Marco Magrini, Nòva24 6/1/2011, 6 gennaio 2011
MOLTO PIÙ DI UN BOSONE
Sarà l’anno del Bosone di Higgs? La particella prevista dal Modello Standard della fisica, eppure l’unica ad essere mai stata osservata, potrebbe finire nella rete del Cern. O meglio, nella rete del suo Large Hadron Collider, che non è soltanto il più grande acceleratore di particelle del mondo: è il più grandioso (e costoso) esperimento scientifico della storia.
«Abbiamo tutto quel che ci occorre: abbiamo l’acceleratore e i rilevatori. Tutto è pronto per osservarlo», dice Christoph Rembser, uno scienziato che lavora lì. «Chissà se Higgs è un animale raro o facile da trovare. Ma il 2011 sarà l’anno buono».
Certo, la comunità scientifica planetaria attende con ansia di sapere se davvero esiste quel bosone che conferisce una massa alle altre particelle. Ma il gigantesco acceleratore magnetico lungo 27 chilometri di diametro, sotto un lato e l’altro del confine franco-svizzero, non è stato costruito dai 20 paesi europei membri del Cern e da 580 università di 80 nazioni, per trovare Higgs. L’obiettivo è molto, molto più ambizioso: sapere.
«L’Lhc serve prima di tutto per sapere», aveva detto al Sole 24 Ore Luciano Maiani, quand’era ancora direttore del Cern, ai tempi della storica decisione di costruire il nuovo e più potente acceleratore. «Non possiamo immaginare cosa troveremo. Ma il bello sta proprio lì». Nell’euforia della scoperta.
«Credo che nei prossimi anni avremo sviluppi imprevedibili», dice a Nòva Fabiola Gianotti, la fisica italiana che guida il progetto Atlas, il più grande dei quattro rilevatori del Large Hadron Collider. «Il cammino della ricerca è imprevedibile, ma ogni piccolo passo apre nuovi orizzonti e nuove domande. Credo che uno dei compiti della scienza non sia soltanto rispondere a questioni aperte, come ad esempio farà l’Lhc, ma anche insegnarci a trovare le domande giuste da porre a noi stessi».Scusi, e lei di quale domanda attuale, vorrebbe conoscere la risposta? «Ah, vorrei sapre la verità sulla materia oscura», dice subito la Gianotti. «Scoprire e riprodurre in laboratorio, qui al Cern, la particella che spiega il 20% della materia dell’universo sarebbe una cosa bellissima».
Altro che il povero Bosone di Higgs.