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 2011  gennaio 09 Domenica calendario

DAL CARROZZIERE ALL’INSEGNANTE I SEI GIUDICI POPOLARI CHE DIRANNO SÍ O NO ALL’ERGASTOLO

SEI CITTADINI comuni: un carrozziere, un’insegnante, un pensionato, un’impiegata. Saranno anche loro a decidere quale debba essere la sorte di Raniero Busco, il biondino di Morena che nel ’90 era solo un ragazzo e flirtava con Simonetta Cesaroni e adesso si trova davanti alla terza corte d’Assise. Loro, insieme al presidente Canale e al giudice Colella, scriveranno un’altra pagina di questo giallo, lungo più di venti anni.
In camera di consiglio, dove il collegio potrebbe ritirarsi già il 26 gennaio, il presidente Evelina Canale, giudice di ferro da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle donne, lascerà che quei cittadini comuni votini prima, così come prevede il codice.
Il 26 gennaio, secondo il calendario delle udienze del processo di via Poma, gli interventi degli avvocati dovrebbero essersi già conclusi. Le arringhe dei legali di parte civile, Lucio Molinaro, Massimo Lauro, Federica Mondani e Andrea Magnanelli, annunciate per il 14, si annunciano lunghe, almeno quanto quella dell’avvocato della difesa, Paolo Loria, che il 20 dovrà convincere i giudici della III Corte d’Assise dell’innocenza di Raniero, unico imputato per l’omicidio dell’agosto ’90. Poi potrebbero esserci le repliche del pm e le controrepliche della difesa. E così il presidente del collegio, Evelina Canale, potrebbe essere costretta a un rinvio tecnico della camera di consiglio, che farà slittare ancora la prima verità giudiziaria sul delitto di via Poma.
La sorte di Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta, per il quale il pm Ilaria Calò ha chiesto una condanna all’ergastolo, a quel punto, sarà solo nelle mani degli otto giudici della terza Corte d’Assise. Due togati e sei giudici popolari, che parteciperanno alla formazione della sentenza con pari diritto di voto.
Un collegio presieduto da Evelina Canale, classe ’52, per anni presidente dell’Admi, associazione donne magistrato, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle donne. Un passato da pm alla procura di Roma, dove si è occupata di delicate inchieste sulla pubblica amministrazione. Un magistrato energico e coraggioso, giudice di ferro, capace di dar ”fastidio” nei palazzi. Perché è stato il ministro della Giustizia Filippo Mancuso a rimuoverla nel ’95 dal suo incarico ministeriale, quando la Canale era uno 007 del Guardasigilli e denunciò ”pressioni” dalla politica sull’attività di ispezione che stava svolgendo a Milano, nei confronti dei pm del pool di Mani pulite. Poi il passaggio al ruolo giudicante, con un incarico di presidente di sezione al Tribunale di Roma.
Da più di un anno, Evelina Canale, sposata col magistrato Federico De Siervo, anche lui un passato da pm a Roma e oggi in forze all’ispettorato del ministero, presiede la III Corte d’Assise della capitale. Quello a Raniero Busco non il primo processo nell’aula di Rebibbia, ma certamente il primo che la porta sulla ribalta da presidente della Corte.
Il secondo componente togato del collegio, che scriverà la sorte di Raniero Busco, è Paolo Colella, giudice a latere. Una lunga esperienza al Tribunale di Roma. Colella è stato gip nella capitale dal ’90 al 2007, quando è passato in Corte d’assise. Era nell’aula di Rebibbia, a fianco dell’allora presidente Angelo Gargani, quando si celebrò il processo a Nicolae Romulus Mailat, il romeno condannato per l’assassinio di Giovanna Reggiani. Ed è anche uno dei giudici che ha firmato la sentenza per Ignatius Vasile, riconoscendo l’omicidio volontario con dolo eventuale per il pirata della strada che nel luglio del 2008, a Roma, aveva ucciso Rocco Trivigno e ferito la sorella Valentina. Colella era anche giudice a latere pure nel Corte d’Assise che dichiarò il difetto di giurisdizione nel processo a Mario Lozano, il marine che nel 2005, a Bagdad, aveva ucciso Nicola Calipari ma che non è mai stato condannato.
Poi ci sono i sei giudici popolari, i cui nomi sono stati estratti a sorte tra gli iscritti nell’albo del Lazio. Titolo di studio richiesto, licenza media inferiore. A decidere del destino di Raniero Busco saranno un carrozziere, una professoressa, un’impiegata, un pensionato. Poi altre due persone comuni, che il caso ha voluto fossero chiamate a giudicare l’ex fidanzato di Simonetta a più di venti anni dall’omicidio.
Saranno proprio i ”non togati” i primi a esprimersi sulla sorte dell’imputato, così come prevede il codice di procedura penale. Dal più giovane al più anziano.