GIOVANNI CERRUTI, La Stampa 9/1/2011, pagina 5, 9 gennaio 2011
La pasionaria del Tricolore “sfrattata” dal balcone - L’ unica è immaginarsi un cancelliere perfido, leghista e colto
La pasionaria del Tricolore “sfrattata” dal balcone - L’ unica è immaginarsi un cancelliere perfido, leghista e colto. Uno capace di mettere timbro, firma e data dello sfratto esecutivo con scadenza proprio il 7 gennaio, giusto il giorno del 150˚ compleanno del Tricolore. «O è andata così, ma ci credo poco, oppure è davvero un’amara coincidenza», dice lei: «Lo so che succede a tanti, ma fosse capitato un altro giorno sarebbe stato meno doloroso». Perchè lei, Lucia Massarotto, è la Signora del Tricolore. Dalla sua finestra veneziana è lei che da 15 anni sventola la bandiera davanti a Umberto Bossi. Celeberrima la patriottica replica: «Il "Triculore" lo metta al cesso, signora!». L’"amara coincidenza" è che mentre a Reggio Emilia il Presidente Napolitano invoca il rispetto della bandiera la signora Lucia, nel suo appartamento in Riva dei Sette Martiri, passa la giornata con il magone. Non solo per il citofono che potrebbe suonare, non solo per l’ufficiale giudiziario che potrebbe bussare al terzo piano. «E’ che penso ai 15 anni che se ne sono andati. Quello che ha detto il Presidente, e sia chiaro che lo ricordo con tutto il rispetto possibile, io lo dicevo allora, l’ho ripetuto sempre e l’ho insegnato ai miei figli. Mi sarebbe piaciuto sentire parole così autorevoli e chiare anche in tutti questi anni». A Reggio Emilia, alla Festa dei 150 anni del Tricolore, la signora Lucia quest’anno non è stata invitata. «Era successo un paio di volte in passato - dice -, ma non potevo andare: non sono un politico, sono una persona normale, lavoro». La invitavano perchè allora e da allora Lucia è diventata un simbolo. Tre anni prima di Carlo Azeglio Ciampi era stata lei, cittadina senza partito, «a difendere la bandiera e i valori che rappresenta». Con Bossi ogni anno sotto la finestra, i primi ani furibondo: «Quel "Triculore" davanti agli occhi è una provocazione - rispondeva nelle interviste - Per noi padani vuol dire oppressione e sfruttamento». Ma se ha una preoccupazione, adesso, non è per la bandiera. E’ per lo sfratto. «E’ per come vanno le cose nel nostro Paese, dove diminuiscono occupazione e diritti». Lucia lavora in un albergone per turisti, contratto a mezza giornata. «Mille euro al mese e sento il nostro Premier dire che tutto va bene e bisogna essere ottimisti. Io ho lo sfratto perchè non posso permettermi 900 euro d’affitto, e so che non sono l’unica. Però, pur non essendo Presidente della Repubblica, o Premier, o ministro il mio tricolore lo difenderò sempre davanti a chi insulta la bandiera. Perchè mi hanno insegnato a difendere i miei valori morali». A settembre, quando Bossi e i leghisti torneranno in laguna, il tricolore e la signora Lucia non ci saranno più. Sfrattati. «Difficile che i nuovi inquilini seguano il mio esempio -dice Lucia- Solo io so quante me ne hanno combinate, tra telefonate, lettere, "togli la carta igienica dalla finestra", un copione scritto dal loro cattivo maestro». Aspettando lo sfratto Lucia e il Tricolore sperano in una casa del Comune. E lei, prima di salutare, ha una raccomandazione: «Ricordate sempre che casa mia è in Riva dei Sette Martiri, dove sette ragazzi sono stati fucilati dai nazifascisti. Io il tricolore lo mettevo anche per loro».