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 2011  gennaio 10 Lunedì calendario

E NEL REPARTO CARROZZERIE PIU’ NESSUNO DETTA LA LINEA: «SI GIOCHERA’ ALL’ULTIMO VOTO» - I

piemontesi fanno di testa loro. Lo diceva, sconsolato, il padre della Cgil Giuseppe Di Vittorio a metà degli anni 50, e da allora non è che il sentire comune all’interno del mondo sindacale sia molto cambiato. Se già Mirafiori è un’isola urbana da due milioni di metri quadrati, gli operai ne rappresentano un arcipelago a parte. Indecifrabile, imprevedibile nelle sue scelte. «Quel che succede là dentro lo sanno solo loro» dice Bruno Vitali, segretario torinese della Fim. «Anche per questo auspico Lo stabilimento Finiti i tempi delle percentuali bulgare prudenza nei pronostici» . E Roberto Di Maulo, suo corrispettivo Fismic, mette le mani ancora più avanti. «Il reparto Carrozzerie ha sempre detto no, la verità è che questo referendum si giocherà all’ultimo voto» . Domenica mattina, piazza Castello è come un palco di teatro al cambio di rappresentazione. Dopo l’Epifania e il sabato Fiom, con l’allestimento di un cartellone che raccoglie i messaggi di solidarietà firmati da artisti e intellettuali, oggi tocca a quelli del sì, un volantinaggio massiccio nel cuore della città. «Diamo un futuro ai nostri figli» , è lo slogan formato famiglia; «Mirafiori c’è per un futuro di lavoro» quello più ad effetto. Tra gli astanti si percepisce una palese tendenza al ribasso sull’esito della consultazione del 13 e 14 gennaio. L’unico che se la sente di ribadire la propria convinzione di un plebiscito a favore del sì da parte dei 5.500 addetti alle Carrozzerie è Maurizio Peverati, segretario provinciale Uilm, autore nei giorni scorsi della previsione su un 70-80 per cento dei consensi. «Andrà molto bene, ne sono certo, perché la gente prova grande timore per il proprio avvenire. Se vincessimo con pochi voti di scarto sarei molto deluso» . La mercurialità di Mirafiori e delle sue tute blu è scritta nella storia. Non sempre è stato il sindacato «rosso» a trarne benefici. La frase di Di Vittorio fu pronunciata nel 1955 in seguito alla più imprevista delle sconfitte, quando la Fiom venne battuta nelle elezioni della commissione interna Fiat, ed era dalla Prima guerra mondiale che non perdeva una consultazione. I 35 giorni del 1980, spesso paragonati all’odierna vertenza, furono scanditi dalla lotta radicale dei metalmeccanici di Mirafiori, che sposarono la linea della Fiom. Fu Liberato Norcia, operaio delle Carrozzerie iscritto alla Fim, a chiedere ad Enrico Berlinguer come si sarebbe comportato in ca- so di occupazione della fabbrica. E il pomeriggio del 15 ottobre 1980, al teatro Smeraldo, toccò a Giovanni Falcone, delegato delle Carrozzerie, recitare il de profundis per la classe operaia riconoscendo la portata di quella sconfitta. Ma da allora, ognuno per sé. Gli operai che restano, rispetto a trent’anni fa sono meno di un quinto, decidono a mani libere. Nel 2006 le Carrozzerie furono l’unico reparto di Mirafiori a bocciare il contratto nazionale di categoria, firmato anche dalla Fiom, che introdusse la flessibilità dell’orario in base ai picchi di produzione. L’anno seguente arrivò un altro no inatteso, quello all’accordo sul passaggio da 15 a 17 turni, firmato da tutte le sigle. Non andò meglio alla consultazione sulla riforma del Welfare, che alle Carrozzerie andò sotto in maniera pesante. Le percentuali quasi bulgare evocate in questi giorni si sono verificate solo in un paio di occasioni, ormai datate. Nel 1994 l’approvazione del turno di notte per la produzione della Punto raggiunse l’ 81%. L’accordo sullo straordinario festivo del 1997 raccolse il 74%dei sì, arrivati sulle ali degli incentivi alla rottamazione appena varati dal primo governo Prodi. Da quel giorno, gli operai di Mirafiori hanno votato altre 12 volte, con risultati sempre in equilibrio, spesso sorprendenti. Nessuno vuole metterci nome e cognome, ma i pronostici di entrambi gli schieramenti per questo referendum convergono su un 60-40%a favore del sì. «E sarà comunque un voto falsato dal ricatto della Fiat e dalla paura della crisi» dice Giorgio Airaudo, responsabile auto Fiom. L’aria di Torino è ben diversa da quella che si respira a Roma. A dimostrarlo c’è l’atteggiamento della Cgil piemontese, che appoggia tutte le iniziative di protesta, mostrando con la Fiom regionale una sintonia — anche nelle dichiarazioni, come quelle del segretario Alberto Tomasso: «L’accordo separato è un attacco di inaudita gravità ai principi democratici» — che invece non è rinvenibile nei rapporti tra la casa madre e i vertici nazionali dei metalmeccanici. Ma anche questa è una storia dalle radici locali, e alla scelta di appoggiare implicitamente il «no» non è estranea la percezione di un risultato tutt’altro che scontato. A Torino fanno come gli pare, alle Carrozzerie di Mirafiori e non solo.
Marco Imarisio