifra che la dice lun­ga- supponendo che i capi se­­questrati siano la punta del­l’iceberg - su quale sia la po­tenza di fuoco produttiva e malavitosa di questo compar­to. Ovvero quanti di più pos­sano essere i tarocchi effetti­vamente venduti. A poco pare siano servite fino a ora anche le multe (forse so­lo minacciate) nei confronti di chi acquista capi di vestia­rio o altri articoli palesemen­­te contraffatti. Con il risultato che la crescita del falso in Ita­lia, nell’arcodi poco più di un ventennio, è stata del 1850%, un tasso da inflazione centra­mericana, con l’ulteriore per­dita per l’Erario di 5 miliardi di euro di entrate. Un disa­stro. Quello sì autentico, mi­ca una patacca.