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 2011  gennaio 08 Sabato calendario

D’Orrico: mi ignorano quindi... sono bravo - Come vendere sì e no un migliaio di copie e vive­re infelici è l’attuale condizione di Antonio D’Orrico,critico letterario e scrit­tore esordiente, visto che due mesi e mezzo fa è uscito il suo pri­mo romanzo, Come vendere un milione di copie e vivere felici , la storia (solo per caso) di uno scrit­tore narciso che vuole insegnare agli altri come si scrive, pubblica­ta dal colosso Mondadori, casa editrice i cui libri (solo per caso) sono ottimamente recensiti dal­lo stesso Antonio D’Orrico, e quindi promosso e distribuito meglio di quasi tutti i libri che escono in Italia, e quindi, non a caso, con maggiori chance di vendita, ma nonostante questo Come vendere un milione di co­pie e vivere felici registra due sin­golari circostanze: 1) a dispetto del titolo, non sta vendendo un c ***o di copie, ed è anche vero che i primi dati saranno noti so­lo dopo i consuntivi di fine anno, ma secondo un rapido giro di te­l­efonate ad amici librai, statisti­camente non rilevante ma per­sonalmente molto indicativo, nessuno se lo fila; 2) a due mesi e mezzo dall’uscita,a parte la recensione sul Cor­riere della sera del suo amico France­sco Cevasco ( e quin­di non vale), a parte l’anticipazione su Io Donna , che è del Corriere della sera ( e quindi non vale), a parte l’intervista fat­ta dal suo amico Claudio Carabba su Sette , che è del Cor­riere della sera (e quindi non vale), e a parte la benevola re­censione di Paolo Bianchi su Libero , ri­mane i­l fatto che Co­me vendere un milio­ne di copie e vivere fe­lici è stato bellamen­te ignorato dalla stampa, provocando - ecco il punto - la biliosa reazione del­l’autore

D’Orrico: mi ignorano quindi... sono bravo - Come vendere sì e no un migliaio di copie e vive­re infelici è l’attuale condizione di Antonio D’Orrico,critico letterario e scrit­tore esordiente, visto che due mesi e mezzo fa è uscito il suo pri­mo romanzo, Come vendere un milione di copie e vivere felici , la storia (solo per caso) di uno scrit­tore narciso che vuole insegnare agli altri come si scrive, pubblica­ta dal colosso Mondadori, casa editrice i cui libri (solo per caso) sono ottimamente recensiti dal­lo stesso Antonio D’Orrico, e quindi promosso e distribuito meglio di quasi tutti i libri che escono in Italia, e quindi, non a caso, con maggiori chance di vendita, ma nonostante questo Come vendere un milione di co­pie e vivere felici registra due sin­golari circostanze: 1) a dispetto del titolo, non sta vendendo un c ***o di copie, ed è anche vero che i primi dati saranno noti so­lo dopo i consuntivi di fine anno, ma secondo un rapido giro di te­l­efonate ad amici librai, statisti­camente non rilevante ma per­sonalmente molto indicativo, nessuno se lo fila; 2) a due mesi e mezzo dall’uscita,a parte la recensione sul Cor­riere della sera del suo amico France­sco Cevasco ( e quin­di non vale), a parte l’anticipazione su Io Donna , che è del Corriere della sera ( e quindi non vale), a parte l’intervista fat­ta dal suo amico Claudio Carabba su Sette , che è del Cor­riere della sera (e quindi non vale), e a parte la benevola re­censione di Paolo Bianchi su Libero , ri­mane i­l fatto che Co­me vendere un milio­ne di copie e vivere fe­lici è stato bellamen­te ignorato dalla stampa, provocando - ecco il punto - la biliosa reazione del­l’autore. D’Orrico (definito, da se stesso, «il più coraggioso e di­scusso critico letterario del no­stro Paese »),intervistato merco­ledì a Linea notte del Tg3, alla do­manda «Lei teme la critica?», ha risposto: «Veramente stanno tut­ti zitti... dicono che ci sia una con­giura del silenzio... silenzio che dovrebbe lusingarmi perché se stanno zitti vuol dire che non hanno niente da dire, anche se mi piacerebbe sapere cos’han­no da dire... ». Che è come dire 1) che D’Orrico rosica come un matto perché nessuno dice nien­te del suo libro; 2) che però, sicco­me nessuno dice niente, allora va tutto bene, cioè significa che il suo è un romanzo inattaccabile, quindi un buon romanzo, anzi ottimo. Che sarebbe come dire che io Luigi Mascheroni che ho scritto un libro di cui nessuno ha scritto una riga, fuorché il mio Giornale (per dire...) ho scritto un capolavoro... wow! Speria­mo che quelli di Linea notte mi invitino in trasmissione, così po­trò dire: 1) che il mio libro, che non ha avuto alcuna recensio­ne, è stato il miglior libro del 2010; 2) che è molto strano che uno come D’Orrico, per il quale il successo commerciale di un li­bro è sempre stato l’unico vero metro di giudizio del talento del­­l’autore, ora sia incline a pensa­re che lo scrittore più bravo sia quello che ha meno stroncatu­re, sperando però di avere qual­che recensione e magari di ven­dere pure un milione di copie. E a questo punto allora ci tocche­rà per forza leggerlo, il romanzo di D’Orrico, naturalmente per stroncarlo. Di tutto punto.