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 2011  gennaio 13 Giovedì calendario

COSI’ L’EURO PER UN GIORNO HA BATTUTO GLI SPECULATORI

Attenzione a dare per spacciati l’ euro o i soci più deboli dell’ area, si rischia di scottarsi malamente le dita. La frenetica danza andata in scena ieri attorno alle banche europee si è trasformata in poche ore nell’ immagine dell’ Europa in cui viviamo. Dopo un’ asta portoghese andata meglio del previsto, certi istituti sono sorprendentemente esplosi in Borsa. Intesa Sanpaolo e Unicredit, o il Banco Santander e il Bbva, hanno guadagnato più o meno il 10%. Anche a Londra, Parigi o Francoforte gli istituti hanno registrato avanzate spettacolari. Tutto perché Lisbona è riuscita a vendere dei titoli di Stato a interessi di qualche frazione di punto meno esosi? Sarebbe normale, in una certa misura. In Europa il debito pubblico forma il sangue del sistema bancario. Un istituto leader di un grande Paese ha in bilancio almeno 150 miliardi in titoli di Stato. Fra la finanza privata e la salute dei governi corre un legame quasi fisico, possono solo migliorare o peggiorare insieme. Ma stavolta c’ è qualcosa di più. Quei balzi macroscopici delle banche sono il segnale di come funzionano le scommesse di chi cerca di guadagnare dalla crisi del debito europeo e delle banche che di quel debito sono cariche. Spesso, lo si fa assumendo posizioni ribassiste con titoli presi a prestito: li si vendono (alimentando il calo), si attende che crollino, li si ricomprano a prezzi inferiori, si rendono i titoli al proprietario e ci si tiene la differenza in denaro. Facile? Solo se le azioni cadono davvero, altrimenti si rischia di perdere malamente e bisogna correre ai ripari ricomprando subito. L’ esplosione delle quotazioni bancarie di ieri si spiega così. E per una volta ha alzato un velo, dando la misura della massa di speculazione ribassista che circonda la crisi dell’ euro. Visto che l’ asta di Lisbona a sorpresa è andata bene, tutti si sono precipitati a riacquistare le azioni sul cui calo avevano puntato. La morale forse è semplicemente che non c’ è una morale. Oppure che fra i tempi brevissimi degli investitori e quelli dell’ economia e della politica europea resta un’ incompatibilità radicale. I mercati e fin troppi commentatori interessati cercano risposte entro pochi minuti e su quelle emettono sentenze capitali. La Grecia fallirà, con lei Irlanda, Portogallo, Spagna, e probabilmente anche l’ euro è spacciato. Quante volte ce lo siamo sentito ripetere? Ma se c’ è qualcosa che la giornata di ieri ricorda a tutti, è che la realtà è sempre più complessa di così e persino i governi e le istituzioni europee - con tutti i loro passi falsi - sono capaci di trovare la strada stretta verso un nuovo equilibrio. Purché, ovviamente, i mercati diano loro il tempo di riuscirci.
Federico Fubini