MARCO BELPOLITI , La Stampa 10/1/2011, pagina 29, 10 gennaio 2011
Lo stivale come protesi - Cosa succede alle scarpe? Basta guardare la gente che cammina per strada per accorgersi che, da un lato, la scarpa maschile più diffusa è informale, sportiva, dalla ciabatta allo scarpone operaio; dall’altro, in campo femminile trionfa lo stivale, dal medio-basso a sopra il ginocchio, lo stivale indossato nei film di costume dai moschettieri del Re
Lo stivale come protesi - Cosa succede alle scarpe? Basta guardare la gente che cammina per strada per accorgersi che, da un lato, la scarpa maschile più diffusa è informale, sportiva, dalla ciabatta allo scarpone operaio; dall’altro, in campo femminile trionfa lo stivale, dal medio-basso a sopra il ginocchio, lo stivale indossato nei film di costume dai moschettieri del Re. Un’inversione? Uno scambio di ruoli? I sociologi ci hanno avvisati: è in corso una transessualizzazione dei comportamenti, e quindi anche degli abiti e dei vestiti. Un effetto del cambiamento dei sessi, delle loro identità, delle relazioni reciproche. L’oscillazione, cominciata negli anni Ottanta, come ha scritto Jean Baudrillard, fa sì che vi sia un movimento di spostamento verso un’identità mista, anche multipla, di cui la moda è uno dei sintomi più evidenti. Nelle passate stagioni durante i mesi estivi, ma anche in primavera, le donne lasciavano lo stivale per tornare alla ciabatta: scarpa informale, indossata con non curanza. Ma c’era anche chi continuava a indossare lo stivale, di maglia, di cotone, tessuto leggero. Ora, durante questo inverno particolarmente freddo, piovoso e nevoso, lo stivale alto è prevalente. A questa calzatura corrisponde in campo femminile una maschilizzazione del costume? La donna manifesta in questo modo una volontà di dominio? Lo stivaletto era nel mondo vittoriano, e in quello seguente, un oggetto feticistico, su cui i pazienti di Sigmund Freud, e dei suoi allievi, si soffermavano nelle sedute con sogni o ricordi. Lo stivale da D’Artagnan a quale tipo di feticismo alluderebbe? La donna che li indossa evoca, più o meno volontariamente, nei maschi fantasie sadomasochistiche, di possesso, alla pari dello stivaletto allacciato dell’Ottocento? Oppure si tratta di una manifestazione di volontà, anche questa più o meno palese, di comando, espressa con questa calzatura dall’universo femminile? Baudrillard in «La trasparenza del male» ipotizza che noi stiamo andando verso un «gioco dell’indifferenza sessuale»: indifferenziazione dei poli sessuali e indifferenza del sesso come godimento. Il destino del corpo, scrive, sarebbe quello di diventare protesi. Lo stivale da moschettiere ne è un esempio evidente? Possibile. In realtà, oggi tutta la moda lo è: il corpo è la protesi dell’abito, e non viceversa.