Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 08/01/2011, 8 gennaio 2011
SETTE ORE AL GIORNO CON I NIPOTINI. LA GENERAZIONE DEI NONNI STRESSATI
Per loro, è già stata trovata una definizione allarmante: «quemados», bruciati. Ma non hanno niente a che vedere con la gioventù spericolata di James Dean o con la generazione perduta di Gertrude Stein. Sono «bruciati» dalla loro disciplina, dalla loro disponibilità, dal loro ineccepibile senso del dovere, dal loro smisurato attaccamento alla famiglia.
Sono balie a tempo pieno e senza retribuzione. Sono vice-genitori senza orari e senza ferie. Sono i nonni. E, in Spagna, questa è ormai considerata una professione altamente usurante, più che una posizione di riguardo nell’ albero genealogico.
Il fenomeno è stato individuato e studiato già l’ anno scorso dallo studio di due professoresse dell’ Università Complutense di Madrid, Nuria Badenes Plá e Maria Teresa López: dicasi «nonno bruciato» ogni individuo attempato e sotto stress che accudisce regolarmente, e non sempre volontariamente, per una media di 7 ore al giorno, uno o più minori, generalmente scatenati, soprattutto durante le vacanze scolastiche. La ricerca, che ha vinto il premio della Fondazione Caja Madrid, stabiliva che soltanto un nonno spagnolo su quattro si occupa dei nipotini, mentre la media europea è di uno su tre, ma che l’ orario di «servizio» è più lungo di 2 ore al giorno, rispetto all’ impegno quotidiano dei coetanei e colleghi di altri Paesi.
La sindrome si diagnostica facilmente: pensionati e pensionate s’ immolano con il sorriso sulle labbra, ma quando stanno per scoppiare alzano il telefono e chiedono aiuto. Non ai figli, che sono al lavoro e non possono essere disturbati. Ma a istituzioni come il Telefono della Speranza di Valladolid che ha cominciato a contare e classificare le chiamate dei nonni disperati. Delle 4.500 telefonate che arrivano ogni anno, il 23% un migliaio partono da ultrasessantenni che, nel 14% dei casi, sono anche nonni e, nel 2-3% delle occasioni pure piuttosto esausti.
Al quotidiano Abc, il presidente dell’ associazione di volontariato, Eloy Gonzalez, ha spiegato che ancora non può denunciare un preoccupante incremento statistico del fenomeno, poiché soltanto adesso il Telefono della Speranza ha cominciato a tirare le somme. Però in Spagna i «nonni schiavi» già costituiscono una nuova ed evidente categoria sociale sotto sforzo: «Sono persone già dipendenti per ragioni di età e di salute - ha aggiunto Gonzalez -, affidando loro la cura dei nipoti si fanno carico di un’ altra dipendenza». I casi più tipici sono quelli delle nonne impegnate sul doppio fronte di un marito e un nipotino, entrambi bisognosi di cure e attenzioni. Ma di rifiutare aiuto ai figli, almeno in Spagna, non se ne parla proprio: «Anzi - segnalano dal Telefono della Speranza, dove ascoltano i loro frequenti sfoghi - i sensi di colpa esplodono alla sola idea di mettere in discussione la loro disponibilità per i bambini». Come anticipato dall’ indagine delle ricercatrici dell’ Università Complutense, per la generazione dei nonni, la famiglia è al primo posto, più importante anche della salute e della sicurezza economica. E per quanto consapevoli che il compito possa superare le loro forze, i patriarchi stakanovisti stringono i denti e resistono. Anzi, il 90% assicura di essere felice di occuparsi delle piccole pesti, anche se ciò comporta la fatica di ricominciare daccapo con il ruolo di educatori. Per il quale non è prevista età pensionabile.
Elisabetta Rosaspina