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 2011  gennaio 10 Lunedì calendario

STRAGE, AMERICA SOTTO SHOCK

«L´orrore è stato programmato. Hanno fatto di questa mia terra la Mecca dell´oscurantismo, del pregiudizio bigotto. Per questo è stata colpita una donna fantastica, una deputata onesta che serve la nostra nazione». Ha gli occhi rossi per la notte insonne, ha la voce roca lo sceriffo di Tucson, Clarence Dupnik.
Nella sua città atterrita dalla strage, dove Gabrielle Giffords sopravvive per miracolo ma rischia lesioni irreversibili, e sei famiglie piangono i loro morti, lo sceriffo non ha tempo per il lutto. Tucson si scopre la capitale del nuovo odio americano, il laboratorio di una violenza che può dilagare senza argini, e il capo della polizia vuole urlare che questa scia di sangue non è fatalità. «Molti devono farsi un esame di coscienza - dice Dupnik - c´è gente nelle tv e le radio della destra che ha trasformato l´odio per gli avversari politici in un business. Degli individui squilibrati come Jared Laughner, l´autore della strage, reagiscono al vetriolo che viene fuori da certe fonti: gli inviti ad abbattere lo Stato, gli slogan che aizzano la rabbia delle folle. Il fango che monta nel paese è mortale, e l´Arizona è l´epicentro di questa vergogna». L´Fbi gli dà ragione, da ieri le milizie della "supremazia bianca" sono una delle piste: gruppi armati di estrema destra che nuotano nel mare di una cultura dell´intolleranza.
Ecco il luogo della tragedia: all´apparenza, un pezzo di tranquilla provincia americana. L´ubiquo ipermercato Safeway, una delle insegne onnipresenti in tutti gli States, anche qui è in uno shopping mall suburbano circondato da fast-food, cinema multiplex, lavanderie automatiche. Ma l´ultimo sprazzo di normalità è finito alle 9.58 di sabato mattina, quando su Twitter la Giffords invitò qui gli elettori del suo collegio: «Venite a parlarmi, raccontatemi i vostri problemi». «E´ stato un attimo - racconta uno dei volontari del partito democratico che organizzava il comizio, il 19enne Alex Villec - quel ragazzo dall´aria cupa si è avvicinato chiedendo di parlarle. Gli ho detto di mettersi in fila. 30 secondi dopo è tornato, spingendo i tavolini, si è avventato su Gabrielle, è stato il finimondo». «Stavamo parlando proprio di Medicare, di riforma sanitaria», ricorda Matthew Laos che è scampato per miracolo alla raffica di spari. Oggi lo shopping center porta i segni di una battaglia. Penzola ancora vicino a Safeway lo striscione "Il Congresso fra voi: incontrate Gabrielle Giffords". Ma è isolato da ragnatele di nastri adesivi gialli, "no-trespass", i cordoni della polizia scientifica impegnata nelle perizie. Fuori dal perimetro proibito, una folla muta sfila e lascia tanti piccoli altarini: candele accese, foto delle vittime, bandiere americane, qualche segno della pace tracciato sull´asfalto. Delle lettere di condoglianze, di affetto. E anche di denuncia. La più terribile è un foglio con su scritto: "Missione compiuta, Sarah Palin!" Lo ha firmato Markos Moulitsos, per ricordare che la leader della destra populista mise Gabrielle Giffords tra i "bersagli del tiro a segno". Era l´epoca della riforma sanitaria, la Palin guidava l´opposizione contro il "socialismo sanitario" di Obama, tutti i colpi erano consentiti. "Un tiro a segno figurato, politico", precisò la Palin, che ieri però ha improvvisamente cancellato quella mappa dei bersagli dal suo sito. C´è un´altra Tucson che in queste ore rimane a casa, asserragliata nelle paure e nei veleni che hanno indurito questa terra. Qui dove fu governatrice la progressista Janet Napolitano, oggi la destra controlla i due terzi degli elettori. Quella che pochi anni fa era la Sun Belt, la cintura del sole, nuovo polo d´attrazione dell´industria verde e hi-tech, dopo la recessione è una terra di promesse deluse, risentimento e rancori.
Riemersa dal coma - «risponde agli stimoli» annunciano i medici - la Giffords nel suo letto al Policlinico della University of Arizona sta ricordando in queste ore un´escalation di avvertimenti sinistri. In un´intervista alla Msnbc commentò così il "tiro a segno" della Palin: «Non si è mai visto nulla di simile. Quando si usano certe immagini, bisogna aspettarsi delle conseguenze». E le conseguenze c´erano già state. Un attacco al suo ufficio di Tucson, i vetri sfondati a sprangate. Più grave, nell´agosto 2009 in pieno scontro sulla riforma sanitaria, la polizia di Tucson aveva arrestato un dimostrante con la pistola nella cintura. Era arrivato a pochi metri dalla Giffords. Anche allora, sul piazzale di un supermercato. Alla fine questo sabato una pallottola l´ha raggiunta, centrata alla testa, poi è uscita per miracolo senza ucciderla. «La mia Gabby mi ha riconosciuto», mormora singhiozzando il marito astronauta, Mark Kelly, arrivato sabato su un jet della Nasa. Lo ha rincuorato la telefonata di Barack Obama: «Tua moglie è una roccia, più forti di così non ne fanno, preghiamo insieme e si salverà». I medici confermano un cauto ottimismo: il proiettile non ha traversato i due emisferi cerebrali, sopravviverà, anche se non si sa in quali condizioni. Obama ha mandato qui il capo dell´Fbi, Robert Mueller, perché l´indagine va coordinata ai massimi livelli. E´ una strage di Stato, può preludere a un escalation di violenze terroristiche di stampo "domestico", lo stesso presidente è in pericolo. La polizia è a caccia di un secondo sospetto, la cui immagine è stata ripresa dalle videocamere di vigilanza del shopping center: maschio, bianco, tra i 40 e 50 anni. «Laughner - conferma lo sceriffo - non ha agito da solo, è venuto con qualcun altro, chi lo ha accompagnato è coinvolto nell´attacco». Torna lo spettro del massacro di Oklahoma City (1995): un solo esecutore condannato, Timothy McVeigh, ma dietro di lui le potenti milizie della "supremazia bianca".
