Andrea Brenta, ItaliaOggi 12/1/2011, 12 gennaio 2011
L’ATOMICA IRANIANA SOLO NEL 2015
Teheran non avrà armi nucleari prima del 2015. Dunque, meglio i sabotaggi contro il programma nucleare iraniano che non un attacco preventivo. Fanno discutere le dichiarazioni di Meir Dagan, l’ex capo del Mossad, i servizi segreti israeliani.
Lo scorso 6 gennaio, nel prendere congedo dai suoi colleghi, il 65enne, sempre discreto in pubblico e famoso per la sua franchezza, ha lasciato i diplomatici israeliani e stranieri di stucco quando ha affermato che, dal suo punto di vista, l’Iran non disporrà dell’atomica prima del 2015.
Dagan, sostituito dal 1° gennaio dal suo ex numero due Tamir Pardo, non poteva ignorare che, evocando una data posteriore a quella finora avanzata da esperti e responsabili israeliani, egli avrebbe adottato una posizione parzialmente in contrasto con quella del premier Netanyahou.
Il primo ministro infatti non cessa di mettere in guardia dal pericolo «esistenziale» che il programma iraniano rappresenta per Israele e dalla sua imminenza. Dagan propone anche una strategia molto diversa da quella di Netanyahou, il quale si è sempre mostrato fautore di un’azione preventiva. Per l’ex numero uno del Mossad, al contrario, Israele non dovrebbe lanciarsi in un’operazione militare contro Teheran se non in caso di attacco.
Queste dichiarazioni hanno però anche un altro risvolto: offrono al regime del presidente iraniano Ahmadinejad un notevole vantaggio diplomatico. Teheran infatti potrebbe chiedere conto all’Occidente del perché continua a sanzionare pesantemente il popolo iraniano quando lo stesso Israele riconosce che la pretesa minaccia nucleare è lontana.
Lo stato di avanzamento del programma nucleare iraniano è stato oggetto delle ipotesi più azzardate, basti pensare che nel 2003 i servizi dell’esercito israeliano prevedevano che l’Iran potesse raggiungere la capacità nucleare nel 2007.
L’ipotesi di Dagan si basa su una serie di fatti che hanno ritardato il programma iraniano: omicidi e sparizioni di scienziati, sabotaggi di aerei e laboratori nucleari, guasti agli impianti che devono produrre l’uranio arricchito provocati da virus informatici. Una serie di sabotaggi per i quali a dar man forte al Mossad ci sono stati anche la Cia e l’MI6 britannico. Ma il lavoro grosso è stato fatto dai servizi segreti israeliani.
E le parole del neopensionato Dagan suonano come un omaggio all’azione del Mossad e dunque anche al proprio operato.