Marinella Correggia, il manifesto 09/01/2011, 9 gennaio 2011
OVAIOLE DI TUTTO IL MONDO... LE CONDIZIONI DEL MERCATO AVICOLO
Sorpresa. Quanto a uova, con i suoi 200 milioni di galline ovaiole l’India è diventata il terzo produttore mondiale dietro a Usa e Cina, che a sua volta ha superato gli yankee quanto a produzione di carne di pollo. La nazione di Gandhi è anche la prima esportatrice mondiale di carne di bufalo e la quarta di farine di soia come mangime. L’ormai estesa classe media dell’India ritiene segno di «aggiunto benessere» mangiare sempre più prodotti animali. Molti meno, comunque, della media dei paesi occidentali e della stessa Cina. Gli indiani - rileva il rapporto Veg or Non-Veg? India at the Crossroad realizzato dall’organizzazione Brighter Green - mangiano a testa trenta volte meno carne degli statunitensi; e si «accontentano» di 48 uova all’anno, contro le 345 dei messicani (record mondiale) e le 200 degli italiani.
L’industria dei polli e delle uova è in continua crescita. Secondo le statistiche del Global Industry Analists, il consumo mondiale di uova arriverà a 1.150 miliardi di unità nel 2015. Uno studio del soddisfatto ThePoultrySite, sito dedicato agli allevatori, spiega che il trend è mondiale, anche se nei paesi ricchi, per timore del colesterolo aumenta la propensione per le uova «nascoste» in altri alimenti.
Dietro questi numeri, ecco i «produttori». Come numero di ammazzati totali, polli e galline sono secondi solo ai pesci. A livello mondiale vengono allevati ogni anno 30 miliardi di polli da carne e 5 miliardi di galline di razza ovaiola (oche, anatre e tacchini sono solo qualche centinaio di milioni). Negli allevamenti intensivi che ovunque sono la grande maggioranza i maschi di razza ovaiola, altri miliardi di pulcini, sono eliminati con il gas o triturati entro poche ore dalla nascita in quanto considerati poco produttivi quanto a resa carnea. Le galline ovaiole rimangono in produzione solo un anno o poco più, poi sono uccise. I polli da carne durano in vita dai 45 ai 60 giorni.
Le condizioni negli allevamenti avicoli intensivi sono pessime: capannoni con spazi ristretti ammorbati dall’ammoniaca delle deiezioni, mutilazioni provocate, violenze fino all’esecuzione finale. Va meglio negli allevamenti biologici e all’aperto, quanto a condizioni di vita più che a durata della stessa (le uova che vi provengono riportano la dicitura: «da galline allevate all’aperto»).
L’unica parzialmente buona notizia viene dall’Unione Europea: la direttiva 1999/74/CE del Consiglio, recepita da tutti gli stati membri, prevede entro il primo gennaio 2012 il divieto di intassare le galline ovaiole in gabbie di batteria di ferro. Salvo scappatoie nazionali, quel 70% dei 340 milioni di ovaiole europee (40 milioni in Italia) che ogni anno vivono ancora sospese in uno spazio di un foglio A4 scenderanno a terra, anche se avranno da dividere in quindici un metro quadrato.
Cosa mangino polli e ovaiole, ogni tanto viene a galla. I polli alla diossina invasero l’Europa nel 1999, partendo dal Belgio. I polli esportati anche in Africa dal Brasile sono imbottiti di antibiotici ancor più di quelli europei. Negli Usa ai mangimi sono aggiunti scarti dei mattatoi. Due anni fa la melamina fu trovata nel latte e nelle uova prodotte in Cina. L’anno scorso è stato la American Chemical Society ha attirato l’attenzione sull’arsenico contenuto nei mangimi per pollame. I mangimi non bio sono Ogm. E una nuova frontiera del feed (alimentazione per stalle) è il Ddgs, un derivato della distillazione del mais per farne etanolo. Non si butta via niente. A proposito, anche la mefitica pollina in Italia è fonte di reddito: riceve gli incentivi verdi se bruciata a farne biogas.