«Nessuno qui nel distretto conosce la grammatica inglese»: fra le tante farneticazioni del 22enne Jared Laughner, più volte nei guai al college (anche per droga) e respinto dall´esercito, quella frase immortalata su MySpace evoca le polemiche contro gli immigrati ispanici. Un cavallo di battaglia della destra xenofoba è l´esame obbligatorio d´inglese come barriera per il permesso di residenza. Proprio Tucson è diventata, con l´ascesa della destra repubblicana, il laboratorio delle politiche anti-immigrati. Crudele destino, per una città di frontiera che ha cambiato colore etnico almeno tre volte nella sua storia. In mezzo al deserto, a 100 chilometri dal confine messicano, con 550.000 abitanti di cui il 40% latinos, per questi ultimi Tucson rimane El Pueblo Viejo: non dimenticano che fu catturata dal Battaglione Mormone nella guerra tra Stati Uniti e Messico, poi annessa agli Usa nel 1853. Ma gli ispanici a loro volta l´avevano rubata a tribù paleo-indiane insediate 12.000 anni prima. Una città di usurpatori; dove gli ultimi arrivati cavalcano la caccia allo straniero. Obama ieri ha telefonato anche ai familiari della vittima più illustre: il giudice federale John Roll, "morto per caso", perché era andato a fare la spesa da Safeway e si era fermato a salutare la deputata. Ma le pallottole potevano essere destinate a lui. «Centinaia di minacce di morte, aveva ricevuto - dice il suo assistente - perché nel 2009 osò accogliere un ricorso presentato da alcuni immigrati messicani contro un proprietario di ranch. Come rappresaglia, al giudice Roll qualcuno giurò che avrebbe sterminato la sua famiglia».
A Washington il nuovo presidente della Camera John Boehner annuncia il rinvio del voto per abrogare la riforma sanitaria di Obama, proprio quella che può avere determinato la "condanna a morte" della Giffords, ma è solo una tregua per lutto. Qui in Arizona, il senatore repubblicano John McCain e la governatrice Jan Brewer recitano all´unisono: «Grande dolore, solidarietà per le vittime e i familiari, una giornata di vergogna per il nostro Stato». Ma fu la Brewer a lanciare l´Arizona sulla scena nazionale come lo Stato più oltranzista contro gli immigrati, con la sua legge (poi bocciata perché anticostituzionale) che dava poteri speciali alla polizia contro gli stranieri. McCain nel 2010 pur di farsi rieleggere si è allineato col Tea Party: demonizzando la riforma sanitaria, cavalcando la campagna anti-immigrati. Oggi perfino un repubblicano di Tucson, Jim Kolbe, ammette: «Il dibattito sugli immigrati ha avvelenato l´aria in questa città». Anche su quello la Giffords aveva sfidato la destra, opponendosi ai "poteri speciali".
Kolbe è un´eccezione, non c´è autocritica tra i maggiorenti repubblicani dell´Arizona. La Brewer e McCain hanno scelto la linea: «L´attentatore è uno squilibrato, chi politicizza questa tragedia fa un gioco squallido». Gli fa eco la Fox News: «Un pazzo senza partito, leggeva anche testi di sinistra». I teorici del folle isolato puntano il dito sui deliri della sua pagina MySpace, e l´ultimo saluto rivolto ad amici che non aveva: «Non arrabbiatevi con me».
Il presidente del partito democratico locale, Jeff Rogers, teme che non bastino sei vittime per arrestare la barbarie: «Qui la destra aveva già messo all´ordine del giorno la libertà d´introdurre armi perfino dentro le scuole. Non so se riusciremo a fermare questa deriva». L´America impara mai qualcosa dai lutti nazionali? Robert de Vido del giornale Tucson Sentinel è scoraggiato: «Obama in tv ci ha detto: quello che gli americani fanno in una tragedia come questa è unirsi e sostenersi. Io però aggiungo: quello che non facciamo neanche dopo una carneficina, è sfidare il tabù delle armi». Eppure, rivela lo sceriffo, «Laughner aveva già minacciato di uccidere». La sanità universale, il permesso di soggiorno: no. Ma le armi, quelle sì sono a portata di tutti.