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 2011  gennaio 03 Lunedì calendario

L’alfabeto di un anno

Ripercorriamo l’anno 2010 (e gli ultimi fatti) con un piccolo alfabeto.

Afghanistan A Lisbona, lo scorso novembre, i capi di Stato e di governo del mondo hanno fissato il ritiro delle truppe Nato e Usa tra il 2011 e il 2014. L’Italia aumenterà il suo contingente da 3500 a 4000 unità: soprattutto istruttori che addestrino i locali a badar da sé alla propria sicurezza. Incoraggiante la partecipazione al voto dello scorso settembre (il 40% degli aventi diritto). Quest’anno abbiamo perso laggiù dodici uomini (34 dall’inizio della guerra). Gli ultimi: quattro alpini che stavano scortando una colonna di 70 camion civili nel distretto del Gulistan e sono stati colpiti da uno ied (ordigno fatto in casa).

Benedetto XVI È stato tormentato per tutto l’anno dalla tragedia dei preti pedofili. Momento culminante il viaggio a Londra di settembre, dove è stato accolto dall’ostilità dei giornali e da un corteo di diecimila persone che inalberava cartelli del tipo «Il papa è il boss della più larga gang di molestatori sessuali del pianeta». Però centomila fedeli hanno partecipato con lui alla veglia del sabato e grande commozione ha suscitato l’incontro con quattro donne e un uomo violentati in chiesa da bambini. Benedetto: «Riconosco la vergogna e le umiliazioni che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati», «provo dolore e vergogna», «questi crimini sono inqualificabili», «collaboreremo con la società civile e consegneremo alla giustizia i sacerdoti accusati». Alla fine i giornali lo hanno salutato con grande rispetto.
Da segnalare ancora: la tenace battaglia contro il relativismo, il laicismo, la società senza Dio; l’ostinata ricerca del dialogo con le altre religioni (in occasione dell’assassinio di monsignor Luigi Padovese, nella turca Iskenderun, Benedetto ha chiamato i musulmani «fratelli» e ammonito che il delitto non avrebbe dovuto in alcun modo «oscurare il dialogo con l’Islam»); la moderata apertura, nel libro-intervista Luce del mondo di Peter Seewald, all’uso del preservativo («vi possono essere singoli casi giustificati…»).

Berlusconi Silvio Lo scorso 14 dicembre ha ottenuto la fiducia, con un vantaggio di appena tre voti, sufficiente però per mettere all’angolo Fini. La vittoria è stata ottenuta grazie al passaggio di campo di parecchi parlamentari, qualche volta compensati con denaro, qualche altra no. Polemiche, su questo, a non finire. Mentre la Camera votava, a Roma si svolgeva la mattina una manifestazione piuttosto imponente, ma pacifica. Nel pomeriggio, invece, gravissimi incidenti si verificavano a piazza del Popolo: auto incendiate, negozi devastati, monumenti deturpati. Bilancio: un centinaio di feriti e 23 arrestati che saranno processati l’anno prossimo ma intanto sono stati subito liberati (altre polemiche). Sviluppi possibili: entro il 15 gennaio il Cavaliere riesce a portare dalla sua parte un’altra ventina di deputati e in questo caso si continua con questo governo; apertura all’Udc, magari attraverso una minicrisi pilotata (la Lega non vuole); elezioni anticipate alla prima caduta seria.
L’anno era cominciato con questa dichiarazione: «Sogno una vera riforma tributaria. Come quella che avevamo immaginato nel ’94. Con due sole aliquote. E adesso stiamo studiando tutte le possibilità per realizzarla». Non è successo. Bene alle regionali di fine marzo, nonostante un calo del Pdl di quattro milioni di voti: il centro-destra ha tenuto le sue due regioni e ne ha conquistate altre quattro, per merito soprattutto di Bossi. Proprio la forza della Lega, messa in evidenza da un quasi 14% di consensi, ha spinto Fini a pretendere di partecipare in modo vincolante alle decisioni del partito, minacciando in caso contrario di costituire gruppi autonomi alla Camera e al Senato (giovedì 15 aprile). Berlusconi gli ha risposto di pensare alla Camera, di cui era (ed è) presidente, e di non far politica. Una settimana dopo, in occasione di una direzione del Pdl, scontro al calor bianco davanti alle telecamere di tutte le tv: Fini subissa il Cavaliere di critiche (specie su giustizia e federalismo), il Cavaliere gli risponde a brutto muso, Fini s’alza dalla sedia e gli va sotto col dito alzato gridando: «Mi vuoi cacciare?». Il 29 luglio l’ufficio di presidenza del Pdl espelle di fatto Fini («posizioni incompatibili») e deferisce ai probiviri i falchi Bocchino, Briguglio e Granata. Seguono: la nascita di un nuovo gruppo parlamentare, “Futuro e libertà”, costituito dai finiani e molto più forte di quello che il Cavaliere aveva immaginato: 35 deputati e 10 senatori. All’inizio i “futuristi” (come vengono subito chiamati) sembrano preparare una guerra di logoramento: votano infatti la fiducia al governo il 29 settembre e promettono il loro “sì” solo alle leggi già previste nel programma elettorale del 2008. Ma a Bastia Umbra (7 novembre) Fini chiede che Berlusconi si dimetta subito, poi firma – con Casini, Rutelli e altri – una mozione di sfiducia. Ed è su questa che, lo scorso 14 dicembre, perde la sua battaglia per tre voti.

