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 2011  gennaio 10 Lunedì calendario

Noi, irriducibili della Polaroid - E’ il valore di quei minuti con la pellicola in mano, mentre vedi l’immagine nascere, che dà il senso e il piacere della fotografia»

Noi, irriducibili della Polaroid - E’ il valore di quei minuti con la pellicola in mano, mentre vedi l’immagine nascere, che dà il senso e il piacere della fotografia». Parola di «polaroider». Alan Marcheselli, 39 anni di Sassuolo (Mo), fino al 2007 era un imprenditore nel comparto ceramico, e la Polaroid la usava solo come strumento di lavoro in giro per i cantieri. Poi tre anni fa la folgorazione: la notizia che la casa madre decide di sospendere la produzione oltre che delle macchine anche delle pellicole, fa scattare il desiderio di avvicinarsi al mondo della fotografia analogica istantanea. «Ho iniziato a contattare gruppi di appassionati, a frequentare artisti e a sperimentare la libertà espressiva che ti concede la Polaroid - spiega Marcheselli -. E, soprattutto, ho scoperto decine di persone come me, alla ricerca di uno spazio dove non sentirsi pesci fuor d’acqua se a una moderna macchina digitale si preferiva una vecchia analogica». Abbandonate le ceramiche, Marcheselli si butta sul nuovo progetto: creare il punto di riferimento più importante in Italia per gli appassionati di Polaroid. Allaccia contatti con «The Impossible Project», l’azienda austriaca che ha rimesso sul mercato le pellicole, coinvolge la fotografa Carmen Palermo e il web designer Christian Ghisellini, e insieme a loro lo scorso anno dà vita a «Polaroiders.it», unendo vintage e internet per creare il network dei «discepoli» della foto a sviluppo immediato. «L’idea è proprio quella di mettere in contatto professionisti, artisti, appassionati e neofiti. In pochi mesi abbiamo raggiunto i 400 iscritti all’associazione, nel sito abbiamo caricato già più di 5mila immagini, e sono centinaia le persone che si rivolgono a noi quotidianamente per informazioni e consigli tecnici, oppure usano chat e forum per scambiarsi opinioni, per vendere e acquistare macchine o nella speranza di trovare vecchie pellicole, scadute ma ancora utilizzabili, nel fondo di qualche magazzino o di una qualche cantina dismessa». Un mercato dell’usato fatto di mercatini, passaparola e eBay. Con modelli ancora gettonatissimi dal grande pubblico, come la classica Type 600, con il formato quadrato, stimata attorno ai 50 euro, o la Image/Spectra, formato rettangolare, stimata tra i 100 e i 200 euro. Stessa cifra per la Polaroid SX 70, mentre il fiore all’occhiello per gli appassionati rimane la 600 SE, l’unica reflex targata Polaroid, e valutata oggi attorno ai mille euro. L’apertura di un museo delle Polaroid, l’ideazione di una galleria d’arte, una partecipazione con una selezione di artisti al prossimo Arte Fiera di Bologna sono alcuni dei progetti futuri dell’associazione «Polaroider», che sempre nel capoluogo nei prossimi giorni darà via ad un primo corso in 8 settimane per scoprire trucchi e piaceri della fotografia. «Chi si avvicina alla Polaroid per la prima volta cerca la riscoperta del fare uno scatto unico, non più replicabile e non riproducibile in più copie», commenta Marcheselli. «La creatività viene lasciata a chi scatta, e non alla macchina come accade nelle digitali. Con le Polaroid è tutto più vero e istantaneo, e ci si può poi comunque divertire a manipolare l’immagine; con il calore, la pressione e tanti altri piccoli trucchi». E con autentiche leggende metropolitane da sfatare, come quella di sventolare la fotografia per accelerarne lo sviluppo. Falso: si rischia solo di alterarla. Parola di polaroider.