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 2011  gennaio 07 Venerdì calendario

BP È COLPEVOLE MA NON TROPPO

British Petroleum è colpevole della catastrofe del Golfo del Messico, ma non è l’unica responsabile. Questa conclusione, raggiunta al termine di un’inchiesta governativa di sette mesi, è stata sufficiente a far salire immediatamente i titoli del colosso inglese in Borsa, nella realistica attesa che il se la caverà con una multa relativamente leggera e una condanna a pagare forse solo la metà dei risarcimenti che aveva anticipato. A Londra i titoli Bp hanno chiuso al rialzo dell’1,6%, mentre a New York hanno subito una lieve flessione.

La commissione incaricata dal presidente Obama di indagare sulle cause dell’esplosione sottomarina del pozzo Macondo, al largo della Louisiana, ha concluso infatti che esse non possono attribuirsi solo a una serie di decisioni aberranti prese da alcuni individui. «Le cause dell’esplosione sono sistemiche, e in assenza di riforme nelle operazioni di trivellazione offshore e nella sorveglianza governativa simili tragedie potranno ripetersi in futuro».

Il rapporto non esonera affatto Bp, anzi critica pesantemente la società inglese e i suoi due appaltatori, Halliburton e Transocean, per avere preso una serie di decisioni rischiose al fine di accelerare i lavori; le tre società sono state anche accusate di non aver comunicato tra loro e quindi di non aver prestato sufficiente attenzione ad alcuni rilevamenti sospetti.

Oltre ad aver riversato circa 5 milioni di barili di greggio nel mare, l’esplosione del 20 aprile scorso ha causato anche la morte di undici operai.

Bp, visibilmente sollevata per essere stata esonerata dalla responsablitò totale dell’incidente, ha fatto sapere di avere già adottato nuove misure di sicurezza e di gestione del rischio. Transocean e Halliburton, invece, hanno continuato il gioco dello scaricabarile sostenendo di avere semplicemente eseguito le istruzioni di Bp, proprietaria del pozzo; Transocean era proprietaria della piattaforma presa in leasing da Bp, mentre Halliburton aveva l’incarico di cementare e sigillare la sorgente. «A giudicare dalle mancanze di Halliburton e di Transocean, due società impegnate in trivellazioni offshore in tutti gli oceani del mondo, devo concludere con riluttanza che siamo di fronte a un problema sistemico» ha notato invece il co-presidente della commissione d’inchiesta William Reilly.

Il rapporto ha identificato in particolare nove decisioni che, nell’insieme, hanno provocato la più grave catastrofe ambientale della storia americana: tra di esse la mancata installazione di dispositivi per stabilizzare la pressione nel pozzo, l’assenza di test sul materiale usato per sigillare la sorgente, la rimozione del fluido impiegato per tappare temporaneamente l’apertura del pozzo prima che il cemento si solidificasse, e infine la mancanza di attenzione prestata a rilevamenti sospetti sulla pressione all’interno della sorgente.

L’identificazione di problemi "sistemici" nelle attività dell’intera industria petrolifera e nella supervisione delle autorità competenti, in ogni caso, assolvono con gran probabilità la British Petroleum dall’accusa di "colpa grave". In assenza di colpa grave il massimo della multa prevista dal Clean Water Act ammonta a 4,5 miliardi di dollari anziché 17,5; e in assenza di colpa grave Bp può anche sperare di ottenere il parziale rimborso delle spese incorse per pulire il mare e risarcire gli abitanti degli stati del Golfo (circa 40 miliardi di dollari) dai due co-proprietari del pozzo Macondo, Anadarko e Mitsui.

Una stima del conto complessivo per Bp, in ogni caso, è ancora difficile da stabilire in attesa dell’esito delle numerose cause fatte contro la Bp da privati cittadini e dal Ministero della Giustizia Usa.