Fiorello, la Repubblica 14/1/2011, 14 gennaio 2011
LA TV NON MI PIACE
Ogni volta che si propone di realizzare un nuovo programma, si replica che non si può fare perché c´è crisi. Ma esistono almeno altri due problemi fondamentali, secondo me. Innanzitutto, come chiunque può notare, da un sacco di anni troviamo gli stessi programmi: vanno bene e hanno grandissimo successo. Ogni volta che un programma si consolida e ottiene ascolti, i produttori lo vogliono tenere finché funziona. Non c´è verso di schiodarli. Per questo immagino che assisteremo a 24 edizioni di "Ballando con le stelle". E dopo che "Grande fratello" alla prima edizione ha fatto il 28% di share, Canale 5 giustamente ha deciso: «Ma perché se abbiamo questo dobbiamo inventare qualcosa di nuovo?». Il secondo problema, a mio avviso, è una sorta di "sindrome da vigliacchetti" che attanaglia persone come me, e altri grandi e storici personaggi della televisione. Bisogna riconoscerlo chiaramente: abbiamo avuto successo con un programma e abbiamo paura di farne un altro che potrebbe andare male. So che è sbagliato, perché ci si dovrebbe mettere sempre in gioco; tuttavia, temo che anche se lo si volesse fare, sarebbe dura.
Per esempio, quest´anno io già ero d´accordo con la Rai per alcuni progetti. Poi è successo un piccolo disguido, sulla stampa ho letto qualche indiscrezione che mi ha fatto venire dei dubbi. Per ottenere un programma come piace a me, purtroppo, ci vogliono tanti soldi. Solo le prove costano molto: se usi i ballerini devi pagargliele per tutti i giorni; e poi, insomma, mangiano anche. Se vuoi gli ospiti, anche loro chiedono rimborsi e gettoni. Non parliamo del megaospite americano. È quindi un po´ difficile far pagare a un´azienda tipo la Rai un varietà come "Stasera pago io", che costava un botto. Anche se va considerato il fatto che durava tre ore: in un colpo solo si prendeva prima, seconda e terza serata… Una volta ho rischiato di fare "Unomattina" (...).
E poi tutti i giovani, il sabato sera, non stanno più davanti alla tv. Si spiega così perché "C´è posta per te", che mia madre vede sempre, continua a registrare lo stesso ascolto (6 milioni e 300.000, uno più uno meno). Quando feci "Stasera pago io", si sovrapponeva alla prima edizione di "C´è posta per te". Noi andavamo molto forte e il secondo anno battemmo la De Filippi: facevamo 8, 9 milioni, lei 6 e mezzo. Poi, quando me ne sono andato io, lei vinceva contro altri programmi totalizzando sempre i suoi 6 milioni e mezzo. Ci sono quei 6 milioni e mezzo che da dieci anni stanno lì in poltrona a guardarla. Bisognerebbe andare da loro e svegliarli, facendo però davvero qualcosa di nuovo. E non è facile. Credo che i programmi si ripeteranno: fino a quando il "Grande fratello" non scenderà al 16% di share lo terranno. Quindi in questo senso, alla fine, molto dipende dal pubblico.
In ogni caso, anche se non si innova, l´offerta televisiva si è molto ampliata e le proposte sono ormai innumerevoli. Dunque, chi se ne frega di questa staticità. Se non nasce un programma, me ne vado a cercare un altro. Adesso c´è anche YouTube, che cambia tutto. Io ho trascorso l´altra sera a guardare filmati di Jerry Lewis su internet. Ho trovato di tutto. Ho visto delle gag che non pensavo potessero essere fatte da un essere umano. Provate a digitare Jerry Lewis e vi vedete un comico serio. Oppure Eddie Murphy, in veste di cabarettista, non di attore.
Comunque un po´ di novità si può ancora tentare: nel mio piccolo, ad esempio, sono convinto che quello che ho fatto con Sky fosse qualcosa di nuovo: si è mai visto un pubblico televisivo pagante? (...) C´era lo spettacolo teatrale, di cui una parte andava in televisione, mentre alcuni passaggi venivano concepiti solo per la tv. Era un esperimento. Ma che è successo? Mi hanno massacrato. E perché? Perché avevo 300.000 ascolti - cioè, si noti, a tutt´oggi il risultato più alto su Sky dopo le partite. Il mio spettacolo è stato giudicato con il metro della televisione generalista, che è una vigliaccata. Mi è stato detto: «Prima faceva 8 milioni di ascolti e ora 300.000». Ovvio, ora mi trovavo sul canale satellitare, prima sulla Rai. Critiche del genere fanno passare anche la voglia di lavorare: addirittura, avevo deciso di non fare più nulla. Ma per mia fortuna sono uno che va a casa, vede sua figlia che fa un sorriso, ed è felice come prima, già pronto per ricominciare.
La televisione, però, spesso genera ansia (...). Gli studenti di comunicazione dovrebbero assistere a una riunione autoriale di un programma tv il giorno dopo la messa in onda; sarebbe davvero istruttivo. Vi viene illustrato un grafico che mostra gli ascolti minuto per minuto. Appena si vede un picco dicono: «Cosa c´era lì, cos´era quello?». Qualcuno risponde: «Era tizio che faceva la cacca in mezzo allo studio»; e la considerazione finale: «Rifacciamolo la prossima puntata». Così ho capito che le cose che funzionano, anche se bruttissime, si tende a rifarle perché hanno funzionato nella prima puntata. (...)
Per fortuna, però, non c´è solo la tv dei programmi di varietà: c´è anche la fiction! Io non me ne perdo nessuna se c´è mio fratello, perché «in famiglia ci dobbiamo aiutare a vicenda. O´ fratello non si tocca». (...) A livello caratteriale, lui è veramente un´altra persona. Se si vede l´armadio di mio fratello, dove tiene le camicie, si può andare con un metro per misurare la distanza precisa da una camicia all´altra, con gradazioni di colore che vanno a calare. Lui ha tutti i copioni in ordine, perfetti, studia, s´impegna. Io per trovare la camicia che indosso ci ho messo una vita. Ma forse è anche il mio bello.
Ci penso ogni tanto, quando ricordo gli anni passati, com´ero diverso. A come anche il nostro ambiente è cambiato, non solo ciascuno di noi. Tutto oggi, in effetti, appare molto più pericoloso. Grazie a telecamere e telefonini - oltre, per fortuna, a poter assicurare criminali alla giustizia - si scoprono fatti terribili. Però, se ai miei tempi ci fossero state tutte le possibilità che ci sono adesso, anch´io sarei potuto finire sulle prime pagine dei giornali. Non nego niente, però devo confessare di aver l´impressione che in quest´ultimo periodo si stia un po´ esagerando con l´ipocrisia.