Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 12/1/2011, 12 gennaio 2011
IN CALABRIA SI PUÒ FARE TUTTO
Alla chetichella. A ridosso tra Natale e Capodanno, ancora una volta, il Consiglio regionale della Calabria ha dato il meglio di sé. Doveva discutere di manovra finanziaria, investimenti e spese. E invece, tra interventi urgenti per combattere la povertà, norme per favorire la lotta alla ‘ndrangheta, agrumicoltura, eolico ed energie rinnovabili, spunta una norma che parla solo alla politica, al suo bulimico ceto e racconta, più di mille saggi cos’è il potere in riva allo Stretto. Il linguaggio è burocratico, ma il significato chiarissimo. Articolo 46 (lntegrazioni alla legge regionale n. 1 del 7 febbraio 2005). Dopo il comma 6 bis dell’articolo 1 della legge regionale n. 1 del 7 febbraio 2005 è aggiunto il seguente comma 6 ter: “Anche in deroga a quanto previsto dall’articolo 4 L. 154/81 e dell’articolo 65 D.lgs. 267/00 le cariche di Presidente e Assessore della Giunta provinciale e di Sindaco e Assessore dei comuni compresi nel territorio della Regione sono compatibili con la carica di Consigliere regionale”. Traduzione: in Calabria, al di là e al di sopra di quanto avviene nelle altre regioni a statuto ordinario, e di quanto prevedono le leggi nazionali, si potrà essere contemporaneamente consigliere regionale e sindaco. E senza limiti di popolazione: da Nardodipace (appena un migliaio di anime) a Catanzaro, capoluogo di Regione.
SENZA CONFLITTI tra le cariche, neppure tra quella di presidente della Provincia e membro del parlamentino regionale . Se poi il notabile di turno non riuscirà a farsi eleggere sindaco, ma porterà ugualmente un sacco di voti per la vittoria della sua coalizione, potrà fare l’assessore, e sempre senza il timore di perdere lo status, stipendi, portaborse, uffici e macchine compresi, di consigliere regionale. La norma, subito ribattezzata della vergogna, è di quelle che piacciono tanto ai teorici delle “riforme” rapide e bipartisan. L’ha presentata Nicola Adamo, ex uomo forte del Pd ora fuori dal partito, è subito è stata accolta con gli applausi da Luigi Fedele, capogruppo del Pdl. Peppe Bova, ex Pd pure lui, si è subito iscritto al partito degli strenui difensori della compatibilità universale. Francesco Talarico, presidente Pdl del Consiglio regionale, ha risposto con durezza alle pochissime critiche: “Noi vogliamo essere giudicati da ciò che facciamo, da come governiamo”. Giuseppe Scopelliti, governatore della Regione, ha preferito lasciare libertà di coscienza ai suoi. Come se lo scandalo del cumulo di cariche, il controllo ferreo del voto che ne deriva, il concentrarsi di un vasto potere nelle mani di una casta di notabili, fosse un tema etico.
E INVECE è uno scandalo in una regione dove, secondo il professor Alessio Rauti, dell’Università Mediterranea, “almeno 19 consiglieri regionali si trovano in stato di doppio o triplo incarico, e questo per cinque di essi si traduce in incompatibilità, ma la giunta di convalida delle elezioni non è stata mai costituita”. Non più incompatibili , quindi. Così Nicola Adamo potrà candidarsi alla guida di una lista civica a sindaco di Cosenza. Peppe Bova, con un Pd allo sbando e che a Reggio Calabria non ha ancora un nome da proporre, potrà coronare il suo sogno di correre per la carica di sindaco. E Luigi Fedele aspirare a ricoprire, oltre quella di consigliere regionale, anche la carica di presidente di una Provincia. Tutti compatibili, anche il consigliere Gianluca Gallo (Udc), sindaco di Cassano Jonico. Quando il Consiglio comunale si è riunito per votare sulla sua incompatibilità ha fatto mancare il numero legale. Pochi giorni dopo è passata la legge vergogna. Alla faccia della democrazia, una cosa che neppure la fervida fantasia di Cetto La Qualunque è riuscita a partorire.