Serena Danna, Il Sole 24 Ore 9/1/2011, 9 gennaio 2011
DIMMI CHI SEGUI E TI DIRÒ CHI SEI
Sebbene molti commentatori ritengano Twitter più serio-informativo-impegnato del fratello maggiore Facebook, ammettiamo una cosa: un po’ di voyeurismo non guasta anche tra una riflessione sulla fame nel mondo e la segnalazione di un articolo interessante. Il social network che cinguetta, oltre a essere un canale per appoggiare la protesta dei giovani di Teheran o promuovere il nuovo testo del nostro scrittore preferito, è un modo per sbirciare più da vicino il pensiero e le caratteristiche di personaggi pubblici.
Se volete provarci, sappiate che più dei tweets – i pensieri in 140 caratteri – o delle foto, quello che davvero può dire molto di qualcuno sono i suoi «following»: ovvero le persone che «segue»; quelle che ne meritano l’attenzione al punto da essere disposti a ricevere aggiornamenti sulle loro attività in tempo reale.
Per avere, ad esempio, un’ulteriore prova della differenza di stile tra il presidente americano Barack Obama e quello russo Medvedev, basterebbe dare un’occhiata alla lista degli inseguiti. Obama, che ne ha più di 700mila, condensa nel suo elenco – pieno come è di lavoratori e lavoratrici statunitensi – la magnanimità di mamma America: c’è Becs Johnson che si presenta con «amo Gesù e il té, specialmente l’earl grey»; Jessica Lynn King che ha «21 anni e un meraviglioso bimbo di 21 mesi». Ci sono giardinieri portoricani, idraulici colombiani, ristoratori italiani e così via.
L’attenzione di Medvedev cade invece su 13 persone: e a parte i profili dei vari ministeri del Cremlino, il suo canale in russo e la scuola di management che ha frequentato da ragazzo; troviamo Obama, l’ex governatore della California Schwarzenegger (che ha accolto il presidente russo a ottobre per avviare una partnership commerciale tra Mosca e lo stato americano in difficoltà) e il presidente del consiglio europeo Van Rompuy, che è meglio tenersi buono visti i rapporti non sempre facili tra il Cremlino e Bruxelles.
Noiosamente «da palazzo» i profili di due donne della politica globale: l’ex presidente della Camera americana Nancy Pelosi e la leader argentina Cristina Fernández, che hanno in lista solo colleghi e neanche troppo internazionali. Ci fosse stata Evita Peron ai tempi di Twitter, avrebbe certo scelto uno stile alla Obama.
Sul fronte europeo, la tradizionale «spocchia» parigina è ribadita dal numero di persone seguite dal canale dell’Eliseo: zero. Confermato, grazie a Twitter, anche il peso dell’Italia sullo scacchiere internazionale: il nostro paese non ha un canale ufficiale nel microblog.
Le liste di «following» di alcuni personaggi sono decisamente prevedibili: quella del ceo della Apple Steve Jobs, è un insieme di «geeks», appassionati di Mac, canali dei grandi gruppi editoriali dedicati alla tecnologia e reporters «della Silicon Valley» come la brava e divertente Sarah Lacy.
Anche il profilo del regista Tim Burton sfiora la prevedibilità, pieno come è di ninfette turbate (Rebecca Boog, 19 anni, «fidanzata di Dracula» o Alice Maravilha «sonnolenta e confusa») in grado di alimentare il serbatoio di suggestioni dark del regista di Alice nel paese delle meraviglie.
Ma arrivano le sorprese: è il caso dell’elegante regina Rania di Giordania, che, tra le notizie di un’associazione umanitaria e l’altra, riceve i pensieri del prestante Cristiano Ronaldo, calciatore del Real Madrid.
Così il fondatore della Microsoft Bill Gates, che ha selezionato tra i suoi 62 following (fondazioni per la ricerca scientifica, diritti umani e charity) la starlette non-protagonista di High School Musical, Ashley Tisdale.
Cosa aspettarsi dal visionario e oscuro regista David Lynch se non ex-galeotti, scienziati matti e predicatori religiosi? Invece ecco la più classica delle scelte: la coppia del cinema Demi Moore e Ashton Kutcher (a cui spetta senza dubbio il titolo di primi esploratori e sperimentatori del mezzo), qualche museo d’arte contemporanea e personalità del mondo del cinema. Il regista di Elephant man e Twin Peaks è l’unico following del musicista di elettronica Moby, che adora talmente tanto Lynch da avergli affidato la regia del video Shot in the back of the Head.
Il cattivo della letteratura americana Bret Easton Ellis vanta tra i personaggi degni del suo tempo un tale The Fat Jew ritratto nudo con un pony al guinzaglio e una catena d’oro al collo, una modella di Victoria Secret’s e la trasgressiva figlia di Bob Geldof, Peaches.
Che tenerezza scoprire che il campione di ciclismo Lance Armstrong, che ha sconfitto un cancro ai testicoli nel 1996, segue online il suo dottore di Palo Alto Darren Phelan. Mai sottovalutare i «buoni» però. L’associazione appoggiata dal ciclista sul suo profilo ha un nome che dà il metro della carica delle sue battaglie: «Let’s fuck cancer».