Siavush Randjbar-Daemi, Il Messaggero 6/1/2011, 6 gennaio 2011
LE SORPRESE DEL WEB ISLAMICO. CUORI SOLITARI? Sì, MA CON LE NOZZE A TEMPO
Sin dall’avvento della Repubblica islamica nel 1979, la vita romantica degli iraniani è stata fortemente condizionata dall’illegalità dei rapporti sessuali extraconiugali. Da qualche settimana Internet è però giunto in aiuto a chi intende rispettare la legge pur evitando l’oneroso matrimonio “classico”. A differenza di pressoché tutto il resto del folto gruppo di siti dediti alla creazione di relazioni personali, www.moarefe.com si dedica all’antico quanto controverso rito del sigheh, o matrimonio temporaneo islamico, una pratica inclusa in un versetto coranico che campeggia sulla pagina introduttiva. Oltre a introdurre i potenziali coniugi, il sito facilita pure la stesura e la firma del contratto legale che permette alla coppia di stipulare liberamente la durata temporale della propria unione.
L’atto del sigheh è promosso da chi desidera mantenere una vita sessuale senza addossarsi il fardello del matrimonio permanente. Mentre naturalmente è criticato dai puritani, che lo considerano una forma di degenerazione morale a causa delle spesso numerose “nozze” di chi la pratica. La crescita stratosferica del tasso dei divorzi ha però reso meno attrattivo il rito nuziale tradizionale. Secondo statistiche ufficiali, un matrimonio su sette su scala nazionale, e ben uno su quattro nella capitale Teheran, finiscono prima del decesso dei coniugi. Le cattive condizioni economiche del Paese mediorientale rendono inoltre sempre più ardua la soddisfazione delle onerose assicurazioni finanziarie spesso richieste dalla famiglia della sposa in pectore, dando così manforte alla pratica del sigheh.
Dopo una dettagliata procedura di iscrizione, dove l’utente deve indicare il proprio status coniugale, se consuma tabacco o alcool - un reato passibile di frustrate - e dare un voto da 1 a 5 alla propria bellezza, l’aspirante coniuge a tempo entra all’interno di un interfaccia da cui è possibile cercare esclusivamente partner di sesso opposto di età tra i 18 e i 60 anni. Nonostante la riluttanza a pubblicare foto personali, molte delle quasi mille donne iscritte sinora al sito fanno trasparire le proprie singolari motivazioni. Afsaneh, una laureata 42enne single della città conservatrice nord-orientale di Maragheh, si descrive come una “chadori”, o indossatrice dell’austero velo integrale nero, astemia e osservante ma pur desiderosa di avere un “hamdam”, o compagno di vita. La ventiquattrenne Shekoufeh, disoccupata divorziata della città d’arte liberale di Esfahan, confessa invece di essere motivata, alla pari di molte altre utenti giovani del sito, da “necessità finanziarie”, giustificando così le aspre critiche di chi vede nel sigheh una forma di prostituzione legalizzata.
Le autorità sembrano però restie a mettersi di traverso. Secondo quanto riportato nella homepage di moarefe.com, il sito gode infatti di una licenza ufficiale rilasciata dal ministero per la Cultura e la Guida Islamica, il ganglo del governo iraniano incaricato di vegliare sull’aderenza alla religione di Stato di qualsiasi organo di comunicazione. Alle prese con un’esplosione degli adulteri - tristemente evidenziata dal caso di Sakineh - e di pratiche eterodosse come l’improvvisa popolarità di bambole gonfiabili erotiche, la dirigenza clericale di Teheran avrà probabilmente deciso che il sigheh rappresenta un male minore per una società alle prese con una forte deriva dei propri valori etici tradizionali.