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 2011  gennaio 08 Sabato calendario

“SOLE”, SCONTRO FINALE

Al Sole 24 Ore sta arrivando il momento della verità che, come per tutte le aziende, coincide con la presentazione del piano industriale (2011-2013), prevista per il prossimo consiglio di amministrazione. Lì si capirà come l’amministratore delegato, Donatella Treu, voglia reagire a quello che i giornalisti ormai chiamano “effetto Gianni Riotta”: 54 mila copie in meno. A settembre la testata risultava scesa a una diffusione media di 250 mila copie (ma i ben informati dicono che al numero andrebbero sottratte oltre 30 mila distribuite in omaggio).
I dati li sottolinea Nicola Borzi, giornalista ed ex componente del comitato di redazione (la rappresentanza sindacale interna), che in vista di una riunione prevista per lunedì tra redazione e cdr scrive ai colleghi: “In appena 16 mesi il nostro quotidiano ha visto la diffusione media calare di oltre 54 mila copie, le vendite complessive scendere di oltre 52 mila copie (-16,9 per cento) e gli abbonamenti pagati contrarsi addirittura del 27,4 per cento a meno di 95 mila copie”.
Proprio quest’ultimo dato, nei corridoi milanesi di via Monte-rosa, viene visto con particolare preoccupazione, visto che i professionisti che ricevono il quotidiano colorato in studio sono da sempre la base su cui si regge l’impero editoriale di Confindustria. E se perdi più abbonati che clienti in edicola, riflettono i giornalisti, significa che stai deludendo proprio il tuo pubblico di riferimento, quello affezionato più alla sezione Norme & Tributi e ai consigli per gli investimenti che agli editoriali tradotti dal Financial Times, cifra stilistica della gestione Riotta.
DA QUANDO è arrivato, un anno e mezzo fa, Riotta ha sempre avuto chiaro il progetto con cui imporre la svolta al Sole: il formato tabloid, circa la metà del “lenzuolo” attuale, già sperimentato per alcuni supplementi e per i dorsi regionali. Una pessima idea, secondo molti giornalisti, perché per riempire un giornale più piccolo servono meno redattori, forse soltanto 100. Mentre oggi il gruppo conta 400 giornalisti, di cui 250 per il giornale.
Come ha anticipato il sito lette ra43.it , ci sarebbe uno studio realizzato da Andrea Chiapponi, ex capo della concessionaria di pubblicità, che dimostrerebbe come il cambio di formato implichi una riduzione stabile dei ricavi pubblicitari compresa tra il 15 e il 25 per cento. Perché fare un’operazione con premesse così disastrose? Il giornale soffre anche economicamente. Nei primi nove mesi del 2010 ha perso 25 milioni di euro, e in Borsa il titolo continua a deludere: nel 2010 ha perso il 30 per cento del valore. Nel palazzone milanese disegnato da Renzo Piano circolano varie teorie, più o meno complottiste. Ce n’è una quasi fantascientifica che però trova qualche appiglio nella cronaca. La teoria dice questo: Confindustria si sta sfaldando, picconata alla base dall’autonomismo della Fiat di Sergio Marchionne (scelto come uomo dell’anno dal giornale), la presidente Emma Marcegaglia è in una impasse da cui non riuscirà a uscire e, in questa situazione, gli industriali non sono in grado di gestire e, men che meno, sfruttare un giornale come il Sole, che però potrebbe interessare ad altri. A marzo, dopo una mini-proroga (così breve da sembrare solo una foglia di fico), scade il divieto per gli editori televisivi di possedere quotidiani.
TUTTI PENSAVANO che il vincolo, previsto dalla legge Gasparri, servisse a evitare che Fininvest e Mediaset, cioè Silvio Berlusconi, mettessero le mani sul Corriere della Sera. Che però è presidiato da tre quarti del potere economico italiano, assai poco disposto a disfarsene. Più il Sole è debole, dicono i complottisti, più sarà scalabile. E il tabloid lo indebolirebbe parecchio, sostengono.
Il progetto langue da oltre un anno, ma potrebbe subire un’improvvisa accelerata con l’incontro di lunedì, dove il cambio di formato dovrebbe essere presentato come l’amara pillola da ingoiare per evitare 100 esuberi. Anche se, si è già visto, al Sole tagliare non serve a molto per i conti: “Nei primi nove mesi del 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, il costo del personale del gruppo è calato del 7,16 per cento attestandosi a 135,5 milioni”. Merito dello stato di crisi e di 31 prepensionamenti.
Nel frattempo continua la fuga delle firme, dopo Paolo Madron e Marco Alfieri, Riotta ha perso anche Marco Liera (che si era inventato l’inserto Plus24) e Orazio Carabini, che va a fare il vicedirettore dell’Espresso. Molti editorialisti sono insofferenti e non si farebbero pregare per cambiare. Riotta reagisce cementando la squadra di quelli di cui si fida, dai nuovi acquisti Daniele Bellasio e Christian Rocca a Paolo Bricco e Gianni Santambrogio (messo alla guida dell’inserto domenicale). I giornalisti non-riottiani sono pronti all’offensiva, e in questi giorni si costituiranno in un’associazione di giornalisti-azionisti per contrastare le scelte del direttore anche dal punto di vista industriale, oltre che da quello editoriale. Pronti, cioè, a chiedere i danni se la linea di Riotta continuasse a far perdere copie e soldi al gruppo.