Cameron David È il nuovo premier inglese. Nelle elezioni del 14 maggio ha chiuso l’era del dominio laburista, cominciata nel 1997 con Tony Blair. Non ha avuto la maggioranza assoluta e s’è dovuto alleare con i liberal-democratici di Nick Clegg. Ha affrontato la crisi con tagli molto forti al bilancio, triplicando, tra l’altro, il costo dei corsi di studio universitari. Contestato per questo, e con violenza, da migliaia di studenti che lo scorso 9 dicembre hanno assediato il Parlamento.

Cile Presi dalla storia dei minatori, abbiamo tutti dimenticato che lo scorso 27 febbraio il Cile è stato scosso da un terremoto terribile, trentamila volte più potente di quello dell’Aquila: 451 morti e mezzo milione di edifici danneggiati, un bilancio tutto sommato contenuto, grazie al fatto che in quel Paese le norme antisismiche in genere si applicano. Ricordiamo la storia dei minatori: alla fine di agosto 33 uomini restano sepolti vivi a San José di Copiaco, nel deserto dell’Atacama, e a metà ottobre, dopo settanta giorni, vengono tirati su, uno per volta, da un ascensore che si cala fino a 622 metri di profondità. Enorme eco in tutto il mondo, con migliaia di reti tv che seguono il salvataggio in diretta.

Fini Gianfranco Mentre lotta con Berlusconi, il Giornale gli tira addosso lo scandalo della casa di Montecarlo: una fedelissima di An aveva lasciato in eredità al partito un appartamento nel Principato, nel quale risulta abitare, a un certo punto, il fratello di Elisabetta Tulliani, la compagna del presidente della Camera. L’affitto è forse adeguato, il prezzo della vendita a una società off shore il cui proprietario resta misterioso sembra invece molto al di sotto delle valutazioni di mercato. Fini esce dalla storia senza guai giudiziari, l’affaire lo fa soffrire, ma non lo ostacola nella battaglia contro il Cavaliere, anzi lo istiga anche troppo: non sarà stato il rancore per questa storia – tirata fuori dal giornale di famiglia – ad averlo mal consigliato sulla faccenda della mozione di sfiducia? (su cui vedi Berlusconi Silvio).

Lippi Marcello La Nazionale di calcio in Sudafrica, messa in un girone facile, ha fatto la peggiore figura della sua storia: ultimi senza vincere mai. Lippi se n’è andato, lo ha sostituito Prandelli. Il gioco continua a latitare, ma qualche risultato – nelle qualificazioni per il Mondiale del 2014 – è arrivato.

Marchionne Sergio Probabilmente l’uomo dell’anno. Ha annunciato la chiusura – senza se e senza ma – dello stabilimento di Termini Imerese, a Pomigliano ha imposto un accordo non discutibile che prevede 18 turni settimanali (sabato e domenica inclusi) e sanzioni per gli scioperi fasulli, per esempio quelli indetti per vedere la partita. Contestatissimo dalla Fiom-Cgil, che ha rotto per questo con Cisl, Uil e autonomi, Marchionne ha alzato ancora la posta quando s’è trattato di discutere l’investimento su Mirafiori (un miliardo): la fabbrica sarà affidata a una nuova società (newco) e questa newco non si iscriverà a Confindustria così da poter negoziare un contratto del tutto nuovo e che non tenga conto degli accordi nazionali. La Marcegaglia è volata a New York per persuadere l’amministratore delegato della Fiat a non compiere un passo tanto grave, ma ha ottenuto solo una promessa alquanto vaga: più tardi anche Mirafiori potrebbe rientrare in Confindustria. Si sa già che il contratto Mirafiori ricalcherà le linee di quello imposto a Pomigliano. La Fiom è sulle barricate, perché vede colpito il cuore delle relazioni industriali in Italia, che s’imperniano, in ogni settore, sul contratto nazionale uguale per tutti. Anche la Confindustria è in ansia: l’uscita di Mirafiori non preannuncia l’uscita dell’intera Fiat? E cosa diventerebbe la Confindustria senza la Fiat? D’altra parte, Marchionne deve applicare in Italia le stesse condizioni che in America sono state accettate dal sindacato per la Chrysler. Per esempio, il salario dimezzato o la promessa di non far scioperi fino al 2014. L’ad ha detto chiaramente a tutte le parti al tavolo che, se non si accetteranno le sue condizioni, porterà all’estero l’investimento previsto (il cosiddetto piano B).

