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 2011  gennaio 12 Mercoledì calendario

Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato, Nicola Palma, Il Signor Billionaire,

Notizie tratte da: Peter T. Leeson, L’economia secondo i pirati, Garzanti 2010, pp. 303, 21,60 euro.

Rif. Biblioteca 1392679
Rif. Libro in gocce 1403531

«Il suo modo di guadagnarsi da vivere non vi sembri strano, anche se depredava le navi di tutte le nazioni. Perché se diventasse primo ministro, non farebbe altro che assumere un altro titolo, e la sua attività non sarebbe altro che la tassazione» (Lord Byron, Don Juan, 1699).

Capitalismo. L’immaginario collettivo ha dipinto la pirateria come l’avanguardia armata e mercenaria del nascente capitalismo. (pag.28)

Adam Smith. I pirati applicavano la legge della mano invisibile facendosi guidare da scelte economicamente razionali, volte ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo ed il minimo rischio. (pag.8)

Uncino invisibile. Ciascuno di noi può perseguire i propri interessi egoistici solo cooperando con gli altri così, per fare i grandi colpi, i pirati dovevano cooperare con altri lupi di mare. (pag.30)

Autogoverno. La società piratesca doveva essere ordinata d onesta quanto un manicomio criminale senza guardiani. I pirati erano mentitori, traditori e truffatori, non avevano nessun governo alle spalle, ma anche loro avevano bisogno di un sistema di governance, che garantisse un ordine sociale. Per questo si svilupparono forme articolate di autogoverno (pag.79)

Falzi miti. I pirati sapevano praticare la virtù della giustizia e non erano dei sanguinari guerrafondai, preferivano conquistare il bottino senza dover combattere. Per contenere i “costi di acquisizione delle prede”, i pirati dovevano indurre le vittime alla resa senza ricorrere alla violenza. (pag.12)

Democrazia /1. Secondo Peter T. Leeson i codici vigenti sulle navi pirata sono stati addirittura antesignani della democrazia statunitense. (pag.8)

Democrazia /2. Proprio l’avidità e le loro motivazioni malvagie hanno prodotto risultati illuminanti, coerenti con alcuni dei valori piu apprezzati del mondo moderno, la democrazia, l’uguaglianza e la sicurezza sociale. (pag.234)

Coraggio.«Voi derubate il povero con la copertura della legge, mentre noi saccheggiamo il ricco con la sola protezione del nostro coraggio»(Sam Black). (pag.11)

Equipaggio. Una tipica nave pirata aveva un equipaggio di 80 uomini, sia uomini liberi che schiavi. (pag.216)

Uguaglianza/1. La comunità dei pirati era ben lungi dall’essere anarchica. La distribuzione dei compensi era ugualitaria di quanto venisse nelle navi mercantili. Il capitano ed il furiere ricevevano solamente il doppio degli altri pirati. (pag.46)

Uguaglianza/2. In un’ epoca in cui le potenze europee facevano affari d’oro con la tratta degli schiavi, i pirati accordavano uguali diritti anche agli uomini di colore. (pag.206)

Uguaglianza/3. Era il 1718 e sulla nave pirata del capitano Edward England 80 membri dell’equipaggio erano di colore. (pag.210)

Regolamento. I loro codici proibivano ai marinai di praticare giochi d’azzardo e di fumare a bordo, di bere dopo le 20 e di tenere lumi accesi in tarda notte. Era anche proibito portare donne per evitare il sorgere di gelosie. (pag.83)

Assicurazione. Nel caso di «incidenti sul lavoro» le Repubbliche dei pirati contemplavano un sistema di assistenza che specificava quali fossero i compensi in caso di perdita di occhio, o gamba. (pag.85)

Numeri. Tra il 1716 e il 1726 quasi 4mila marinai si diedero alla pirateria. Un numero che costituiva il 15% della Royal. (pag.171)

Organizzazione. Rispetto alle navi mercantili, nelle navi pirata veniva creata un’atmosfera organizzativa migliore, le gerarchie erano minimizzate ed il pacchetto retributivo era molto attraente. (pag.78)

Retribuzioni. La pirateria offriva ai suoi membri molto più di quanto la marina mercantile offrisse ai marinai. Stipendio di un marinaio di una nave mercantile: 25 sterline l’anno; quello di un pirata 300, se coraggioso, anche di più.

