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 2011  gennaio 13 Giovedì calendario

«SE LA SONO PRESA CON MANUELA ARCURI PER ATTACCARE LA MIA PROSA. IL POTERE NON VUOLE CHE IO SCRIVA»


Ce ne vorrebbe uno al giorno di Alfonso Luigi Marra. È un avvocato con i controfiocchi, guadagna tanto da permettersi il lusso di pagarsi il diritto della libertà di pensiero e di parola e del conseguente scandalo di farsi voce e concetto di un mondo tutto suo. È dunque uno scrittore, l’avvocato che edita se stesso a proprie spese ed è assurto agli onori della gloria letteraria per via di uno spot interpretato da Manuela Arcuri, che poi ha spopolato sul web tra lazzi e sghignazzi per essere laureato come «lo spot più brutto del 2010». E però, attenzione: «Hanno dovuto aspettare» dice a Panorama «che facesse lo spot sul mio libro per decretarla pessima attrice, povera Arcuri?».
Ecco Alfonso Luigi Marra, 63 anni, autore del Labirinto femminile, l’uomo che fa pagare allo Stato tutti i suoi errori. Ha all’incasso 480 ricorsi contro la lentezza della giustizia italiana accolti dalla Corte europea e altri 3.180 pronti per essere accettati. Sono tutte pagine di un incubo kafkiano dissolto nei rimborsi in moneta sonante. Ex comunista, ex parlamentare europeo di Forza Italia, uomo di robusto fascino e forse anche di qualche vanità. Marra, che organizza pranzi-manifestazione per conto dell’associazione Fermiamo le banche, difende la bella ragazza dagli assalti subiti. Perfino da quelli del Corriere della sera che, con Aldo Grasso, non senza una grande simpatia verso questo fenomeno di letteratura e surrealismo, ha scritto: «Un piccolo diamante di coatteria».
Insomma, la parola a Marra: «È il potere che decreta queste sentenze. Attaccano lei, la gentile Arcuri, per attaccare la mia prosa».
Magari ha recitato male, come diceva Marziale, «i versi sono miei ma se li reciti male diventano tuoi».
Non lo so questo. Adesso però sto cercando un’altra attrice per un nuovo spot. È importante che sia donna. Una signora è sempre più attendibile di un uomo. Ma il fatto vero è che il potere non vuole che io scriva. Vogliamo parlare del Fatto quotidiano, di Malcom Pagani e di quello che ha scritto?
No, avvocato, e poi l’accusa è grave: Pagani che l’ha intervistato non può essere stato aizzato dalle banche. In video, infine, si legge il suo comunicato contro il «Fatto». Vuole farla questa intervista con «Panorama»? Parliamo del suo libro.
Solo a patto che sia fedele. Non è vero che basta parlare. Basta parlare significa dire solo cretinate. A domanda consegua risposta.
Perfetto. Prima domanda: che cos’è lo «strategismo sentimentale»?
Lo strategismo sentimentale si oppone alla dialogicità sessuale. C’è una visione strategica nei rapporti di forza e la nostra civiltà è ferma. La ratio dello strategismo sentimentale, nei rapporti di coppia, è quella della forza.
Un attimo, siamo in zona «Der Wille zur Macht», in pieno Friedrich Nietzsche?
No, non proprio. Sia chiaro un concetto: i grandi autori non hanno voluto e non hanno saputo cambiare il mondo. Ciò che scrivo io è un altrove rispetto alla parola lasciata da questi scrittori.
Ci aiuti: se lo strategismo sentimentale si oppone alla dialogicità, e lo diciamo solo per capire, anche in aiuto ai lettori, siamo comunque in un ambito d’eros tipo la «volontà di potenza» di un Nietzsche e il concetto di armonia in Piatene o nei Veda, i testi sacri indiani?
Allora: nella dialogicità c’è la sommatoria della coppia. Due che si vogliono si cercano, si amano ma non si raggiungono affatto. E in questa ascesa della dialogicità c’è il cammino della civiltà. La povera Arcuri non c’entrava nulla in questa discussione.
Pare ovvio.
Come si fa a stroncare, a censurare, senza entrare nel merito? Lei ha letto Il labirinto, lo ha letto?
Altro che. E sottoscrivo il giudizio del «Foglio», rilanciato nel web: «"Il labirinto" di Marra è più affascinante del nuovo romanzo di Umberto Eco». A proposito, qual è la sua opinione su Eco?