Pigs Cioè, “porci”. Acronimo malizioso che designa i paesi dell’area euro sull’orlo della bancarotta: Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna. Altra versione: “Piigs”, in cui la “i” in più sta per “Italia”. L’Europa ha già salvato la Grecia, con un prestito di 110 miliardi (fine aprile) e, poche settimane fa, l’Irlanda, tirandone fuori altri 85. È stato anche messo in piedi un fondo da 720 miliardi a cui attingere fino al 2013 per fronteggiare rischi di default di altri stati. Ma intanto è in corso una discussione feroce su come sistemare la faccenda una volta per tutte: bisogna impedire che uno Stato fallisca e nello stesso tempo non si devono offrire garanzie tali da incoraggiare i governi a far follie. Tremonti e Juncker (presidente dell’Eurogruppo) hanno proposto un’emissione di euro-bond, che sostituisca in tutto o in parte i bot nazionali. La Merkel è contrarissima: gli eurobond aumenterebbero la spesa tedesca per il servizio del debito di 17 miliardi l’anno. La cancelliera vuole che si trovi una procedura per consentire allo Stato in malora di fallire, ristrutturando il debito e/o pagandolo a scadenze lunghissime, senza coinvolgere più di tanto i partner europei. L’ultimo scontro su questa materia s’è avuto lo scorso 17 dicembre.

Ruby Bella marocchina finita minorenne alle feste di Berlusconi. Orge o innocenti seratine familiari? Orge, fa capire lei, parlando anche del cosiddetto “bunga bunga”, da un lato una barzelletta sconcia degli anni Ottanta, dall’altro un modo di designare lo stupro anale di gruppo, a suo dire praticato durante le predette feste. Nessuna prova, e pettegolezzi a cascata. Un fatto grave però c’è: sapendola finita nelle mani della polizia di Milano, Berlusconi telefonò per farla liberare sostenendo falsamente che si trattava della nipote di Mubarak. È un caso della fine di ottobre, il più clamoroso, quest’anno, tra quelli che riguardano la presunta frenetica vita sessuale del premier.

Scajola Claudio Era ministro delle Attività produttive e a maggio s’è dovuto dimettere per aver comprato, nel 2004, un appartamento vista-Colosseo con 900 milioni che agli atti risultano forniti dal costruttore Diego Anemone (a sua volta implicato nell’inchiesta sugli appalti concessi senza concorso dalla Protezione civile). Piuttosto sensazionale la linea di difesa: «i 900 milioni sono stati consegnati alle due sorelle che vendevano l’appartamento a mia insaputa».

Scazzi Sarah Il caso di nera dell’anno. Sarah Scazzi, quindicenne di Avetrana (Lecce), scompare da casa intorno alle 14 e 30 del 26 agosto. Doveva andare al mare ed è sparita nei pochi metri che separano casa sua da quella dell’amica Sabrina Misseri, che la stava aspettando. All’inizio di ottobre il padre di questa amica, il contadino Michele Misseri, dice d’averla strangolata lui, perché resisteva alle sue avances. Fa trovare il corpo – ormai ampiamente decomposto – in un pozzo molto lontano e racconta di aver violentato il cadavere. Ma, un giorno dopo l’altro, comincia a ritrattare pezzi sempre più ampi della sua storia e alla fine accusa la figlia Sabrina, che avrebbe ucciso l’amica per gelosia. Stanno tutti e due in carcere e le rivelazioni non sembrano finite. In margine al caso, il dibattito sul comportamento dei media, accorsi in massa ad Avetrana per trasformare la terribile storia in uno show televisivo continuo.