Gian Maria Pica, Il Riformista 12/1/2011, 12 gennaio 2011
Al Sole 24 Ore la crisi si fa ancora sentire. E secondo qualcuno, le migliaia di copie e abbonati persi sono lo specchio del momento difficile che sta passando Confindustria, l’editore della testata finanziaria: l’associazione degli industriali guidata da Emma Marcegaglia, infatti, in questo momento è fortemente indebolita dall’uscita di Fiat e Fincantieri da viale dell’Astronomia
Al Sole 24 Ore la crisi si fa ancora sentire. E secondo qualcuno, le migliaia di copie e abbonati persi sono lo specchio del momento difficile che sta passando Confindustria, l’editore della testata finanziaria: l’associazione degli industriali guidata da Emma Marcegaglia, infatti, in questo momento è fortemente indebolita dall’uscita di Fiat e Fincantieri da viale dell’Astronomia. Ma non solo. Certo, la carta stampata (tutta, salvo pochissime eccezioni) è tra le principali vittime della crisi economica. Per ripianare le perdite le testate nazionali hanno dovuto adottare duri piani di rientro economico: tagli al personale, alla foliazione, ai collaboratori; e hanno ripensato il prodotto editoriale, spesso dirottandolo verso l’online. Così anche il direttore del Sole 24 Ore, Gianni Riotta, ha sottoscritto un piano lacrime e sangue per il suo quotidiano. Lo scorso anno è stato dichiarato lo stato di crisi, sono usciti dal perimetro redazionale 31 giornalisti (per lo più prepensionamenti) e 170 tra poligrafici e amministrativi. Ma la mannaia taglia-spese è stata insufficiente. In due anni iI quotidiano economico ha perso quasi 50mila copie, il numero degli abbonati è sceso sotto i 100mila. Si è registrato un forte crollo dei ricavi: sono stati persi 52 milioni di euro nel 2009 e 24 milioni nei primi nove mesi del 2010. Quale strategia ha allora escogitato l’ex direttore del Tg 1 per far decollare il Sole? Marchionne Una sua vecchia idea: trasformare il formato storico a nove colonne in tabloid. Il modello dovrebbe essere quello scelto per l’inserto Nova. Riotta, ci lavora da più di un anno, ma non è una scelta facile: il nuovo formato da un lato abbatterebbe i costi della carta, ma dall’altro il restringimento del giomale avrebbe un impatto sui lettori più tradizionalisti del quotidiano e, soprattutto, sulla raccolta pubblicitaria. Da qualche giorno, nei piani alti di via Monte Rosa a Milano, circola uno studio sull’impatto pubblicitario del nuovo formato. Secondo l’indagine - si dice sia stata condotta da Andrea Chiapponi, ex capo della concessionaria pubblicitaria del "Sole" - la diminuzione degli introiti pubblicitari, sarà tra il 15 e il 25 percento. Il nuovo formato avrebbe ripercussioni anche sull’organico redazionale. La foliazione verrebbe pesantemente ridotta e questo comporterebbe l’uscita di almeno un terzo dei giornalisti. L’ufficialità della notizia arriverà tra qualche giorno, quando Donatella Treu - amministratore delegato del gruppo presenterà il nuovo piano industriale. Nel frattempo la redazione del quotidiano è in subbuglio. leri con un comunicato il Cdr ha proclamato "lo stato di agitazione affidando al Comitato di redazione la gestione di un pacchetto di tre giomi di sciopero". Ma c’è chi dice che la crisi del Sole 24 Ore è soltanto la punta di un iceberg molto più grande. Secondo alcuni osservatori le difficoltà del quotidiano di Riotta rischierebbe di far esplodere le tensioni dentro Confindustria, ultimamente messa a dura prova. La Marcegaglia sta tentando diplomaticamente di ripianare tutti i danni causati dall’uscita della Fiat (prima con Pomigliano, e poi con Mirafiori) da Confindustria. Ma non c’è solo il caso Marchionne. Dopo il Lingotto, anche Fincantieri ha rotto i rapporti con Confindustria. Una sospensione che porta i cantieri navali fuori dal sistema di rappresentanza nelle province di Genova e Gorizia, bloccando il pagamento di quote associative per circa 34Omila euro. FINCANTIERI Per qualcuno è una sorta di "effetto emulazione Marchionne", ma che potrebbe causare seri danni all’associazione degli imprenditori. Fincantieri, infatti, non è una spa come tante altre, è un’azienda pubblica controllata dal Tesoro. E se anche le altre big dello Stato - tra cui i primi contribuenti della stessa Confindustria, cioè Eni ed Enel - uscissero dall’associazione, per Emma Marcegaglia sarebbe un altro durissimo colpo, anche perché si incrinerebbero i rapporti con il numero uno di Snam Rete Gas (Eni), Alberto Meomartini, nominato lo scorso anno alla presidenza di Assolombarda (la prima associazione confindustriale italiana). E le notizie (non rosee) che arrivano dal fronte Sole 24 Ore, peggiorano la situazione. Infatti, Riotta - come emerse anche dalle intercettazioni telefoniche dell’ex portavoce della Marcegaglia, Renato Arpisella - è stato fortemente voluto dal capo degli industriali alla guida del giornale. Ma adesso, da ambienti vicini a viale dell’Astronomia, stanno arrivando anche ipotesi sul futuro assetto del quotidiano finanziario. Si parla anche di una scissione della testata dal gruppo editoriale e di una sua vendita a una cordata di industrie fidate (tra cui, in testa, proprio Eni, Enel e Fiat).