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 2011  gennaio 06 Giovedì calendario

TWAIN CENSURATO NEGLI USA: «SCHIAVO» AL POSTO DI «NEGRO» —

La parola «nigger» , negro, che in The Adventures of Huckleberry Finn compare 219 volte, è stata sostituita con «slave» , schiavo, mentre «Indian» è diventato «Injun» . Centoventisei anni dopo la sua uscita negli Stati Uniti, il capolavoro di Mark Twain viene ancora ripubblicato, ma censurato. La casa editrice dell’Alabama NewSouth Books ha deciso, infatti, di pubblicare il celebre romanzo in versione «politicamente corretta» , scatenando un putiferio tra gli ancora numerosissimi fan del grande scrittore americano, che nel 2010 hanno trasformato la sua voluminosa autobiografia di 760 pagine (edita dall’Università della California) in un bestseller. Il promotore della controversa iniziativa è il 69enne Alan Gribben, docente di letteratura inglese presso la Auburn University di Montgomery, in Alabama, il quale confessa di aver meditato una revisione del classico già all’indomani della laurea a Berkeley. «Quando iniziai a insegnare, mi sono sentito in imbarazzo nel pronunciare quel termine, oggi razzista, ai miei studenti» , spiega Gribben. «Sono certo di non essere il solo» . A dargli ragione sono gli ultimi dati pubblicati dal bibliotecario Herbert Foerstal nella sua lista «Banned in the Usa» , che mette Huck Finn al quarto posto nella hit parade dei libri più censurati nelle scuole americane. Basti pensare che nella liberal New York il provveditore agli studi l’ha tagliato dai libri di testo obbligatori alle elementari dal lontano 1957, relegandolo ai licei, ma solo come lettura facoltativa. Nel 1998 un gruppo di genitori di Tempe, in Arizona, querelò il liceo per aver incluso il libro tra le letture obbligatorie. Il caso arrivò fino alla Corte Suprema che diede torto ai genitori. «La mia intenzione non è certo quella di purgare Twain» , si difende il professore, bianco e di sinistra, «le critiche sociali presenti nel testo restano tali; lo humour dell’autore è intatto» . Ma i fan di Twain non ci stanno: «Siamo stati inondati da email e telefonate di protesta» , è costretta ad ammettere Suzanne La Rosa, fondatrice della NewSouth Books, «se però i nostri libri stimolano la discussione su come il linguaggio può influenzare l’apprendimento — aggiunge — possiamo solo essere contenti» . Contro l’iniziativa si sono mobilitati numerosi intellettuali neri, tra cui il poeta e scrittore Ishmael Reed, autore di Mumbo Jumbo (edito in Italia da ShaKe) e vincitore di numerosi premi letterari nonché finalista per il Pulitzer e il National Book Awards, che in un editoriale di fuoco sul «Wall Street Journal» taccia Gribben di miopia culturale: «Come Frederick Douglass e altri autori del XIX secolo, anche Twain usava il linguaggio del suo tempo» , teorizza Reed, secondo cui «censurare certe parole non significa solo imbavagliare i personaggi del libro ma imbavagliare un’intera era» . «Gli eroi neri di Twain sono molto più profondi e umani della sfilata di afroamericani protagonisti di film, romanzi e pièce teatrali contemporanei» , prosegue lo scrittore. E aggiunge: «In un’era in cui i neri erano considerati poco più che bruti, Twain riesce a farli interagire tra loro attraverso codici complessi mentre i suoi bianchi commettono violenze contro gli schiavi e contro altri bianchi» .
Alessandra Farkas