Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 14 Venerdì calendario

RIPARTE LA SFIDA. IL NODO DEI GIUDICI CHE CAMBIERANNO — E

adesso? Adesso, a giudicare da quanto successo nel recente passato, sarà «Vietnam» quotidiano nelle aule. Sarà un po’ sempre «4 dicembre» , data dell’udienza-tipo del 2009 al processo Mills: con l’imputato-premier Berlusconi ad anticipare di dover intervenire al concomitante abbattimento del diaframma di un nuovo tunnel della Salerno-Reggio Calabria; i giudici a ritenere che quello non sia un impedimento così assoluto da giustificare il non rispetto dello già striminzito calendario di disponibilità alle udienze concesso dal premier; il capo del governo a convocare allora la prosecuzione proprio per quel giorno d’udienza di un Consiglio dei ministri volante; il Tribunale a rispondere che, se il Consiglio dei ministri è ovviamente impedimento assoluto a comparire in udienza, la fissazione sopravvenuta al concordato calendario d’udienze deve però richiedere la prova della «specifica» e «inderogabile necessità della sovrapposizione dei due impegni» . E via col tiro alla fune. Anche ora che la Consulta restituisce ai giudici il potere di sindacare l’indifferibilità di impedimenti del premier non più continuativi, automatici e autocertificati per legge da Palazzo Chigi, per Berlusconi il saldo del tempo consumato resta comunque doppiamente positivo. In primo luogo perché, se si sommano i segmenti di sospensione delle udienze determinati nell’ultimo decennio dai periodi di vigenza delle 5 leggi poi cancellate dalla Consulta o disattese dalle Sezioni Unite della Cassazione — e cioè «legittimo sospetto» nel 2002, immunità delle alte cariche nel 2003, inappellabilità nel 2006, sospensione dei processi nel 2008, e legittimo impedimento nel 2010 —, sono poco meno di 3 gli anni durante i quali il premier, pagando con il ministro della Giustizia e gli avvocati-parlamentari solo lo scotto di un infelice record nei futuri manuali di diritto, è comunque riuscito a rendersi temporaneamente esente dai processi. Ha così evitato nel corso del proprio mandato un verdetto di primo grado sia sul suo ruolo nelle compravendite di diritti tv Mediaset e Mediatrade, collocate dall’accusa sotto il segno della frode fiscale, sia sulla sua responsabilità o meno nella corruzione del testimone David Mills, che la Cassazione ha già ritenuto storicamente provata quando il 25 febbraio 2010 per il coimputato Mills ha dichiarato estinta la condanna di merito a 4 anni e mezzo solo per prescrizione del reato. E questa prolungata messa tra parentesi dei processi è tutt’altro che disprezzabile per un premier che già tra il 1999 e il 2003 ha visto la prescrizione preservarlo dalle conseguenze dei reati di corruzione con soldi Fininvest di un giudice nel Lodo Mondadori, di illecito finanziamento di Craxi in All Iberian, di falsità da 1.500 miliardi di lire nei bilanci Fininvest, e di falsi contabili nell’acquisto del calciatore Lentini. In secondo luogo perché il tempo «fermato» dalle leggi incostituzionali ha intanto concorso a propiziare l’effetto-yogurt sui giudici di Berlusconi, tutti o quasi scaduti. Cinque dei 7 giudici dei tre «scongelati» processi, infatti, hanno nel frattempo cambiato funzione o sede: e dunque le loro «applicazioni» o sostituzioni (secondo i casi) alimenteranno estenuanti diatribe sulla validità delle prove già assunte e sulla quantità di testi che le difese avranno diritto di ri-citare. Per di più, la prescrizione incombe anche quando sembra non vicina. Nel processo Mediaset si profila intorno al 2013 ma le difese, fin quando il pm non ascolterà alcuni testi in rogatorie sinora inevase da Montecarlo e Los Angeles, non ritengono di poter sfoltire le proprie liste di circa 120 testi per Berlusconi, 70 per il banchiere Del Bue, 60 per il produttore tv Agrama, 30 per l’avvocato Mills, 10 per il presidente Mediaset Confalonieri. L’udienza preliminare per i diritti tv Mediatrade è solo all’inizio. E per il processo Mills l’anno di tempo residuo, prima che qui scocchi la prescrizione, può diventare cortissimo visto che, oltre alle incognite sui giudici, ci saranno da interrogare di nuovo 5 testi del pm, 12 della difesa, 3 consulenti, nonché l’imputato Berlusconi e l’ex coimputato Mills.
Luigi Ferrarella