Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 13/01/2011, 13 gennaio 2011
IL FIGLIO SEGRETO DI MODIGLIANI «PAPA’ NON MI CERCO’ MAI»
«Non ho mai voluto andare oltre quel che sapevo sulla mia nascita. Nessuno dei Modigliani si è mai fatto vivo, anche se la mia esistenza era loro nota. La mia vocazione ha dato pace alla mia anima. Soltanto quando fui ordinato prete sono stato costretto a dire chi era mio padre. Come figlio illegittimo e adottivo dovetti ottenere una dispensa speciale e dichiarare chi erano i miei genitori». Padre Gérald sapeva di essere figlio di Amedeo Modigliani, ma non ne parlava mai. Soltanto verso la fine degli anni 70 raccontò succintamente la propria storia. Quel racconto è stato ora rintracciato da Sandro Barbagallo, critico d’ arte dell’ Osservatore Romano: «Ho passato un intero anno a cercare don Gérald. Avevo trovato dei vaghi riferimenti a questo figlio prete e volevo sapere dove fosse finito». Così scrive a tutte le diocesi di Francia, i cui indirizzi sono riportati nell’ Almanacco pontificio, chiedendo notizie del sacerdote. Dopo una raffica di no, arriva una risposta positiva dalla diocesi di Evry Corbeille Essonnes: per tutta la vita padre Gérald è stato parroco della chiesetta di Milly-la-Forêt, 50 chilometri a sud di Parigi. È morto il 30 ottobre 2004, ma negli archivi è rimasto qualche documento che lo riguarda. E soprattutto è stato amico di padre Dominique Ribalet, il parroco che gli è succeduto nella guida spirituale del paesino e che ha aiutato Barbagallo a ricostruire la vicenda. Nato da una relazione del pittore con Simone Thiroux, giovane di buona famiglia arrivata da Lille a Parigi per studiare medicina alla Sorbona e morta di tubercolosi un anno dopo la scomparsa dell’ artista, il piccolo Gérald era finito in orfanotrofio e dopo alterne vicende affidato ai coniugi Carlinot-Villette. Ecco come don Gérald ricordava la propria infanzia: «Mio padre adottivo aveva un’ industria di cartone a Parigi. Ma gli affari non andavano troppo bene e decise di vendere tutto per vivere di rendita. Privo d’ occupazione, di pessimo carattere, cominciò a litigare con la moglie e presto le chiese il divorzio. Io ero stato affidato a lui, così dovetti seguirlo in Algeria, dov’ era andato "per rifarsi una vita". A 9 anni avevo già sentito il desiderio di diventare prete, ma il signor Carlinot fece di tutto per dissuadermi. A 13 anni salii su una nave per la Francia e feci ritorno dalla signora Villette, che mi adottò e assecondò la mia vocazione. Nel certificato di adozione del 18 giugno 1931, accanto al cognome della mia madre biologica, compare quello della mia madre adottiva. Fu la signora Villette a rivelarmi che ero figlio di Modigliani. Di lui mi diede anche una foto che conservo ancora. Per quel che riguarda mia madre, ho saputo alcune cose molti anni dopo esser divenuto sacerdote. Il suo padrino, vescovo di Lille, morendo aveva disposto che mi fossero inviati i suoi paramenti sacri, il suo calice e una lettera. Ho così appreso che aveva pregato tutta la vita per quella che i Thiroux consideravano "la pecorella smarrita"». Modigliani infatti, che alla nascita di Gérald, il 15 settembre del 1917, viveva già con Jeanne Hebuterne, si era rifiutato di riconoscere il piccolo. Quando il fratello di Amedeo, Emanuele, dopo la morte del pittore e della sua modella, arrivò a Parigi per prendersi cura della loro figlia, trovò anche il piccolo Gérald. Lo rivela la stessa Jeanne Modigliani: «Fin da piccola lo zio Emanuele raccontava che a Parigi si era occupato di me e del mio fratellastro. In Italia portò solo me». Il perché è rimasto un mistero.
Lauretta Colonnelli