Management. Per assicurarsi i profitti, i pirati dovevano cooperare. Perciò era necessario prevenire il conflitto e stabilire ordine ed incentivi per lavorare sodo. (pag.118)

Furiere. Aveva il compito di distribuire i proventi del bottino, le razioni alimentari e somministrare le punizioni ai membri dell’equipaggio che violavano le regole della nave (una sorta di magistrato bordo). (pag.65)

Governance. Per evitare un comportamento parassitario, i loro statuti prevedevano dei bonus per i membri che mostravano un particolare coraggio ed individuavano le prede, ed in alcuni casi, si riservavano il diritto di votare sulla quota da destinare a un determinato membro. (pag.235)

Profitti. La pirateria era un business criminale ma pur sempre un business. Una nave pirata assomigliava ad un’ azienda della Fortune 500. (pag.33)

Morte. Molti marinai non sono però diventati pirati per paura delle impiccagioni in caso di cattura. Tra il 1716 ed il 1726 ne vennero impiccati circa 400, in media 40 l’anno. (pag.194)

Reddito In termini di giustizia e di costi e benefici, i pirati stavano meglio dei marinai.

Uguaglianza politica. Ogni uomo ha un voto negli affari correnti. (Il primo articolo del Codice a bordo della nave del Capitano B. Roberts). (pag.185)

Comandante/1. Erano i membri dell’equipaggio ad eleggere il proprio capitano che poteva anche essere revocato dai pirati stessi, se lo avessero ritenuto inadeguato. (pag.65)

Comandante/2. Nelle navi mercantili il capitano poteva infliggere punizioni corporali pesantissime, sospendere i membri dell’equipaggio dalla retribuzione senza fornire motivazioni, richiedere lavori non previsti nel contratto originale. I marinai potevano richiedere giustizia una volta tornati a terra, presso i tribunali ma questi parteggiavano per i capitani, i giudici appartenevano alla stessa classe sociale. (pag 69)

Comandante/3 Quando si sparge la voce che un pirata è diventato tenero, l’equipaggio comincia a disobbedirgli. I capitani facevano in modo di non apparire mai teneri, torturando brutalmente i prigionieri.(Il pirata Roberts, comandante della Princess Bridge). (pag.248)

Giustizia/1. Il sistema giudiziario che gli ex marinai convertiti alla pirateria applicavano ai comandanti dei mercantili era paragonabile a quello che i carcerieri applicherebbero ai loro custodi. (pag.176)

Giustizia/2. Dopo aver catturato una nave, i pirati interrogavano gli uomini sul trattamento loro riservato dal comandante, se l’equipaggio riferiva che il comandante sie era comportato male, i pirati lo punivano, ricorrendo alla tortura.
(pag.172)

S.p.a gallegianti. Le navi mercantili erano di proprietà di armatori non presenti sulle navi, ingaggiavano i comandati, spesso imparentati, conferendo loro la massima autorità e anche una quota della proprietà delle navi. Da “azionisti di mare solitari” potevano permettersi di fare violenze e abusi di ogni tipo sul proprio equipaggio. (pag.68)

Violenza. Molti mariani identificavano nei maltrattamenti inferti dai comandanti delle navi mercantili la ragione per cui avevano deciso di convertirsi alla pirateria. (pag.42)

Conversione. Una volta entrati nei ranghi dei pirati, i marinai avevano giurato a se stessi di restituire il favore ai comandanti.
Torchio. Due, le opzioni che i pirati lasciavano ai prigionieri: arruolarsi al loro equipaggio o morire. Alcuni prigionieri si convertivano perché i pirati negavano ai coscritti i diritti riconosciuti ai volontari, come la possibilità di partecipare al processo decisionale. Williamo Snelgrave: “le persone apprezzavano generalmente la possibilità di entrare nei loro ranghi”. (pag.180)

Leggi. Gli statuti dei pirati si basavano sulla presenza di leggi che prevenissero il conflitto e creassero una nave ordinata e pacifica. Per questo venivano inibite la violenza ed il furto.(pag. 99)

Punizioni /1 Tra le torture fisiche, la pulizia della chiglia:”trascinare il pirata lungo la chiglia affilata e coperta da gusci di molluschi, fino all’abbondono in un luogo deserto”. (pag.149)

