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 2011  gennaio 09 Domenica calendario

articolo + infografica - MORÌA DI TORTORE E ASSALTI DI CORNACCHIE QUALCOSA SI È ROTTO NEI NOSTRI CIELI - SUCCEDONO cose strane nei cieli d´Italia

articolo + infografica - MORÌA DI TORTORE E ASSALTI DI CORNACCHIE QUALCOSA SI È ROTTO NEI NOSTRI CIELI - SUCCEDONO cose strane nei cieli d´Italia. Tortore che vanno a farsi il cenone di fine anno nelle distillerie e nei mangimifici di Romagna. Nubi d´uccelli che si calano dal cielo per una grande abbuffata a base di semi di girasole e vinacce e poi muoiono a migliaia, a pancia piena, forse ubriachi, col cuore e il fegato fulminati dalle tossine. Tortore dal collare, stecchite sotto i loro alberi-dormitorio insieme a famiglie di piccioni. Succede pure che nella pianura l´ecatombe semini allarme-epidemia e paura per l´uomo e poi si scopra invece una storia di fame e di freddo, una delle tante - spesso ignorate - che segnano la Penisola nelle tempeste del clima e dei veleni di cui gli uccelli sono grandi indicatori. Accade così che dopo l´allarme e i catastrofismi delle previsioni apocalittiche, l´allarme medesimo rientri e l´episodio - anche se il contagio non è stato ancora escluso dalle autorità - si sveli circoscritto alla zona di Faenza, e quindi sia niente affatto "globale". Nulla a che fare con i corvi morti in Svezia, o con l´impressionante moria nel Minnesota, dove uccelli sono letteralmente caduti dal cielo. Nel Nord Europa le bestie si sono rotte le ossa sbattendo contro vetrate per lo spavento dei botti di Capodanno; e nel Nordamerica sono morte - forse - per qualcosa di simile all´influenza aviaria che ha colpito l´Europa nel 2005. Il rimbalzo tra gli eventi è solo mediatico, dunque perché preoccuparsi? Il fatto è che questi episodi slegati, sommandosi, indicano qualcosa di più grave ancora: la rottura di un equilibrio. Dicono che c´è qualcosa di malato nei cieli d´Italia e d´Europa, che siamo di fronte a una mutazione del clima, della qualità dell´aria e del cibo, e questa mutazione avviene senza che l´uomo - che è il primo responsabile - sia in grado di avvertirla. Ma ecco gli uccelli ci dicono qualcosa. Come i canarini che venivano portati nelle miniere per segnalare, morendo, le fughe di gas Grisou. Oggi accade la stessa cosa, ma non più nel chiuso di una miniera. Oggi succede nell´aria libera. Con il vorticare lugubre di gabbiani sopra i rifiuti napoletani o le feste del sabato sera nelle strade della Padania. Con l´assalto delle cornacchie metropolitane ai nidi delle specie autoctone nei boschi. O con l´episodio romagnolo della calata in massa di tortore e piccioni affamati dall´inverno su mucchi di mangime, cibo fermentato che l´umidità o la cattiva conservazione ha reso tossico per lo meno agli animali. «Il virus è una cosa che si diffonde su scala più vasta, ma soprattutto è pigro, più imbranato del veleno; colpisce un individuo alla volta, non lascia un campo pieno di cadaveri come è accaduto nel Faentino». Mauro Delogu, ecologo delle malattie aviarie all´università di Bologna, non teme di sbilanciarsi anche se le autopsie sono ancora da fare. «Morìe del genere erano già avvenuta in questa stagione, per le stesse ragioni». C´è fame, non ci sono più sementi, l´inverno è specialmente freddo, e le tortore si buttano sul cibo in stoccaggio esattamente come farebbero uomini affamati davanti a un piazzale coperto di pasticcini. Niente epidemia mondiale dunque. Ma ciò che allarma è il suo contrario, il fatto che queste morti avvengano in assenza di epidemie, lo stato di sofferenza "ordinario" di merli, stormi, passeri, pettirossi, ghiandaie, api e insetti di ogni tipo che segnalano prima