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 2011  gennaio 10 Lunedì calendario

REPUBBLICA PADANA DI ADRO, DOVE L’ITALIA È ANCORA UN PAESE STRANIERO – I 150

anni dell’Unità d’Italia visti da Adro, la “repubblica padana” del sindaco padre-padrone e podestà Oscar Danilo Lancini. Nel giorno in cui Giorgio Napolitano esorta il Nord a ricordare “come divenne italiano”, in questo comune del bresciano resiste la scuola pubblica marchiata Lega Nord, l’istituto reso “federalista” dai 700 “Soli delle Alpi” impressi ovunque. Per cancellarli servirà un apposito commissario, una nomina ex novo, che costerà soldi, per imporre al sindaco-podestà il rispetto di un’ordinanza esecutiva di condanna emessa da un giudice. Tutto verrà deciso martedì 11 gennaio, esattamente quattro mesi dopo l’inaugurazione (avvenuta senza bandiera tricolore) guarda caso l’11 settembre.
IL SIPARIO sulla tragicommedia dei “Soli delle Alpi”, dunque, non è ancora calato: sul tetto e pure sui banchi, nascosti da posticci adesivi scuri, rimangono quei simboli. Nessuno, ma proprio nessuno, istituzioni comprese, si è mai occupato di far applicare la sentenza del 26 novembre 2010 emessa dal giudice Alessio del Tribunale di Brescia, sezione lavoro, che oltre a condannare il Comune per discriminazione, ha imposto una bonifica completa dell’edificio intitolato all’ideologo leghista Gianfranco Miglio.
Non basta la buona volontà di Gianluigi Cadei, il dirigente scolastico che il 12 ottobre, insieme ai bidelli, aveva provveduto a togliere gli zerbini, le scritte dal giardino, gli adesivi sulle vetrate della mensa e alle coperture dei cestini della raccolta differenziata. Tutto mentre il primo cittadino dal suo ufficio prometteva ricorsi minacciando e accusando perfino il presidente Giorgio Napolitano di essersi schierato dalla parte di quei genitori (la minoranza secondo Lancini) che gli avevano scritto una lettera chiedendo un intervento del Quirinale.
Bocche cucite dalla prefettura di Brescia, dove Livia Narcisa Brassesco Pace (la stessa signora che nei giorni scorsi, sorridente, è stata immortalata a fianco di Umberto Bossi nella corte dei miracoli di Ponte di Legno) oggi tace anche sulla decisione presa dal tribunale. Si tratta quindi di una vera e propria omissione, data l’esecutività della decisione del giudice di Brescia. Come se la legge dello Stato italiano non valesse per il sindaco di Adro.
A nulla è servito l’ufficiale giudiziario che ha notificato l’ordinanza, men che meno il carosello di fax e comunicazioni tra i legali della Cgil di Brescia (che ha presentato il ricorso sulla base del diritto dei lavoratori pubblici di poter operare in ambienti neutri da simboli di partito) e quelli del sindaco. Il sindacato, quindi, ha denunciato Lancini per “mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice”, ma la farsa continua e, soprattutto, come può essere possibile che nessuno si occupi di fare rispettare la legge?
“La situazione si sta facendo paradossale – spiega l’avvocato Alberto Guarisio, autore del ricorso della Camera del Lavoro di Brescia – il Comune si è difeso in primo grado affermando che i simboli erano stati tolti. Il giudice, al contrario, ha accertato che ve ne sono ancora e dunque ha ordinato solamente di completare il lavoro. Davvero non si comprende perché il sindaco si accanisca a resistere nuovamente in giudizio per non fare una cosa che peraltro dichiara di avere già fatto. Mi pare che le spinte ideologiche in questa vicenda stiano travolgendo non solo il buon senso, ma anche quel rispetto della scuola e dei giudici che qualunque amministrazione dovrebbe sempre alimentare”.
SEMBRA non valere neppure l’art. 44 del Testo unico sull’immigrazione, che nei casi di discriminazione per convinzioni personali, prevede che “chiunque elude l’esecuzione dei provvedimenti del tribunale in materia di discriminazione venga punito con la reclusione fino a tre anni e la multa fino a mille euro”. Tutto inutile. Si spera quindi nel ricorso (presentato dai rappresentanti della Funzione pubblica della Cgil) per ottenere “l’esecuzione degli obblighi di fare”. In questi casi viene nominato un ufficiale giudiziario che assume materialmente il controllo di tutto, compresa l’affissione della sentenza nella scuola, la pubblicazione sui quotidiani e, soprattutto, la nomina dell’impresa che effettuerà i lavori.
Tutto, ovviamente, a spese della collettività di Adro. Ma nel frattempo l’amministrazione farà sicuramente ricorso.