Punizioni /2 I pirati tagliavano il naso e le orecchie del colpevole e poi lo lasciavano a terra, in un luogo dove avrebbe certamente incontrato gravi difficoltà. (pag.171)

Punizione/3 Il capitano Edward Low fece tagliare le orecchie all’attaccatura ad una vittima per aver accennato a resistere. (pag.140)

Statuto. Richard Hawkins: «se qulcuno commette un reato, viene processato dall’intera compagnia». I membri dell’equipaggio lasciavano poi il compito al furiere. (pag 140)

Eternalità «Colui che non terrà le sue armi pulite, pronte per l’uso o trascurerà i suoi compiti, verrà privato della sua quota.
Incentivi. “Colui che avvista per primo una nave, avrà la miglior pistola o la miglior arma leggera che c’è a bordo (Art. 8 statuto dell’equipaggio di Ned Low). (pag.92)

Jolly Roger /1. La bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate aveva un ruolo di primo piano per la massimizzazione del profitto. (pag.120)

Jolly Roger /2. Veniva modificato da chi li usava, arrivando ad una vera personalizzazione. Il drappo nero poteva diventare rosso, ed i teschi sostituiti da scheletri con tanto di discalia. Anche i bucaneri ed i corsari usavano il Jolly Roger, anche se preferivano usarlo assieme alla bandiera della nazione che li aveva assoldati. (pag.145)

Furto pacifico. La jolly Roger assicurava un «furto pacifico». Il desiderio dei pirati di evitare la violenza nasceva dalla volontà di massimizzare il profitto. Uno scontro violento sarebbe stato assai costoso per i pirati, la battaglia rischiava dunque, oltre che aumentare i costi operativi, rischiava anche di ridurre i ricavi. (pag.140)

Testimone. «La bandiera nera con il teschio è il segnale che utilizzano per indicare che non avranno clemenza». La Jolly Roger funzionava come se avessero avuto a disposizone altri 50 uomini, ovvero creava terrore e spesso per questo preveniva una battaglia sanguinosa cha avrebbe ucciso o ferito non solo i marinai, ma anche i pirati. (pag.129)

Impostori. Per intimidire i mercantili inducendoli alla resa, diverse unità della guardia costiera navigavano e combattevano sotto i colori dei pirati. (pag.143)

Europa.Per quasi tutto il periodo d’oro della pirateria, tra il 1716 e il 1726, quando il Jolly Roger compariva più frequentemente, le potenze marittime d’Europa rimasero ufficialmente in pace tra loro. (pag. 129)

Declino. La fine dei pirati ha poco a che fare con i loro difetti ma è dovuto alla maggior determinazione del governo a sterminarli. La popolazione piratesca si dimezzò dai circa 2000 uomini del 1720 a poco più di un migliaio nel 1723. Nel 1723 era ridotta a poche centinaia di individui. (pag. 235)

Governo. La legge incoraggiava i mercantili a difendersi dagli attacchi dei pirati offrendo loro una ricompensa “ non superiore a due sterline per ogni centesimo del carico, della nave e delle merci così difese”. (pag. 194)

Canto del cigno. Il periodo di massimo splendore della pirateria durò poco più di un decennio tra il 1910 al 1920
Canzone piratesca: «Non abbandoneremo mai la nostra bandiera nera; se ci negano i mari, solcheremo l’aria». (pag.14)

Strategie. Per accostarsi alla preda i pirati esponevano bandiere di navi regolari, (rubate alle navi mercantili), ingannando le prede con le insegne amiche. (pag. 124).

Filosofia. «I pirati non hanno alcun dio se non il loro denaro, nè alcun Salvatore se non le loro braccia. (pag.13)

Saker. Per ingannare le navi mercantili venivano apposte coperture di tela per nascondere le feritoie dei cannoni. Il saker poteva raggiungere un obiettivo a quasi un miglio di distanza. (pag. 123)

Il pirata. La corte, che processò parecchi membri dell’equipaggio di Bartholomew Roberts nel 1722, identificò le tre caratteristiche che definiscono un pirata: essersi unito come volontario, aver partecipato volontariamente alla cattura o al saccheggio di una nave, aver accettato volontariamente una quota del bottino. (pag. 185)

I piccoli delinquenti sono esposti spesso ai capricci del fato, mentre i grandi criminali possono diventare padroni del mondo.(Sir Samuel Garth, The Dispensary, 1699)