Maria Teresa Cometto, CorrierEconomia 10/01/2011, 10 gennaio 2011
CNH. L’ASSO PESANTE DI MARCHIONNE
Un Agnelli a capo di un business operativo nel gruppo Fiat. E con base non in Italia, ma a Burr Ridge, Illinois, vicino a Chicago e non lontano da Detroit, la sede di Chrysler. L’ingresso di Alessandro Nasi, 36 anni, nell’Industrial executive council (Iec) — il nuovo organo decisionale annunciato la settimana scorsa per definire la struttura organizzativa di Fiat Industrial — ha fatto scattare una ridda di indiscrezioni sul ruolo crescente del giovane membro della famiglia torinese, cugino di John Elkann (presidente di Exor e di Fiat spa). Ruolo Finora Nasi era stato vice presidente responsabile dello Sviluppo degli affari per Cnh global, l’azienda produttrice di trattori, mietitrebbia e macchine per le costruzioni, che è una delle tre componenti — insieme a Iveco (camion e autobus) e a FPT Industrial (motori industriali) — della nuova Fiat Industrial appena quotata a Piazza Affari. Ora c’è chi lo vede come un candidato alla poltrona di ceo della stessa Cnh, un «gioiello nascosto» nel gruppo Fiat prima della scissione di Industrial, secondo un recente rapporto di Deutsche Bank. Ma non nascosto a tutti, visto che le sue quotazioni a Wall Street nell’ultimo anno sono quasi raddoppiate (+90%) surclassando i concorrenti John Deere (+45%) e Agco (+60%). Cnh rappresenta oltre la metà del fatturato di Fiat Industrial e soprattutto è la fonte dei suoi utili, visto che Iveco è in perdita da anni. Nata nel 1999 dall’unione fra l’olandese New Holland (gruppo Fiat) e l’americana Case Corporation, ha sempre contribuito alle casse torinesi con il volume maggiore di profitti operativi, ma è rimasta lontana dai riflettori di media e analisti. Nasi era stato chiamato in Cnh nel 2008 da Sergio Marchionne, che è il suo presidente oltre ad essere ceo di Fiat spa (auto, componenti e sistemi di produzione) e ceo di Chrysler. Nato a Torino, Nasi è però cresciuto a New York dove è tornato dopo la laurea in Economia all’università torinese e dove ha lavorato per le banche d’investimento Merrill Lynch e JP Morgan. La sua esperienza fra America, Europa e anche mercati asiatici è importante per tutta la Fiat, sempre più tesa fuori dai confini italiani, e in particolare per Cnh un marchio globale, presente in 170 Paesi dagli Usa al Brasile fino alla Cina e all’India. Attualmente a capo di Cnh è il 66enne Harold Boyanovsky, una figura storica del settore, con oltre 40 anni di esperienza, prima con International Harvester e poi dal 1985 con Case. Ma la vera direzione strategica è nelle mani di Marchionne, che dal 2005 presiede alle riunioni mensili del management. Marchionne ha sempre dichiarato che Cnh «è un asset prezioso» del gruppo. Per mostrarlo anche simbolicamente alla festa per il primo anno della nuova Chrysler, lo scorso agosto ad Auburn Hills, Marchionne ha esposto una gigantesca mietitrebbia vicino alle Ferrari e Maserati, alle Fiat 500, alle Jeep e agli altri modelli auto della casa di Detroit: una trovata che ha stupito i dipendenti più del vedere lo stesso ceo servir loro hot-dog e hamburger al pic-nic aziendale. Marchionne quindi continuerà a partecipare attivamente ai meeting di Cnh, ma al suo fianco può crescere il potere di Nasi fino a sostituire Boyanovsky, che potrebbe andare in pensione. Previsioni Fiat controlla quasi il 90%delle azioni di Cnh e anziché ritirarla dalla Borsa potrebbe allargarne il flottante, offrendo un’altra tranche di azioni al pubblico. Oggi le quotazioni di Cnh sono un po’sopravvalutate secondo Adam Fleck, analista di Morningstar: «È ben posizionata anche nel settore dei macchinari per costruzioni in Cina, dove il governo sta investendo molto nelle infrastrutture. Cnh è favorita da tendenze secolari positive, ma è difficile che la crescita dei Paesi emergenti prosegua senza problemi» . — il business delle costruzioni si è ripreso nel 2010 dal crollo del 40-50%del 2008-2009, «ma non è ancora tornato ai livelli pre-crisi e resta il punto problematico di Cnh, che può svilupparlo con acquisizioni — osserva Stefano Aversa, esperto del settore e president di AlixPartners, società internazionale nota per le ristrutturazioni d’impresa —. L’agricoltura resta l’attività più redditizia (con margini attuali del 6-7%, inferiori alla media storica del 12-14%ma il doppio dell’anno scorso) e vede Cnh come leader. Lo split di Fiat non avrà un impatto su Cnh, le cui sinergie con l’auto erano inesistenti, ma sarà anzi positivo per il maggior focus sui profitti agricoli» .
Maria Teresa Cometto