la Repubblica 14/1/2011, 14 gennaio 2011
Debito pubblico record: 1.870 miliardi sono 31 mila euro per ogni cittadino - ROMA - Nuovo record per il debito pubblico che ha toccato nel mese di novembre - secondo i dati di Bankitalia - il tetto record di 1
Debito pubblico record: 1.870 miliardi sono 31 mila euro per ogni cittadino - ROMA - Nuovo record per il debito pubblico che ha toccato nel mese di novembre - secondo i dati di Bankitalia - il tetto record di 1.869,9 miliardi. Secondo l´Adusbef e la Federconsumatori il fardello per ciascuno dei 60 milioni di italiani ammonta a 31 mila e 165 euro, mentre ogni famiglia sopporta un peso di 89 mila euro. Per Francesco Boccia del Pd il debito pubblico è cresciuto in valore assoluto di oltre 220 miliardi dall´inizio del mandato del ministro dell´Economia Giulio Tremonti. «I numeri parlano chiaro: dopo trenta mesi - osserva l´esponente del Pd - gli italiani si riprovano più poveri e più indebitati. Tutto il resto, comprese le proposte di riforma fiscale, rientrano nel campionario delle promesse mancate». Bankitalia e Tesoro hanno diffuso ieri anche gli ultimi dati sulle entrate fiscali. A novembre c´è stato un aumento: del 7,1 per cento secondo il ministero dell´Economia ma del solo 5,5 per cento per la Banca d´Italia. Nei primi undici mesi del 2010 il calcolo di via XX Settembre e Palazzo Koch, come avviene regolarmente, diverge: per le Finanze, che calcolano le entrate per competenza, il gettito «torna a salire» dello 0,7 per cento, mentre per Bankitalia, che misura il gettito per cassa, le entrate sono diminuite dell´1,07 per cento. Nel periodo gennaio-novembre aumenta il gettito frutto della lotta all´evasione fiscale. Nei primi undici mesi le entrate derivanti dai ruoli sono state infatti di 4,6 miliardi (il 15,9 per cento in più rispetto al corrispondente periodo del 2009). La lotta all´evasione è stata ieri terreno di uno scontro tra l´Agenzia delle Entrate e le associazioni dei commercialisti. In una nota su «Italia Oggi» l´Agenzia aveva puntato l´indice sulla categoria osservando che «appare fondato ritenere che tra i dottori commercialisti, che elaborano e trasmettono più del 60 per cento delle dichiarazioni dei redditi dei lavoratori autonomi, ce ne siano consapevoli dell´evasione». Un rilievo che non è piaciuto a varie associazioni dei commercialisti e al Consiglio nazionale che ha risposto che «buona parte del gettito» è dovuto al loro lavoro e ha ribadito le critiche alla gestione del fisco segnato dall´»aumento esponenziale degli adempimenti» e da una «deriva da Stato di polizia». Nel mirino il cosiddetto spesometro in base al quale chi effettua acquisti sopra i 3.600 euro deve essere identificato con il codice fiscale. (r. p.)