altri animali la crisi dell´habitat. La mutazione climatica per esempio. Da una parte l´incrudimento selvaggio degli inverni che spinge verso il Mediterraneo gru, oche selvatiche e aquile anatraie. Dall´altra una tropicalizzazione veloce che spinge a Nord specie africane come le locuste, le farfalle monarca o passeracei colorati di nome gruccioni. Potenti indicatori del clima, che dicono come la fascia temperata si stia restringendo. C´è caos nei cieli, tutto cambia in silenzio e a velocità crescente da quota zero fino alle rotte dei jet. Nelle paludi e lagune tra il Delta del Po e le foci dell´Isonzo, l´ornitologo Fabio Perco segnala per esempio fino a quindicimila oche selvatiche, di cui tremila nella sola riserva naturale dell´Isola della Cona, a Ovest di Monfalcone; addensamenti mai visti nell´Italia del Nord, che chiamano bird-watchers e naturalisti da mezza Europa. Non occorre lo zoom o il cannocchiale per vederle banchettare nelle paludi o pattugliare i canneti nella pioviggine, chiuse nei loro branchi color bianco fosforo, i colli guardinghi a periscopio. Chissenefrega se aumentano le oche, dirà qualcuno; per l´uomo non cambia nulla. Sbagliato. Qui è peggio di un cambiamento, è una mutazione biblica. Qualcosa che va oltre l´uomo, perché tocca il suo ambiente, dunque la sua casa. È quanto accade con le monoculture totalitarie. «Oggi - osserva De Logu - basta un cambiamento del prezzo della soia o dell´entità dei contributi europei a una certa coltivazione, perché nei cieli ci sia una strage. L´ambiente viene modificato nel giro di settimane, con sottrazione improvvisa di riserve alimentari libere. Non esiste al mondo nessuna malattia capace di fare danni altrettanto velocemente». Ma ecco che, mentre il freddo polare scende a intervalli nel cielo d´inverno, il caldo - fatte le somme - svela la sua supremazia finale. Per capire che l´Africa si migrando verso le Alpi basta leggere "bazzecole" come lo stato di sofferenza del gallo cedrone, costruito per la neve; o i rapporti veterinari sul merlo europeo, che per la prima volta è attaccato in Italia da malattie africane come l´"Usutu"; oppure le ricerche sulle grandi farfalle del Maghreb che hanno raggiunto la Toscana; o gli avvistamenti di gruccioni che una volta passavano il Mediterraneo in sparute avanguardie e oggi nidificano a migliaia nella Penisola. In mezzo a questo traffico nei cieli, la portaerei-Italia assiste a cose mai viste. Le locuste che fino a ieri arrivavano in Sicilia e Calabria esauste, alla spicciolata e dopo aver già fatto le uova, oggi eleggono l´Italia a frontiera Nord della fecondazione, il che significa che in brevissimo tempo potrebbero entrare in frenesia riproduttiva e divorare interi campi di grano, in una migrazione biblica delle piaghe d´Egitto verso settentrione. Lo stesso vale per un determinato tipo di encefalite dell´uomo che fino a ieri non andava oltre la Toscana, e oggi ha già attraversato la Padania sulla groppa di moscerini. Di nuovo bio-indicatori che viaggiano, impalpabili, sull´aria. «Giorni fa a Roma non potevo credere ai miei occhi - racconta De Logu - una cinquantina di pappagallini della Mongolia in formazione, parrocchetti monaci di colore verde e grigio-cenere, mi sono volati sopra la testa in pieno centro. Sono animali portati dall´uomo e poi sfuggiti alla cattività, come i cosiddetti "tessitori", passeriformi africani importati e venduti nei negozi, fuggiti dalle gabbie e poi acclimatati». Me pochi se ne accorgono. Sopra di noi c´è un traffico aereo immenso e dimenticato, che manda messaggi disperati a una torre di controllo che non ascolta. Gli uomini continuano a guardare il cielo senza capire, e il mondo come se ne fossero fuori.