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 2011  gennaio 13 Giovedì calendario

PER L’INDIA E’ UNA MAGNIFICA OSSESSIONE

Sono venti oppure ventuno. Poriam Deevee non ricorda bene la propria età. Non che ci sia da allarmarsi. Capita spesso agli adivasi, gli aborigeni dell’ India centro-orientale, di non tenere il conto degli anni. Nella loro cultura non si prevede che il passare del tempo debba portare con sé un progresso o un cambiamento, ma nel caso di Poriam è stato così.
L’ anno scorso è fuggita a piedi da Ellamagunda, il suo villaggio natale nel Chhattisgarh, verso l’ Andhra Pradesh. È fra le decine migliaia di adivasi sfollati nella guerra che l’ insurrezione maoista combatte ormai da molti anni nelle foreste contro lo Stato indiano. Poriam Deevee vive ora in un nuovo villaggio di rifugiati chiamato Tori Metla. Non che ci sia stato un gran progresso nel passaggio da Ellamagonda a Tori Metla. Acqua dal fiume, agricoltura di sussistenza, nessuna corrente elettrica nel raggio di chilometri. Ma quest’ anno Poriam, che è senza marito, si è scoperta improvvisamente più ricca. Si è resa conto che il grande monile d’ oro che porta incastonato alla sua narice destra vale molto più di prima. Quel gioiello è tutta la sua ricchezza e a voler credere ai corsi internazionali del metallo giallo, a metà dicembre del 2010 Poriam era del 40% più ricca di undici mesi prima. Forse ora troverà marito.
Nel terzo anno della grande crisi finanziaria globale, il prezzo dell’ oro è letteralmente esploso e persino nei boschi dell’ Andhra Pradesh si iniziano a sentirne le conseguenze. Dai 66 miliardari il cui patrimonio equivale al 25% del prodotto interno lordo del Paese, agli 800 milioni di persone che vivono sotto i due dollari al giorno, in India l’ oro è oggetto di un culto che pesa enormemente sui mercati mondiali. John Maynard Keynes, già funzionario di Sua Maestà nell’ India dei primissimi anni del ’ 900, lo definiva una «reliquia barbarica». Sarà forse per questo suo carattere ancestrale, ma l’ oro rimane il bene di investimento più ricercato anche se non distribuisce dividendi come le azioni, non stacca cedole come i bond, non garantisce una rendita come un bene immobile e ha un valore d’ uso ridotto.
Malgrado tutti questi limiti, gli indiani adorano il metallo giallo. La Cina avrà sì 2.850 miliardi di dollari di riserve valutarie, ma gli indiani hanno 18 mila tonnellate del minerale prezioso: è l’ 11% dello stock mondiale, pari a un valore di circa 800 miliardi di dollari. Per molti indiani l’ oro rappresenta il gusto, il lusso, l’ aspirazione a diventare una nuova classe media, ma anche semplicemente il risparmio. Come nel caso di Poriam Deevee, per decine di milioni di famiglie un gioiello e i risparmi di una generazione si identificano nello stesso oggetto.
Il problema è che l’ esplosione delle quotazioni globali ha rimesso tutto in gioco. Neanche gli indiani si comportano più come hanno fatto per generazioni, da quando l’ oro ha iniziato a salire vorticosamente. Ora la domanda per investimenti sta superando quella per gioielleria. Sotto forma di «Exchange-traded funds» Etf, il metallo nel 2010 ha rappresentato quasi il 10% del portafoglio da 35 miliardi di dollari di John Paulson, il gestore speculativo newyorkese che nel 2006 puntò tutto sulla crisi dei subprime. Paulson fin qui ha visto giusto. La domanda d’ oro per puro investimento dal 2009 al 2010 è raddoppiata da circa mille a duemila tonnellate. Mentre infuria la guerra delle monete per quale svaluta di più, con i bond che rendono pochissimo e le azioni che restano instabili, tutto questo ha un senso: l’ oro resta il bene rifugio per eccellenza. Se poi in futuro la ripresa prendesse piede, l’ investimento in lingotti resterebbe pur sempre giustificato come protezione contro i rischi d’ inflazione indotti dalla forte immissione di liquidità delle banche centrali. Si spiega così il balzo del 2010 nella ricerca di metallo giallo da mettere in banca. Ma si spiega così, anche, il fatto che per la prima volta da anni le donne indiane nel 2010 abbiano preferito vendere i propri monili invece di sfoggiarli o di comprarne di nuovi. Forse anche loro capiscono che non avranno più il valore di oggi se l’ economia globale trovasse un equilibrio più stabile. Poriam Deevee non continua a non tenere il conto dei propri anni di vita, ma ora ha una gran quantità di altri calcoli da fare.
Federico Fubini