Margherita De Bac Corriere della Sera 9/1/2010, 9 gennaio 2010
Ecco una serie di risposte sui possibili rischi del contagio diossina. Hanno risposto Alessandro Di Domenico, esperto di contaminanti dell’ambiente persistenti e organici dell’Istituto superiore di sanità, e Silvio Borrello, direttore generale per la sicurezza degli alimenti
Ecco una serie di risposte sui possibili rischi del contagio diossina. Hanno risposto Alessandro Di Domenico, esperto di contaminanti dell’ambiente persistenti e organici dell’Istituto superiore di sanità, e Silvio Borrello, direttore generale per la sicurezza degli alimenti. 1Che cos’è la diossina? È una sostanza organica molto persistente nell’ambiente e altamente tossica. Esistono diversi tipi di diossina. Tutti sono prodotte da microsorgenti termiche attraverso la combustione. Anche il semplice fumo di sigaretta o la legna che brucia nel caminetto o i falò che accendiamo in giardino per eliminare le stoppie o la plastica sono fonti di diossina. Perfino i fuochi di artificio sparati in casa. Dunque i responsabili non sono soltanto i grandi impianti industriali. La sostanza è prodotta anche in natura, come hanno dimostrato studi di archeologia chimica. Ne hanno trovata nelle mummie. 2Come passa dall’ambiente all’uomo? La principale via di trasmissione è quella alimentare. La diossina si deposita nei grassi. In termini tecnici diciamo che è lipofila. Invece non la troviamo nell’acqua ed è insolubile. Dunque si concentra nei cibi ricchi di grassi come carni bovine, suine e ovine, il pollame, le frattaglie, il fegato. È presente in pesci, molluschi e crostacei, nel latte e nei suoi derivati, specialmente il burro. In uova di gallina e nei loro derivati. Non esiste un prodotto di origine animale esente. In quantità molto inferiore la troviamo sui vegetali. Le polveri si possono depositare sulle piante, ma basta un normale lavaggio prima del consumo per eliminarle. 3Possiamo consumare uova? Sì. Il problema di uova contaminate in Italia non esiste perché il mercato italiano è quasi del tutto autosufficiente e non abbisogna di importazione se non in quantità ininfluenti. Le nostre sono sicure e contraddistinte da tracciabilità. Basta controllare sul guscio la sigla It. Gli allevamenti vengono controllati e non sono state trovate uova con livelli di diossina superiori alle misure di tollerabilità indicate dall’Unione Europea in un regolamento che viene aggiornato di continuo. Non c’è pericolo che arrivino uova tedesche sulla tavola degli italiani perché la Germania ha un sistema di controllo alimentare che permette di intervenire con estrema rapidità. I prodotti sospetti sono immediatamente identificati e la fonte di contaminazione rintracciata. 4Di carne e latte possiamo fidarci? Il rischio zero non esiste, ma l’Italia si è attrezzata di un sistema di rintracciabilità delle carni che permette di controllare il luogo di provenienza e il processo di lavorazione di tutti i prodotti. Non importiamo polli. Carne bovina proveniente dall’estero è accompagnata da documentazione che ne garantisce origini sicure. Lo stesso vale per i suini. Il latte viene importato ma non ci sono segnalazioni di prodotti provenienti da allevamenti contaminati da diossina. 5Quali sono i rischi legati al consumo eventuale di uova contaminate o altri alimenti? Anche in questo caso i rischi sono estremamente esigui. I livelli di tollerabilità stabiliti dall’Ue sono prudenziali, dunque anche quando vengono superati non ci sono pericoli per la salute. Perché la diossina provochi danni è necessario un consumo continuativo e sistematico. Dunque mangiare uova presumibilmente contaminate anche per una settimana di seguito non determinerebbe la variazione dell’esposizione interna dell’organismo. Il consumo occasionale non è un rischio, tuttavia la diossina si accumula nel corpo per anni. La legge comunitaria stabilisce tra l’altro soglie di accumulo giornaliero espresse in picogrammi al di sotto delle quali possiamo considerarci al sicuro dal punto di vista della tossicità. 6Quali sono gli effetti della diossina sull’uomo? È un cancerogeno che appartiene al gruppo dei cosiddetti iniziatori. In parole semplici la diossina non è la causa di un tumore ma può favorire l’evoluzione di un tumore di diversa origine. Noi diciamo che è un cancerogeno promotore. Non sarebbe facile documentare casi di cancro da diossina perché l’uomo è esposto a diverse sostanze diffuse nell’ambiente, altrettanto dannose. La presenza di diossina nell’ambiente è molto diminuita rispetto a 30 anni fa grazie alle misure di controllo e alle leggi che regolano la produzione industriale. 7Quali le misure antidiossina dell’Italia? Il nostro Paese ha un piano di sorveglianza sugli alimenti che riguardano latte, carne, uova e mangimi per animali. I test vengono eseguiti a campione da vari enti come gli istituti zooprofilattici e le agenzie per la protezione dell’ambiente, le Arpa. Appena vengono rintracciati prodotti con quantità superiori ai livelli fissati dalle leggi scatta il sistema di allarme. Attraverso l’etichetta si riesce a risalire alla fonte di contaminazione. Margherita De Bac