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 2011  gennaio 09 Domenica calendario

Da Gramsci al Migliore in mostra 70 anni del Pci - Attorno all’Acquario Romano da alcuni giorni i camion stanno scaricando scatoloni su scatoloni, sui quali compare una scritta enigmatica: «Pci, mostra sul comunismo»

Da Gramsci al Migliore in mostra 70 anni del Pci - Attorno all’Acquario Romano da alcuni giorni i camion stanno scaricando scatoloni su scatoloni, sui quali compare una scritta enigmatica: «Pci, mostra sul comunismo». Cosa contengano di preciso quegli involucri imballati nessun lo sa e persino Ugo Sposetti, uno degli artefici dell’iniziativa, fa il misterioso: «Vedrete, sarà una bella mostra, di più non so...». Già tesoriere dei Ds, da anni supervisore del patrimonio che proviene dal Pci, comunista all’antica, il compagno Sposetti fa un po’ il gigione. Sa bene che durante le feste di Natale, nella sede che ancora appartiene ai Democratici di sinistra - e dove lui ha il suo ufficio - i funzionari della exQuercia hanno lavorato a tempo pieno per la realizzazione della mostra “Avanti popolo, il Pci nella storia d’Italia”, che verrà inaugurata il 14 gennaio, in occasione del novantesimo anniversario della nascita del Partito comunista italiano. La mostra racconterà i settanta anni di storia del Pci, dal 1921 al 1991 e anche se un’aura di mistero circonda i reperti che verranno esposti, si sa che la Fondazione Gramsci e quella del Cespe (depositarie degli archivi del Pci) assieme alla Fondazione dei Democratici di sinistra hanno messo a disposizione l’intero patrimonio. E dunque è facile immaginare che saranno esposti i cimeli più significativi della storia del Pci. Reperti ad alta intensità emotiva, non soltanto per chi ha militato in quel partito, sciolto venti anni orsono. E dunque, vecchissime tessere consumate nelle tasche dei militanti o nascoste durante il ventennio fascista, bandiere rosse con la falce e il martello, volantini sbiaditi, murales di anni lontani, minute di verbali di sezione, busti di capi comunisti. Accanto al patrimonio delle memoria militante, saranno esposti alcuni dei quadri che grandi pittori - come Renato Guttuso, Ennio Calabria, Mario Schifani, Alberto Sughi - regalarono al partito nel dopoguerra. E si preannunciano anche reperti sfiziosi come il servizio da caffè col quale Palmiro Togliatti allietava gli ospiti dei partiti fratelli. O qualche intellettuale organico salito al piano nobile del “Bottegone”. Già, Togliatti. Proprio il “Migliore” (leader del Pci nella stagione stalinista e in quella democratica), questa estate era stato il protagonista involontario di una gaffe. Il 20 agosto, quando tutti erano in vacanza, l’ufficio stampa del Pd aveva annunciato che l’indomani una delegazione del partito avrebbe deposto una corona sulla tomba di Togliatti, in occasione del quarantaseiesimo anniversario della morte. Iniziativa originale non soltanto perché Togliatti è stato un grande ma controverso leader del Pci, ma anche perché - come fece notare allora Arturo Parisi, «non si ricordano eguali commemorazioni annuali per il quarantaseiesimo anniversario di grandi esponenti democratici». Una sorta di tic quella corona al Verano che aveva riproposto, con tanto di “prova”, la riserva espressa dai dirigenti del Pd di estrazione non-Pci circa il permanere di mentalità e di un egemonismo di tradizione comunista. Anche per questo motivo Sposetti ha fatto le cose per bene. Il Pd non c’entra nulla con l’organizzazione della mostra: l’esposizione, sotto l’egida degli eventi per i 150 anni dell’unità, è “firmata” dalla Fondazione Gramsci e Cespe, nel passato entità “satellite” del Pci, ma oggi estranee al Pd. Spiega Sposetti: «Una mostra che è un atto dovuto: il Pci è un partito che appartiene alla storia nazionale, ma che ha concluso politicamente la sua vicenda». E il professor Parisi che tante volte ha duettato con Sposetti, annuisce: «Formalmente un’operazione ineccepibile e apprezzabile, perché chi celebra la storia del Pci come un fatto compiuto sembra prenderne commiato. Un’operazione che sfugge alle rimostranze di chi solitamente recrimina sulla classe dirigente ex Ds, comunisti senza comunismo, che non hanno preso commiato da nomi, simboli e linguaggio del passato». La mostra non si fermerà a Roma. E destinata a diventare itinerante e per il momento sono previste soste a Livorno (la città dove il Pci nacque dopo la storica scissione dal Psi), a Genova, a Perugia, a Milano, a Bologna. Potrebbero essere in tanti a vederla e Paolo Gentiloni, un altro dei fondatori del Pd che non viene dalla storia del Pci, non se la prende: «L’operazione è legittima e nobile, anche se scherzando, ci si potrebbe chiedere: coloro che visiteranno la mostra, penseranno al film “Goodbye Lenin”? Immagineranno di trovarsi davanti ad un pezzo di storia o sogneranno?».