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 2011  gennaio 09 Domenica calendario

LE ANIME BELLE E LA GRANDE BUGIA ITALIANA

Gli ”anni di piombo” non sono stati una guerra civile, combattuta da presunte avanguardie rivoluzionarie (ma figuriamoci!) contro uno Stato liberticida e repressivo (che non c’era). Sono stati, viceversa, una storia criminale, un delirio sanguinario e vigliacco.
Un delirio scatenato contro le istituzioni democratiche che, per fortuna e pagando altissimi costi politici e umani, hanno resistito. Ovvio, no? Lapalissiano? Macchè. Si è talmente radicata, in questi anni, una falsa visione della storia italiana degli anni del terrorismo che, a distanza di tanto tempo, per effetto dello sconcio del ”caso Battisti”, il presidente Napolitano è costretto a fare chiarezza. Con un affondo lucido e severo, anche verso il nostro Paese, e pieno di quel dolore di chi la «notte della Repubblica» ha dovuto purtroppo viverla e subirla. «Non siamo riusciti - spiega il Capo dello Stato - a far comprendere anche a Paesi amici, vicini e lontani, che cosa ha significato la stagione del terrorismo in Italia e quale forza straordinaria sia servita per batterlo». Forse - incalza Napolitano - è mancato qualcosa nella nostra cultura e nella nostra politica. Qualcosa in grado di trasmettere, anche alle giovani generazioni, che cosa accadde davvero in quel periodo».
Il Colle va a smascherare, insomma, quell’ignoranza casereccia, nutrita di faziosità ideologica e perfino di cinguettii più o meno salottieri, più o meno sinistresi, più o meno pseudo-intellettuali verso la violenza, che ha spacciato per decenni la storiella romantica di una sollevazione di massa, nel periodo delle Br e delle altre organizzazioni criminali, contro un (inesistente) Potere anti-popolare e stragista. E le Carla Bruni del mondo e tante altre anime belle hanno finito per crederci o hanno preso a pretesto questa fandonia per disprezzare l’Italia, le nostre istituzioni, la nostra democrazia che non ha niente, nè oggi nè ieri, da invidiare alle altre. Anche se veniva - oscenamente e falsissimamente - equiparata al Cile golpista e questo vecchio tic sinistrese ancora si riscontra in maniera ridicola nella prosa e negli scritti di quei bei nomi dell’intellighenzia mondiale che tifano per Battisti (per salvarlo dalle «vendette» dei magistrati italiana e dalle «oscene carceri» del Belpaese) e si mostrano incapaci di comprendere il male che egli ha inflitto a persone innocenti. Uccise o ridotte, per mano dell’idolo del goscismo più disumano, su una sedia a rotelle, come nel caso di Alberto Torreggiani.
La «malafade ideologica» - per usare un’espressione di un grande liberale, Nicola Chiaromonte, certamente non ignoto al presidente Napolitano - è arrivata perfino a definire «formidabili quegli anni!». Invece di vergognarsene, sia allora che poi. Le bugie, anche in campo storico-politico, hanno purtroppo le gambe lunghe. Napolitano, per il buon nome della patria, ha provato giustamente a tagliargliele.