Per amor di Dio! Mai letto. Avevo cominciato quello suo più famoso. Il nome della rosa, ma l’ho mollato subito.
E di Alessandro Baricco, un altro che può dirne di strategismo sentimentale, che ne dice?
Non so chi sia. Sono fermo a Eschilo. Mi piace Pier Paolo Pasolini, leggo volentieri Curzio Malaparte. E poi c’è Emest Hemingway. Certo, si va be’ è un grande, ma i veri autori sono gli italiani. Oppure Gabriel Garcia Màrquez, Cent’anni di solitudine, bellissimo: lo leggevo e correvo verso la fine. È lui che ha chiuso il cerchio dell’occidentalesimo. Una cultura superata immediatamente da scelte politiche che, nell’esercizio dell’essere, non hanno voluto fermare l’involuzione climatica.
E poi dice che uno si butta con Massimo Cacciari. Avvocato, ci spiega meglio?
La cultura è il modo con cui gli uomini mediano, attraverso i rapporti di forza, la necessità di stare insieme. Ha visto che cosa sta succedendo in Australia? Una buona parte è diventata inabitabile. Ogni anno le stagioni vengono diverse e peggiori. Insomma, l’occidentalesimo.
Avvocato, ma perché non dice occidentalismo?
Perché sarebbe una definizione data in negativo. Tutto ciò che finisce in «ismo» è brutto. L’occidentalesimo nasce a Roma nell’anno zero dall’incontro tra l’aristocrazismo greco-pagano e il concettualesimo ebraico-cristiano.
E lei, avvocato, a quale di queste due radici si sente più affine?
Io sono meridionale, che c’entra? L’occidentalesimo che conquista il Lazio, che si codifica con Virgilio e che si perfeziona con Dante (a lui, noi dobbiamo la nostra idea dell’aldilà), s’è fermato a Mondragone. Di tutto, c’è troppo.
Bellissimo questo concetto: di tutto, c’è troppo.
Ho dei terreni. Ma non li posso coltivare. Non posso ricavarne latte, né frumento, né frutta. Qui la gente viene pagata per non produrre. Ed è nel Meridione, infatti, che sgorga la massima cultura del pianeta che è la mafia. Non la criminalità, beninteso, ma la mafia come reazione all’occidentalesimo, quella cultura nata e morta immediatamente. La mafia è una cultura specifica del Meridione. Dice: c’è la mafia cinese. Ma quando mai... Saranno criminali per fatti loro. Una volta l’ho pure spiegato a Silvio Beriusconi.
A proposito, siete amici con Berlusconi?
Nel 1996 scrissi un documento su di lui e Forza Italia che difficilmente potrà perdonarmi, ma una cosa voglio dirla: ciò che accade a quest’uomo è profondamente iniquo. Ci sono crimini peggiori: quelli della Banca d’Italia, quelli della Banca europea, e noi andiamo a cercare quello che può fare questo pover’uomo? Dice: si compra i magistrati. Ma se i giudici si vendono, come fai a non comprarli?
Lei, avvocato, della lotta alle banche ha fatto un vessillo.
Di tutto, c’è troppo. Adesso c’è questa parola: riconversione. Se mi riconvertono, che devo fare? Da avvocato mi faccio notaio? Significa che devo chiudere, che devo finirla, no?
E che i contadini devono riconvertirsi in dienti dei supermercati, che il lavoro deve riconvertirsi in usura. Ma lo sa, avvocato, che lei ha un illustre predecessore, niente meno che Ezra Pound?
Mi parlano di Sergio Marchionne, ma io gliela faccio una domanda a Marchionne: chi se le compra le sue macchine?
In effetti se ne vedono proprio poche di automobili Fiat in giro. Però le chiedevo di Pound. Lo sa che rischia a prendersela con le banche? Al poeta toccò in sorte di essere chiuso in gabbia, a Coltano, nel campo di concentramento americano.
Non mi d chiudono in carcere a me, no. E lo sa perché?Perché la cella è il luogo ideale per scrivere.
Ancora una cosa, la prima domanda: che cos’è, dunque, lo strategismo sentimentale?
Una tendenza furbesca e prevaricatoria nell’esercizio della relazione sentimentale anziché dialogica e d’intelligenza.
Altro che Umberto Galimberti. Questo è Alfonso Luigi Marra, il più grande. E senza bisogno di copiare nessuno.